“Il suo successo è merito della sua voglia di riscatto”: parla l’insegnante di Mahmood

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Parla il maestro di canto di Mahmood.

Il Festival di Sanremo si è concluso con la vittoria di Mahmood che si gode giustamente il trionfo.

La sua vittoria viene però assaporata un po’ anche da chi ha contribuito a realizzare il suo sogno. Gianluca Valenti è un baritono e maestro di canto diplomato al Conservatorio di Milano. Valenti è stato l’insegnante di Mahmood del cui risultato è, ovviamente, molto fiero.

Mahmood: la sua storia

sanremo 2019
Photo by Daniele Venturelli/Daniele Venturelli/Getty Images

“Sapevo che avrebbe vinto lui. Quando l’ho visto in tv con la Palma di Sanremo tra le mani, sono schizzato in piedi e mi sono messo a gridare: bravo Ale! Il mio “Tato” ce l’ha fatta!”.

L’uomo ha raccontato gli esordi di questa giovane rivelazione della musica italiana. È arrivato da me che aveva 12 anni, uno scricciolo timidissimo dai grandi occhi neri. Un “tato”, così lo chiamo ancora, che, affascinato come tanti bambini dai talent televisivi, voleva cantare. Lui però sul serio, pronto a impegnarsi in un percorso di studio non facile. L’ho ascoltato, mi ha colpito il colore della sua voce, il soul che celava, le doti naturali di fraseggio. Nessuna impostazione, materiale grezzo tutto da tirare fuori, ma la stoffa c’era. Quella voce aveva del futuro“.

Valenti era al corrente della situazione di questa famiglia, di una mamma single che allevava da sola suo figlio.

“Sua madre ha sempre creduto in lui, ha lavorato tanto per sostenerlo. Una donna sarda, molto concreta, determinata. Chapeau in tutti i sensi“.

Ecco come Valenti ha contribuito alla formazione di questo ragazzo.

Sono questioni delicate, quel che ad Alessandro premeva dire l’ha detto in quel testo scritto di suo pugno. Sua madre così fiera e risoluta l’ha spinto a una responsabilità rara. Ogni giorno per dieci anni Ale ha fatto il suo tragitto, dalla periferia al centro, con l’impazienza di arrivare. Mai persa una lezione di canto, mai una di scuola, diplomato al liceo linguistico. Nel frattempo lavorava in un bar come garzone per contribuire alle spese di casa. Ha fatto tanta gavetta, ha partecipato a ogni concorso, li ha vinti uno dopo l’altro. “Non ti abituare” gli dicevo, spronandolo a andare sempre oltre. Ha studiato solfeggio, pianoforte, l’ho spinto su fronti per lui impervi, il musical, le canzoni dei grandi cantautori, di Tenco, di Paolo Conte. Mondi lontani da un ragazzo di oggi, ma che devi conoscere se vuoi fare questo mestiere. Se non hai un supporto musicale completo ti fermi. Quel che si è conquistato è tutto merito suo, della sua voce, ma anche con del suo cuore grande, capace di bontà e altruismo. E della sua voglia di riscatto“.

Vitalia infine aggiunge: “Dal dna sardo ha ereditato la tenacia, da quello egiziano un’innata facilità al melismo, legata alle scale musicali orientali, che lui ricrea in un melting pot di blues mediterraneo. La carriera di Mahmood è appena iniziata. Ne vedremo delle belle”.

Unimamme, cosa ne pensate di questi commenti riportati sul Corriere della Sera?

Avete seguito il Festival di Sanremo? Vi è piaciuta questa canzone? Che ne pensate del riscatto di questo ragazzo, aiutato dalla sua mamma?

 

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