Un ragazzo insultato perché omosessuale ha ricevuto la solidarietà dei compagni.
Unimamme, purtroppo l’omofobia è ancora una pianta resistente da eliminare nel nostro Paese.
Lo sanno bene i ragazzi di un istituto superiore di Brindisi che hanno visto le scale della loro scuola inondate da scritte omofobe.
Gli insulti erano rivolti a un ragazzino minorenne della loro scuola, con tanto di nome e cognome.
Per questo motivo, i suoi compagni hanno deciso di realizzare un flashmob di sostegno all’interno dell’istituto di sostegno, a cui hanno partecipati anche insegnanti, docenti e ragazzi di altre scuole della città.
Il dirigente scolastico Vincenzo Antonio Micia ha provveduto a far cancellare subito le scritte, ma la manifestazione è stata importante per far sentire al ragazzo vittima degli insulti la solidarietà degli amici.
“Io sono fortunato, ho accanto la mia famiglia e i miei amici, oggi la vostra vicinanza mi fa sentire più forte in questo mio percorso di vita” ha dichiarato.
Pare che altri ragazzi, dopo il suo coming out, si siano dichiarati omosessuali. «Che ne sapete voi della paura, quella che ci distrugge che annienta le famiglie, gli amici di scuola. Che ne sapete voi del dolore, che dura finché qualcuno non ti libera, accettandoti per quello che sei, un omosessuale».
I rappresentanti dell’alberghiero di Brindisi e Carovigno hanno aggiunto che questo avvenimento “testimonia quanto siano ancora radicate, proprio tra noi giovani, l’ignoranza, la paura del diverso e l’intolleranza”.
Da parte suo il Preside dell’Istituto ha sottolineato: “Questa scuola costruisce ponti e non permetterà l’omofobia”.
Sulla vicenda è intervenuto anche Ludovico Abbaticchio, garante pugliese dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
“Nulla può l’imbrattare i muri e scale esterne di una scuola superiore di Brindisi con insulti omofobi rivolti a un ragazzo minorenne, di cui hanno scritto anche il nome e cognome, quando i suoi compagni di scuola lo difendono con un flash mob, tappezzando la facciata dell’istituto con striscioni sui quali c’era l’hashtag #siamotuttifroci”.
Il garante ha aggiunto una riflessione.
“Nessun dolore esibito nessuna presa di posizione eclatante ma la semplice verità: essere gay non è un insulto! Il dolore che può provocare ciò che ancora viene scioccamente ritenuta un’offesa viene semplicemente spazzato via da una semplice evidenza: essere gay non è un insulto! Come l’essere biondi, neri, rossi, gialli, è la natura! L’omosessualità non è una malattia e chiunque dichiari il contrario diffonde odio, pregiudizio e violenza prive di qualsiasi fondamento scientifico. La vera malattia è l’omofobia, la vera malattia è l’ignoranza”.
Unimamme, noi apprezziamo il gesto di questi ragazzi verso il loro compagno e voi cosa ne pensate di quanto raccontato su La Gazzetta del Mezzogiorno?
Noi vi lasciamo con la vicenda di un figlio che ha rivelato la sua omosessualità alla madre.
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