Azouz Marzouk è convinto che Olindo e Rosa non siano i colpevoli della strage di Erba. Vuole che sia fatta chiarezza e chiede di tornare in Italia.
L’11 dicembre del 2006 avvenne ad Erba, in provincia di Como, una vera e propria strage. Quel giorno vennero uccise tre donne ed un bambino di appena due anni. A seguito delle indagini furono condannati i vicini di casa.
I coniugi si sono sempre dichiarati innocenti ed adesso anche Azouz Marzouk , padre di del piccolo Youssef Marzouk, crede che Olindo e Rosa siano innocenti. E’ quanto dichiara ai microfoni di Radio Cusano Campus e riportato da Tgcom24.
In una recente intervista a radio Cusano Campus, il tunisino Azouz Marzouk dichiara i suoi dubbi su quanto avvenuto la notte dell’11 dicembre del 2006, la sua famiglia venne distrutta. In quel terribile giorno morirono il figlio Youssef Marzouk, la moglie Raffaella Castagna, la suocera Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. Accusati degli omicidi sono stati i coniugi Romano, Olindo e Rosa, vicini di casa e condannati all’ergastolo.
Il tunisino non è convinto più della colpevolezza dei coniugi che si sono sempre dichiarati innocenti: “Una cosa è certa: Olindo e Rosa sono innocenti. Però voglio precisare che a me non interessa la revisione del processo per i coniugi Romano, ma che arrestino i veri assassini della mia famiglia”.
La stessa convinzione è anche degli avvocati dei coniugi che chiedono, però, la revisione del processo.
Marzouk vuole che la giustizia trionfi e sta collaborando con gli avvocati della difesa, come lui stesso dichiara: “Sto lavorando molto anche dalla Tunisia. Sono in contatto con gli avvocati di Olindo e Rosa, li ho aiutati e continuerò ad aiutarli affinché la giustizia trionfi. Non ho mai smesso di combattere, in tutti questi anni, per far si che finiscano in galera i veri assassini”.
I dubbi sono sorti quando l’uomo ha letto le carte processuali riscontrando troppe contraddizioni: “Nei verbali, ci sono troppe contraddizioni. Ad esempio lo schizzo di sangue di Raffaella (Castagna, ndr) sull’interno della porta d’ingresso di casa mia, e questo significa che Raffaella è stata colpita dentro casa e non fuori. Quindi gli assassini erano già dentro casa mia. La macchia di sangue della Cherubini (la vicina di casa, ndr) è sul corridoio che porta a casa mia e questo significa che è stata colpita lì. Dopo di chè gli assassini sono fuggiti passando dal terrazzo di casa della stessa Cherubini visto che non potevano uscire dalle scale“.
Marzouk, che all’epoca dei fatti si trovava in nel proprio paese di origine, è convinto che il movente del pluriomicidio non sia stato la vendetta: “non è stata una vendetta contro di me o contro mia moglie. Ci metterei le mani sul fuoco. Se fossi stato in casa gli assassini avrebbero ucciso anche me perché avrei fatto di tutto per difendere la mia famiglia. Se invece non fossi stato in casa ora sarei io all’ergastolo al posto di Olindo e Rosa“.
Alla fine dell’intervista, Marzouk ha lanciato un appello al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, chiedendo di poter rientrare in Italia: “Chiedo pertanto al signor ministro di aiutarmi a riavere i miei documenti per tornare in Italia, visto che Bonafede si è dimostrato essere una persona gentile e umana, soprattutto umana. Perché in casi come questo serve l’umanità, serve il lato umano“.
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