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Prevenire la violenza a scuola sui bambini, curando le maestre

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Valentina Crea

Il medico Lodolo D’Oria ha analizzato gli episodi di maltrattamenti nelle scuole. Per lui le cause scatenanti sono età avanzata e usura psicofisica.

Sono tanti i casi di cronaca nei quali le maestre delle scuole per l’infanzia o dei nidi vengono accusate di maltrattamenti sui bambini.

Le dinamiche sono quasi sempre le stesse. Le denunce partono dai genitori quando si accorgono che i bambini piangono, sono nervosi e non vogliono andare a scuola. Le forze dell’ordine installano telecamere nascoste per poter riprendere gli atteggiamenti violenti che le maestre hanno sui bambini.

In quasi tutti i casi le maestre sono arrestare con accuse di maltrattamento su minori.

Dopo ogni episodio accade che ci si interroghi sull’importanza di inserire non solo nelle scuole, ma anche in case di riposo le telecamere. Una soluzione che non convince tutti, infatti il medico Vittorio Lodolo D’Oria è contrario al loro utilizzo.

La ricerca che ha documentato quanti sono stati gli episodi di violenza nelle scuole

Per prevenire violenze sui bambini, si pensa sempre ad istallare delle telecamere fisse negli asili nidi o nelle scuole materne.

E’ una soluzione che non convince molte persone, tra cui l’esperto di burnout e stress lavoro correlato degli insegnanti, il dottore Vittorio Lodolo D’Oria.

Secondo il dottore questa patologia è associata all’escalation di violenze nelle scuole. Lodolo ha effettuato una ricerca, unica nel suo genere, per dimostrare questa situazione.

Come riportato da Avvenire, Lodolo ha setacciato il web, con un apposito motore di ricerca, ed ha raccolto i dati di tutti gli episodi di presunti maltrattamenti a scuola dal  2014 al 2018, arrivando fino al mese di gennaio di quest’anno.

Ha riscontrato che ci sono stati:

  • 78 casi di maltrattamenti
  • 156 docenti indagati, tra i quali 2 uomini

Questi 78 casi sono stati riscontrati in:

  • 9 nidi comunali
  • 52 scuole dell’infanzia
  • 16 scuole primarie

Ha notato che dal 2014 gli episodi di violenza sono stati sempre più numerosi e si sono triplicati tra il 2015 al 2016 (passando da 8 a 22). Inoltre da gennaio di quest’anno si sono già avuti quattro casi.

Lodolo ha riscontrato che nella maggioranza dei casi, 87%, sono i genitori che sporgono denuncia. Solo sei episodi sono stati segnalati dai colleghi insegnanti, due casi dai collaboratori scolastici e in un solo caso le violenze sono venute alla luce dopo la denuncia del dirigente scolastico.

Inoltre dalla ricerca si è appurato che:

  • nell’81% dei casi il reato ipotizzato a carico delle maestre è “maltrattamenti”;
  • il 19% si tratta di “abuso dei mezzi di correzione”.

All’incirca, le indagini con le telecamere nascoste nelle scuole sono durate 67 giorni. In alcuni casi le riprese sono durate solo 15 giorni, altri casi c’è stato bisogno di aspettare più tempo, anche quattro mesi.

Per il dottore Lodolo D’Oria i casi di presunte violenze aumentano con l’avanzare dell’età delle maestre

L’età delle insegnati e delle educatrici, che sono state osservate, è tra i 55 ed i 56 anni. Nel 2019 l’età media è di 59 anni.

Il professore Lodolo commenta il rapporto tra l’età delle insegnati e l’aumento delle violenze: “È evidente la progressione dei casi di presunte violenze con l’aumentare dell’età delle insegnanti. Viene così definitivamente a cadere l’ipotesi che i maltrattamenti abbiano luogo per innata “indole malvagia” delle maestre anziché per sfinimento e logorio psichico professionale. Se la causa di tutto fosse infatti “l’indole malvagia” del docente, avremmo un’età media molto più bassa perché l’insegnante sarebbe “cattivo” coi bimbi fin dall’inizio della sua attività. Eppure, solo da poco è stata riconosciuta come “usurante” la professione delle maestre della scuola dell’infanzia.

L’esperto di burnout, stress provato a lavoro che determina un logorio psicofisico ed emotivo, è contrario all’utilizzo delle telecamere come strumento di indagine e deterrente ai maltrattamenti: “Le telecamere presentano numerosi limiti sui quali gli stessi giudici operano chiari richiami nei procedimenti giudiziari. La prima riguarda i tempi lunghi di registrazione, quasi che la “pesca a strascico” fosse l’unico criterio d’indagine adottato. C’è poi il problema della selezione delle immagini, della decontestualizzazione degli episodi e della drammatizzazione delle trascrizioni. Tutte operazioni effettuate da non addetti ai lavori che nulla sanno e conoscono di educazione, insegnamento,  pedagogia e sostegno alla disabilità in ambiente scolastico”.

Per Lodolo D’Oria non sono di aiuto le telecamere, ma il problema è l’età avanzata delle maestre: “Le telecamere non aiutano a capire i motivi scatenanti dei maltrattamenti che, come dimostro nella ricerca, risiedono nell’età avanzata delle insegnanti e nella loro usura psicofisica. Su questo dovrebbero lavorare le istituzioni, a partire dal Miur (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), per tutelare una categoria professionale ingiustamente sofferente ed esposta alla gogna mediatica”.

Voi unimamme siete a conoscenza di questo studio? Siete daccordo con il dottore Lodolo D’Oria?

Valentina Crea

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