Una mamma dipendente dal gioco faceva prostituire la figlia e picchiava l’altra.
Una mamma di origine marocchina cinquantaduenne era dipendente dal gioco d’azzardo, a tal punto da costringere la figlia maggiore ventiduenne a prostituirsi.
La donna se la prendeva anche con la figlia più piccola di 12 anni che era costretta a fare le pulizie di casa e la spesa, “trasportando pesanti buste, mentre lei era intenta a giocare alle slot machine”, inoltre la incolpava delle perdite di denaro subite al gioco d’azzardo e imprecava contro di lei.
“Ti auguro un attacco di cuore, ti auguro la morte, diventerai peggio dell’altra (riferendosi alla sorella, ndr) oggi è la tua giornata nera, maledetta (…) vedrai che chiederai l’elemosina per mangiare” diceva alla piccola, alla quale non erano risparmiate nemmeno le torture.
La piccola rispondeva alla mamma: “mamma se continui a trattarmi così, se continui io mi suicido”.
La mamma però era implacabile e continuava a dirle: “io ho perso i soldi maledetta”.
La donna inoltre la torturava con il filo elettrico.
“Quando prendo il filo elettrico, si inginocchia davanti a me e si mette a urlare, perdo totalmente il controllo quando ho in mano il filo elettrico, la sorella cerca di difenderla chiedendomi di non picchiarla, io meno entrambe”. Queste frasi risalgono a un’intercettazione telefonica.
Come accennavamo la sorella maggiore era invece costretta a prostituirsi per mantenere la ludopatia della donna.
Era stata persino costretta a frequentare un night, perché così, secondo la mamma, avrebbe avuro più opportunità di incontrare persone ricche ed influenti.
Alla sorella maggiore la donna imponeva di raggiungere 4 mila Euro al mese.
Nella sua ordinanza il gip ha scritto che “la minaccia di suicidio” e le “sofferenze” della figlia lasciavano “la madre totalmente indifferente”, alla piccina non restava altro che fare lunghi monologhi.
Inoltre “lo stato di soggezione della minore potrebbe condurla alla strada della prostituzione per compiacere la madre e per seguire lo stesso modello femminile della sorella, circostanze che impongono l’adozione in tempi rapidi di un’iniziativa che favorisca il percorso di crescita e maturazione della minore in un ambiente sano”.
Ora la mamma è in carcere.
Unimamme, questa storia, raccontata su Huffington Post fa davvero rabbrividire, voi cosa ne pensate?
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