Il Ministro dell’Interno ha deciso di dare la cittadinanza a rami, il bimbo eroe dell’autobus in fiamme.
Dopo una serie di schermaglie e botta e risposta tra il Ministro dell’Interno Matteo Salvini e il piccolo Rami, uno degli eroi dell’autobus dato alle fiamme dal sequestratore Oussenynou Sy, è giunta la notizia che il ragazzino riceverà la cittadinanza italiana.
Questa positiva conclusione, di cui tutti gioiamo, non può però mettere in ombra i vari e non sempre piacevoli passaggi susseguiti alla tragedia sfiorata quando l’autista del pulmino della scuola ha sequestrato 51 ragazzini di una scuola di Crema.
Poco dopo l’accaduto il padre di Rami, Khalid Shelata, aveva dichiarato: “mio figlio ha fatto il suo dovere, sarebbe bello se ora ottenesse la cittadinanza italiana. Siamo egiziani, sono arrivato in Italia nel 2001, mio figlio è nato qui nel 2005 ma siamo ancora in attesa di un documento ufficiale. Vorremmo tanto restare in questo Paese”.
La vicenda è diventata poi il pretesto per tornare a parlare dello ius soli.
Rami, come tanti altri bambini, pur essendo nato in Italia da genitori di origine straniera, non ha la cittadinanza. Quando il ragazzino, che insieme ad altri 2 compagni, ha avvisato le forze dell’ordine del crimine in atto, ha rivendicato l’applicazione dello ius soli a tutti i suoi compagni, il Ministro dell’Interno gli ha risposto così:
“È una scelta che potrà fare quando verrà eletto parlamentare. Intanto, la legge sulla cittadinanza va bene così com’è”.
Poi c’era stata un’ulteriore frenata sul cammino per la cittadinanza a causa dei precedenti del padre di Rami per reati contro contro il patrimonio, cose però di poco conto e risalenti a diverso tempo fa.
“Volevo vedere cosa succedeva al ministro Salvini se morivano tutti. Se adesso lo ringraziano è merito mio. Salvini prima ha detto sì, poi no. Di Maio vuole darmela. Spero che anche altri possano ottenere la cittadinanza italiana” aveva detto Rami in occasione della premiazione come “eroe egiziano” da parte dell’ambasciatore a Roma.
A quel punto Salvini aveva replicato: “stiamo facendo tutti gli approfondimenti del caso. Purtroppo non ci sono gli elementi per concedergli la cittadinanza, non le posso regalare, ho bisogno di fedine penali pulite. Non parlo dei ragazzini di 13 anni ma non fatemi dire altro. Se qualcuno la cittadinanza non l’ha chiesta e non l’ha ottenuta dopo 20 anni fatevi una domanda e datevi una risposta. Per me può venire al Viminale ma lo invito quando ho gli elementi per decidere”.
Infine, dopo questo tira e molla c’è stata la svolta tanto attesa. Il vicepremier Salvini ha detto sì.
“Sì alla cittadinanza a Rami perché è come se fosse mio figlio e ha dimostrato di aver capito i valori di questo paese, ma il ministro è tenuto a far rispettare le leggi. Per atti di bravura o coraggio, le leggi si possono superare”.
Anche l’atro vice premier Di Maio esce “bene” dalla vicenda. “Nei giorni scorsi avevo inviato una lettera proprio ai ministeri competenti per chiedere loro di conferire la cittadinanza per meriti speciali al piccolo Rami. Sono felice di aver convinto anche Salvini sulla cittadinanza a questo bambino”.
Rami ora è contento. “Sono felice, non me l’aspettavo”.
Il padre ha aggiunto. “Ha fatto i salti di gioia. mi hanno telefonato per dirmi che il ministro Salvini ha chiamato la polizia e ha comunicato che mio figlio avrà la cittadinanza. Siamo felicissimi e di questo lo ringraziamo molto”.
Nel frattempo Salvini ha invitato 6 ragazzi della scuola media Vailati e 12 carabinieri al Viminale.
I ragazzini interessati sono Adam, uno degli eroi che ha chiamato i soccorsi, Aurora, che è stata presa in ostaggio, Fabio che ha parlato con il terrorista cercando di calmarlo, Nicolò che si è offerto come ostaggio, infine Rami.
Naturalmente anche il padre di Adam, anch’egli di origine egiziane, vorrebbe lo stesso trattamento per il figlio:”sarebbe bello che dessero la cittadinanza anche a mio figlio Adam, che, come si è sentito anche dalle registrazioni delle telefonate al 112, ha chiamato i soccorsi. Adam è un ragazzo sensibile ed è rimasto molto male del fatto che tutti, anche a scuola, parlino del compagno ma non di lui”.
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