La strage di bambini in Yemen: ogni giorno ne muore uno sotto le bombe. La mattanza nell’indifferenza del mondo.
Vi abbiamo raccontato più volte dello Yemen travolto dalla guerra e della strage di civili che si compie ogni giorno nel silenzio e nell’indifferenza del resto del mondo. Le prime vittime del conflitto sono i bambini, colpiti dalle bombe lanciate indiscriminatamente su città e villaggi, uccisi dalle malattie, difficili da trattare a causa dell’assenza di medicine, e dalla fame.
Vi ricordiamo la denuncia di Save The Children dello scorso novembre: In Yemen 85.000 bambini morti per fame e malattia.
È appena trascorso il quarto anniversario della guerra civile in Yemen, iniziata il 22 marzo 2015. Il Paese, come altri in Medio Oriente e Nord Africa, era stato tra i protagonisti della cosiddetta Primavera araba del 2011, definizione all’interno della quale sono state incluse le manifestazioni di piazza e le insurrezioni popolari contro governi autoritari e regimi. Purtroppo molte di queste manifestazioni, anche pacifiche, sono state represse nel sangue e in diversi casi hanno causato lo scoppio di guerre o l’instaurazione di nuovi regimi autoritari.
A seguito delle proteste della Primavera araba, le guerre sono scoppiate in Siria e in Yemen, ma mentre del primo Paese si parla spesso, del secondo si sa molto poco. È come se lo Yemen non esistesse per il mondo occidentale. Pochissime sono le notizie che trapelano, la maggior parte provengono dalle organizzazioni umanitarie e dalle Ong impegnate a prestare soccorsi e aiuti in una situazione di crisi umanitaria gravissima.
La sanguinosa guerra civile che sta devastando lo Yemen è iniziata il 22 marzo 2015 e vede la contrapposizione tra la minoranza Houti, che ha l’appoggio dell’Iran, e il governo centrale, sostenuto dall’Arabia Saudita e guidato da Abdrabbuh Mansur Hadi, il nuovo leader che sostituisce il dittatore Saleh che ha governato il Paese per trent’anni e proprio durante le proteste della Primavera araba è stato deposto ed è morto nel 2017. Oggi la capitale dello Yemen, Sana’a, è stata conquistata dagli Houti. La guerra continua, tra fasi altalenanti, e il Paese è colpito duramente dai bombardamenti dell’Arabia Saudita, con il contributo di diversi Paesi europei, tra cui l’Italia, che all’Arabia Saudita continuano a vendere armi. Mentre i tentativi delle Nazioni Uniti di negoziare una tregua sono finiti nel nulla.
In questo scenario, le prime vittime del conflitto sono i bambini. I bombardamenti non risparmiano nulla e nessuno, vengono colpiti villaggi, case e ospedali indiscriminatamente.
Proprio oggi è arrivata la notizia del bombardamento di un ospedale di Save The Children, provocando la morte di 4 bambini e 3 adulti. La sede italiana della stessa organizzazione umanitaria aveva denunciato più volte la strage di bambini in Yemen e aveva anche lanciato una petizione contro la vendita di armi ai Paesi impegnati nel conflitto nel Paese: “Stop alla vendita di armi italiane usate contro i bambini in Yemen“.
Dal 2015 ad oggi, denuncia Save The Children, quasi 6.500 bambini sono stati uccisi dalle bombe in Yemen. Almeno un bambino al giorno muore a causa delle bombe nel Paese. Morti a cui vanno aggiunti i circa 85.000 bambini morti in questi anni di conflitto per le conseguenze indirette della guerra: mancanza di cibo e di medicinali.
La situazione è talmente disperata che alcuni genitori per poter sfamare la famiglia e curare figli malati danno in sposa le loro figlie ancora bambine per ricevere in cambio denaro per comprare cibo e medicine. In alcuni casi tragici sono state date in sposa perfino bambine di soli 3 anni.
Il 10 marzo scorso, un bombardamento ha colpito cinque abitazioni civili, provocando la morte di circa 10 bambini. Mentre di oggi è purtroppo la notizia del bombardamento di un ospedale di Save The Children. La notizia è stata data dalla stessa organizzazione umanitaria. Il bombardamento è avvenuto alle 9.30 ora locale di martedì 26 marzo, quando in Italia erano le 7.30. L’ospedale non era il primo obiettivo del bombardamento, ma è stato colpito lo stesso. Nell’attacco è stato lanciato un missile contro una stazione di benzina che si trovava proprio davanti all’entrata dell’ospedale Ritaf, nel Nord-ovest dello Yemen, a circa 100 chilometri dalla città di Saada. Inutile dire che il missile oltre alla stazione di benzina ha centrato anche l’ospedale, uccidendo 7 persone, 4 bambini e 3 adulti.
Ennesima strage che tuttavia avrebbe potuto avere un bilancio molto più grave.
La notizia del bombardamento dell’ospedale in Yemen data su Twitter da Save The Children Italia
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