Tatuaggi: pigmenti cancerogeni ritirati in Italia. La decisione del Ministero della Salute.
È stato disposto il ritiro di dieci pigmenti per tatuaggi perché cancerogeni o perché provocano allergie. Lo ha deciso il Ministero della Salute. I pigmenti sono prodotti negli Stati Uniti. Cosa c’è da sapere.
I tatuaggi possono essere molto pericolosi se non si fa attenzione al tipo di coloranti utilizzati. Alcuni pigmenti, infatti, possono essere tossici e causare allergie o, peggio, essere cancerogeni. Per questo motivo, il Ministero della Salute è intervenuto per vietare alcuni tipi di pigmenti, si tratta di dieci e sono tutti prodotti negli Stati Uniti. Ne è stato disposto il “divieto di commercializzazione, ritiro e richiamo“.
I dieci pigmenti per tatuaggi di cui è stato disposto il ritiro sono:
Questi inchiostri, prodotti negli Usa, sono elencati sul sito web del Ministero della Salute alla sezione “Allarmi consumatori e reazioni a notifiche di prodotti non alimentari pericolosi“. Il Ministero ha pubblicato dieci differenti avvisi di sicurezza, uno per ogni pigmento, dal 21 al 28 marzo. L’ultimo, appena aggiunto, è il colore Great Wall Yellow.
“Gli articoli sono stati sottoposti a divieto di commercializzazione, ritiro e richiamo”, si legge sempre sul sito del Ministero della Salute, perché contengono sostanze cancerogene o che provocano allergie. I pigmenti stati ritirati perché non conformi alla direttiva europea del 2008 che regola il settore. Dalle analisi è risultato che questi inchiostri contengono sostanze tossiche come toluidina, anisidina, idrocarburi policiclici aromatici, metalli pesanti come cromo e nichel, non consentiti e oltre i limiti, e altre sostanze da tempo ritenute cancerogene.
Secondo uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia quasi sette milioni le persone hanno almeno un tatuaggio, si tratta del 13% della popolazione. I tatuaggi sono più diffusi tra le donne, il 13,8%, che negli uomini, l’11,7%. L’età del primo tatuaggio è 25 anni, mentre il numero maggiore di tatuati riguarda le persone nella fascia d’età tra i 35 e i 44 anni, il 29,9% del totale.
Il 76.1% delle persone con tatuaggi si è rivolto ad un centro specializzato, il 9,1% ad un centro estetico, mentre il 13,4% si è fatto da tatuare fuori dei centri autorizzati. Il 3,3% del campione intervistato ha detto di aver avuto qualche effetto collaterale rilevante. Secondo gli autori della ricerca, tuttavia, si tratta di un dato sottostimato.
Nel frattempo, è ferma in Parlamento una proposta di legge per regolamentare i tatuaggi e i piercing. Il testo è stato depositato il 10 maggio 2018 dal deputato di Forza Italia Andrea Mandelli ed è stato assegnato alla commissione Affari Sociali, ma non è ancora stato avviato l’esame.
La proposta di legge prevede il divieto di tatuaggi per i minori di 14 anni, mentre per i minori di 18 anni è necessario il consenso dei genitori. E’ prevista un’eccezione per il piercing al lobo dell’orecchio, che è consentito anche ai minori di 14 anni, ma sempre dietro consenso dei genitori.
La legge prevede anche l’istituzione di un albo dei tatuatori e dei piercer e corsi regionali obbligatori di formazione e qualificazione della durata di almeno 150 ore, con una parte teorica e una pratica. I corsi dovranno essere organizzati dalle Regioni entro tre mesi dall’approvazione della legge.
Sono previste le modalità di utilizzo e immissione in commercio dei prodotti e degli strumenti per l’attività di tatuaggio e piercing, tramite decreto del Ministro della Salute, con l’indicazione dei principali requisiti sulle sostanze utilizzate. Inoltre, il consumatore dovrà essere informato sulle modalità e gli strumenti utilizzati per la pratica di tatuaggi e piercing e a questo scopo dovrà sottoscrivere il proprio consenso informato.
Invece, per le attività di tatuaggio e piercing durante fiere o altre manifestazioni simili, la legge prevede l’obbligo di effettuare una segnalazione di inizio attività, che sarà sottoposta alla vigilanza e ai controlli previsti per i negozi.
Infine, la legge prevede che la realizzazione da parte delle aziende sanitarie locali di campagne informative sui rischi legati alle pratiche non corrette di tatuaggio e piercing.
Che ne pensate unimamme?
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