I gadget del Congresso di Verona: il feto di gomma e il portachiavi con i piedini. Scoppia la polemica.
Il Congresso Mondiale delle Famiglie di Verona, iniziato venerdì 29 marzo, ha sollevato subito in apertura una bufera di polemiche, soprattutto sui social, per via dei gadget distribuiti ai partecipanti alla manifestazione. Quello che ha fatto più discutere è un feto di gomma delle stesse dimensioni di uno di dieci settimane, molto verosimile.
Che il Congresso Mondiale delle Famiglie di Verona avrebbe suscitato discussioni e polemiche, dopo quelle già sollevate in anticipo sul suo svolgimento era risaputo, ma ci si aspettava che accadesse per i temi e gli argomenti trattati nei tre giorni della manifestazione. Invece a scatenare subito un vivace dibattito, con numerosi articoli e post sui social, non sono stati tanto, o almeno non solo, i primi interventi dei relatori, quanto piuttosto i gadget distribuiti ai partecipanti al Congresso.
Ogni manifestazione di rilievo oggi ha la sua comunicazione, che comprende anche gadget e accessori: dalle classiche t-shirt ai portachiavi e tutto quello che serve per sponsorizzare un evento e lasciarne un ricordo. I memorabilia di un festival. Se volevano far parlare di sé e lasciare un ricordo vivo anche per il futuro, gli organizzatori del Congresso ci sono riusciti.
Nel primo giorno del Congresso Mondiale delle Famiglie di Verona tutti, dai giornali ai social network, hanno parlato dei gadget distribuiti alla manifestazione. Su tutti il piccolo feto di gomma delle stesse dimensioni di un feto di dieci settimane (nella foto sopra) e che, a detta di chi lo ha preso in mano, al tatto sembra vero.
Il gadget è stato distribuito per sensibilizzare contro l’aborto, ma non sono mancate le critiche aspre di chi lo ha ritenuto di cattivo gusto o “mostruoso”. Il piccolo pupazzetto di gomma è contenuto in una bustina trasparente con un biglietto che riporta la scritta: “L’aborto ferma un cuore che batte!”
Non finisce qui, sullo stesso tema, l’altro gadget ad effetto che è stato distribuito ai partecipanti al Congresso di Verona è un portachiavi con la forma dei piedini sempre di un feto e la scritta “10 settimane”. Sempre con i piccoli piedi di un feto, questa volta dorati, c’è anche la spilletta, con la misura di “12 settimane”. Sempre a proposito di feti, c’è anche quello che si succhia il ditino, di colore azzurro.
Non mancano le t-shirt, tra cui c’è quella con la scritta “My body, my choice… My responsability, my bill“, disponibile in doversi colori.
Numerosi i depliant esposti e i libri in vendita. Tra i depliant spicca quello di Provita e Generazione famiglia con il titolo “Sarà ancora possibile dire mamma e papà?“, accompagnato dalla foto di una ragazza definita “utero in affitto”, un ragazzo “venditore del seme”, un’altra ragazza “venditrice di ovulo”, poi un genitore 1 e un genitore 2 che sono due uomini. In mezzo a loro c’è un bambino chiamato “prodotto”. All’interno del volantino il bambino piange tra i due padri che lo portano dentro un carrello. Questa immagine era stata già pubblicata in una campagna di alcuni mesi fa che aveva suscitato accese discussioni. Sull’ultima pagina del depliant si legge: “Noi non vogliamo un mondo in cui la persona è trattata come un prodotto commerciale. Purtroppo, però, se non facciamo nulla questo mondo orribile sarà il tuo“.
Tra i libri da acquistare, invece, spiccano i titoli “La famiglia è una sola“, di Giuliano Guzzo, e “Sposala e muori per lei. Uomini veri per donne senza paura“, di Costanza Miriano.
La lista dei gadget è stata pubblicata sul sito web di RaiNews.
Durissime le critiche arrivate dalle parti politiche, soprattutto dalle donne. Laura Boldrini, di Leu, ex presidente della Camera, ha dichiarato: “È semplicemente mostruoso fare un’operazione di questo genere. Se l’obiettivo è quello di suscitare sdegno collettivo nei confronti delle donne che sono costrette a interrompere la loro gravidanza sappiano, questi signori, che a vergognarsi dovrebbero essere loro“.
La segretaria di Possibile, Beatrice Brignone, ha definito il gadget del feto “robaccia feticista“. “Ecco il valore che questi individui danno alla vita e alla maternità. Il feto diventa un gadget per perorare una battaglia ideologica, che vuole imporre la propria abominevole visione a tutte. Questa robaccia è contro il rispetto della vita e della maternità ed è di una violenza raccapricciante. E trova l’appoggio del governo. Più che feto, è feticismo“.
A seguito delle polemiche, gli organizzatori del Congresso hanno diffuso una nota: “Tanto rumore per nulla. Certa stampa non sa a cosa attaccarsi per denigrare il congresso di Verona. Non esiste alcun gadget… La riproduzione di un feto di 11 settimane è un residuo della vecchia campagna che ha reso famosa l’associazione Provita e che comprese anche l’affissione del manifesto grande quanto la facciata di un palazzo. Fu creata per aprire un dibattito sulla vita. E sulla vita ci concentriamo“, hanno scritto Toni Brandi e Jacopo Coghe.
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