Revenge porn è reato: carcere e multe pesanti per i trasgressori. Cosa prevede il testo di legge.
Voto storico alla Camera dei Deputati: è stato approvato all’unanimità il reato di revenge porn, o porno vendetta, ovvero la diffusione sul web o tramite messaggi sul cellulare e in chat condivise di immagini pornografiche per umiliare e screditare la reputazione di una persona. Spesso la minaccia di diffondere immagini compromettenti è usata come ricatto contro una persona. Purtroppo si tratta di casi sempre più frequenti, che in diverse situazioni hanno provocato delle tragedie, spingendo le vittime al suicidio.
I casi più clamorosi della storia recente sono quelli di Carolina Picchio, una ragazzina di 14 anni che si è suicidata dopo la diffusione di alcune foto scabrose mentre era sotto l’effetto di alcol, alcuni ragazzi la molestarono filmando la scena, sebbene il suo caso sia stato definito di cyberbullismo, e soprattutto quello di Tiziana Cantone, la giovane campana, anche lei suicida, il cui video che la ritraeva durante un atto sessuale era stato diffuso da alcuni suoi conoscenti in rete, facendo letteralmente il giro del mondo e ancora si trova online. A seguito della diffusione del video sul web, la Cantone è stata oggetto di una vera e propria persecuzione, che l’ha costretta a cambiare città di residenza e nome, ma non è bastato.
Un altro caso di revenge porn ha coinvolto la deputata del Movimento 5 Stelle Giulia Sarti, fortunatamente senza l’esito drammatico di Carolina e Tiziana. La porno vendetta, però, è diventata una vera e propria emergenza sociale e nell’ordinamento italiano non esisteva una norma specifica che la perseguisse. L’introduzione di una nuova figura di reato è stata dunque necessaria.
Dopo un acceso dibattito con proteste clamorose, la Camera dei Deputati ha finalmente approvato il reato di revenge porn, o porno vendetta, con un importante voto unanime. Il tema, infatti, è trasversale, trascende le divisioni politiche e negli ultimi anni è diventato un vero e proprio allarme sociale, per il quale era necessario introdurre un reato specifico.
Con 461 voti a favore e nessuno contrario, la Camera ha approvato l’emendamento della Commissione sul revenge porn al Ddl sul Codice rosso. L’esito del voto è stato accolto da un applauso, con i deputati di Forza Italia e del Pd tutti in piedi a battere le mani.
Il revenge porn è la pratica di condividere pubblicamente immagini fotografiche e video intimi senza il consenso della persona interessata, soprattutto attraverso internet. Con la nuova norma di legge, chi mette in atto il revenge porn potrà essere accusato di molestia, violazione della privacy, diffamazione e perfino di istigazione al suicidio, se dalla pubblicazione dei video o delle immagini dovessero derivare atti tragici.
Nel frattempo, la Lega ha ritirato l’emendamento sulla castrazione chimica per chi compie violenze sessuali, che aveva suscitato polemiche e una lite tra i partiti di maggioranza: il Movimento 5 Stelle, infatti, è contrario alla castrazione chimica.
Nella giornata del 3 aprile, la Camera ha approvato l’intero disegno di legge noto come Codice rosso. Ora per approvare in via definitiva il provvedimento serve il voto del Senato.
Chi commette atti di revenge porn può essere condannato fino a 6 anni di carcere e a 15mila euro di multa.
Chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e la multa da 5mila a 15 mila euro. Inoltre, la stessa pena si applica a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o il video li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro danno.
A queste pene sono previste delle aggravanti se il reato è commesso dal partner o da un ex con diffusione via social. La pena è aumentata se i fatti sono commessi dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se i fatti sono commessi attraverso strumenti informatici o telematici.
Inoltre, la pena è aumentata da un terzo alla metà se i fatti sono commessi in danno di persona in condizione di inferiorità fisica o psichica o in danno di una donna in stato di gravidanza.
Il reato di revnge porn è punito a querela della persona offesa. Il termine per sporgere querela è di sei mesi Mentre la remissione della querela può essere soltanto processuale. Per i casi più gravi è prevista la procedura d’ufficio.
Che ne pensate unimamme del nuovo reato di revenge porn? Ne avete parlato con i vostri figli? Facciamolo.
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