La federazione delle ostetriche punta il dito contro le “nuove figure professionali”, le doule. “La salute delle donne e del neonato non sono un gioco
Seguire una donna durante la fase di gravidanza ed anche dopo il parto è quasi una necessità per aiutare la futura e poi la neo mamma.
Da qualche anno in Italia è comparsa la figura della Doula. Questa figura accompagna e sostiene la donna in gravidanza, travaglio-parto e dopo il parto.
Sembrerebbe che anche Meghan Markle, la Duchessa del Sussex, si voglia affidare per il parto e per il dopo parto ad una doula.
La Federazione delle ostetriche, in una nota “LE DOULE NON SONO PROFESSIONISTE SANITARIE. LA SALUTE DELLE DONNE E DEL NEONATO NON SONO UN GIOCO”, ha puntato il dito verso queste “nuove figure professionali”.
Dal Comitato centrale della Federazione Nazionale della Professione di Ostetrica (Fnopo) ribadiscono il loro disappunto verso la figura della doula. Delle figure non mediche che danno dei servizi alle donne in gravidanza e nel periodo del dopo parto.
In una nota, dall’associazione, fanno sapere che i periodi della gravidanza e della maternità non sono da sottovalutare e non bisogna affidare il benessere della donna e del bambino a delle figure non mediche.
“La gravidanza e la maternità sono eventi troppo seri e spesso unici che vanno seguite con professionalità e competenza. Negli ultimi tempi, purtroppo, si assiste a un proliferare indiscriminato e incontrollato fioriere di notizie che riguardano le cosiddette “nuove figure professionali”, le doule, che si autoproclamano a supporto della donna durante il percorso perinatale (prima durante e dopo la gravidanza). Si tratta di episodi che non solo preoccupano ma soprattutto allarmano, perché di consegna al lettore la convinzione, errata, che ci si può improvvisare professionisti in sanità”.
Sono preoccupati di come le doule prendano il sopravvento anche se non hanno le conoscenze adeguate: “Inquieta, quindi, che con tanta disinvoltura queste figure pretendano di avere voce in capitolo, con consigli e pareri che rischiano di compromettere la cura ostetrica durante la gravidanza, il parto e il post partum a danno delle gravide e dello stesso neonato”.
Sottolineano che la Fnopo è “l’unica istituzione che rappresenta tutte le ostetriche italiane iscritte ai rispettivi Ordini professionali provinciali o interprovinciali, ribadisce con fermezza che non è pagando e frequentando corsi della durata di alcuni mesi durante i quali, nei fine settimana, per un paio di ore si prendono appunti su ‘nozioni’ mediche che si può lavorare in sanità e assistere le donne e il neonato. L’ostetrica è la professione sanitaria riconosciuta dal nostro Ordinamento, inserita a pieno titolo nel nostro Sistema Sanitario Nazionale che vanta, anche grazie alle 21mila ostetriche che lavorano in Italia, uno dei più alti livelli di promozione, protezione e tutela della salute delle donne, del nascituro, della coppia e quindi della comunità”.
Dalla Fnopo ricordano una differenza importante tra doula ed ostetrica: il conseguimento di un titolo di studio: “A differenza della doula, l’ostetrica deve superare una selezione per l’accesso al percorso di studi della durata di tre anni. Durante i quali acquisisce una formazione pre-service sulla fisiologia della donna, del suo intero ciclo biologico, sessuale e riproduttivo. Alla formazione di base segue quindi un percorso post-base. Infine, per poter esercitare, si iscrive all’Ordine e continua la propria formazione con i corsi di formazione obbligatori Ecm”.
Inoltre ricordano alcune delle aree di un intervento delle ostetriche:
Dalla Fnopo concludono ribadendo che la figura della doula non può sostituire quella dell’ostetrica: “In un periodo di fake news e di pericoloso disconoscimento della validità della scienza e della medicina, alimentare nella cittadinanza la falsa convinzione che la doula possa avere competenze simili o sovrapponibili a quelle ostetriche è dannoso, perché mette a rischio la salute delle donne. Per tale motivo esortiamo i media a essere molto più critica nei confronti di questa figura che ribadiamo non è una professione sanitaria. Si ricorda infine, che l’esercizio di una professione per la quale è prevista l’iscrizione a un ordine si configura come reato: esercizio abusivo della professione (nuovo art. 348 c. p., riscritto dalla legge 3/2018)”.
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