Parla la madre di uno dei ragazzi coinvolti nella morte di un pensionato a Manduria.
Unimamme, avrete sicuramente seguito la vicenda del pensionato disabile ucciso da un branco di ragazzi, la maggior parte minorenni, a Manduria.
“Da giorni mi è crollato tutto addosso. Di una cosa sono certa: io non sono la mamma di un mostro” a parlare è la madre di uno dei ragazzi coinvolto nella vicenda, anni di abusi, violenze, persecuzioni, pestaggi e una rapina di 300 Euro.
Il figlio di questa donna è un ragazzo diciassettenne che da mercoledì scorso, giorno successivo alla morte di Stano, è chiuso in casa, non deve nemmeno andare a scuola per via delle festività, evitando così di affrontare lo sguardo dei compagni e degli insegnanti.
La madre però, comprensibilmente, è angosciata: “è evidente, visto quello che è accaduto, che come genitori abbiamo fallito. Non siamo riusciti a indicare la linea di confine tra il bene e il male. Però vorrei dire una cosa. In questa storia ci sono ragazzini, come mio figlio, che hanno avuto soltanto la colpa di ricevere alcuni video, orrendi per carità, soltanto per essere in una chat sbagliata”.
La donna sottolinea che che alcuni ragazzi, come suo figlio, non hanno capito che mortificare una persona come accaduto con Stano “significa anche ucciderla, nell’animo. Non hanno capito quello che stavano facendo. Ma io nemmeno se lo vedo, credo che mio figlio abbia toccato un capello di quel signore”.
La mamma ammette che lei e il marito non hanno intuito cosa stesse accadendo. Purtroppo non riesce a capire dove abbiano sbagliato.
“Mio figlio è uno sportivo, non si droga. Non ha mai avuto più soldi in tasca del dovuto, perché non ha mai fatto niente di male. Quali segnali dovevamo avere per capire che c’era qualcosa che non andava?”.
Per quanto riguarda l’uso del telefono, tramite il quale i ragazzi si scambiavano i video dei tormenti subito dalla vittima per riderci sopra, ecco cosa dichiara: “chiedo ai genitori di figli dell’età del mio: controllate il telefono? Noi conoscevamo i suoi amici. Studiano tutti, sono famiglie di persone per bene. Ripeto: niente droga, scuola, io non immaginavo. Non so come ho fatto”.
La donna però coglie l’occasione di fare un’osservazione. “Cominciamo a domandarci che fanno i ragazzi in un centro come questo. Non c’è niente, stanno in giro, davanti ai bar, ha chiuso anche il campo dell’oratorio perché ci sono i lavori. Passano male il loro tempo, ho letto che qualcuno ha parlato di noia ma secondo ma la questione è diversa: nessuno si occupa di loro. Forse nemmeno noi, non lo so, io ho pensato sempre di essere una brava mamma, che mio figlio era straordinario. Ha sbagliato, doveva fare qualcosa che non ha fatto. Arrabbiarsi, dire agli amici di smetterla. Non è stato forte abbastanza. Ma anche noi genitori non abbiamo fatto quello che dovevamo. Mi dispiace, che disastro”.
L’avvocato Lorenzo Bullo, che si occupa del caso, in un’intervista ha detto che i ragazzi coinvolti sono liceali, figli di commercialisti e impiegati pubblici.
Unimamme, cosa ne pensate di questi ultimi sviluppi riguardanti questa tragedia di cui si parla su Repubblica?
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