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Salute e benessere bambini

“La cannabis è una droga, spiegatelo ai vostri figli”: l’appello di Alberto Pellai

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Maria Sole Bosaia
fonte: iStock

Il medico e psicoterapeuta Alberto Pellai si esprime sulla questione della cannabis.

Pellai è un medico psicoterapeuta dell’età evolutiva che ha scritto diversi libri su pre adolescenti e adolescenti.

Un papà medico parla di cannabis e adolescenti

Lo psicoterapeuta è intervenuto per dire la sua circa il problema della cannabis riguardante i giovani.

Ecco il pensiero di Alberto Pellai:

IO NON CI STO: per gli adolescenti, la cannabis è una droga. Spiegatelo ai vostri figli e ai vostri studenti.
Ora che la “fiera della cannabis” svoltasi a Milano si è conclusa, esprimo anch’io il mio parere sul manifesto pubblicitario con cui è stata comunicata e la cui illustrazione trovate a corredo di questo post. Mostrare una pianta di cannabis, con la scritta: “Io non sono una droga” è la bugia più grande che si possa dire.

E soprattutto per i nostri figli è una bugia pericolosissima. Certamente chi ha creato questa comunicazione aveva come primo obiettivo “normalizzare” l’uso di una sostanza psicotropa, già diffusissima tra gli adolescenti, contribuendo a rinforzare la credenza che non si tratti di nulla di pericoloso. E invece: la cannabis è pericolosissima, soprattutto in età evolutiva. Il suo principio attivo, il THC, interferisce con recettori del sistema nervoso centrale, andando ad alterare la costruzione di reti neuronali che in età evolutiva sono “in progress”, ovvero in formazione, con pesanti ricadute sulle capacità di studio e motivazione degli adolescenti e con lo sviluppo di una predisposizione ad un tono dell’umore depresso.

Proprio nell’età della crescita in cui un ragazzo deve mettersi alla prova per trovare la propria via personale per il raggiungimento della “realizzazione” e del “senso di sé”, questa sostanza va ad agire chimicamente su parti del sistema nervoso centrale dei giovanissimi, fornendo una sensazione di “benessere” psicologico che è puramente artificiale, slegata dalle esperienze della vita, passivizzante.

Inoltre, in soggetti vulnerabili, l’uso di sostanze psicotrope in età evolutiva porta a slatentizzare patologie psichiatriche che rischiano di cronicizzarsi e che non si sarebbero manifestate in assenza di tale consumo. Non è un caso che l’età dei pazienti dei reparti di psichiatria negli ospedali si sia abbassata in modo drastico e che, in tali reparti, nell’ultimo decennio si sia avuto il maggior incremento di nuovi ricoveri proprio tra soggetti in età giovanile. 

Ecco perché io non ci sto. Il mercato della cannabis muove interessi enormi, procura facili guadagni e ha molto a che fare con la criminalità. Io, come padre, ho sempre detto in modo chiaro e forte ai miei figli che ciò che mi aspetto da loro è che la loro crescita sia totalmente “drug free”. Sanno che se trasgrediranno questa indicazione e io me ne renderò conto, le conseguenze saranno significative. In nessun modo, ho assunto un atteggiamento collusivo e “ammiccante”.

A casa nostra non esiste il concetto di droga leggera e droga pesante. Con i miei pazienti adolescenti e anche con i miei studenti universitari, questo è il messaggio che ho sempre condiviso. E mi ha sempre molto stupito constatare che rimanevano molto colpiti dalle informazioni che le neuroscienze hanno reso disponibili sugli effetti deleteri del THC sul cervello adolescente. Nessuno glielo aveva mai detto. E siccome il cervello è l’organo più importante di tutti, il mio messaggio di prevenzione con loro è sempre: “trattatelo bene”. Perché contrariamente al fegato, che spesso i giovani maltrattano con l’abuso di alcol, e che, in assenza di un uso cronico, ha cellule che possono rigenerarsi dopo la loro morte, riparando eventualmente il danno prodotto dall’alcol, il cervello non ha la capacità di riparare i neuroni rovinati.
Ad oggi, non ho trovato nemmeno un articolo che dimostri gli effetti benefici della cannabis sul cervello degli adolescenti. Mentre sono numerosissimi, quelli che dimostrano il contrario.

Ecco perché io non ci sto. Di certo i signori che hanno invento lo slogan “Non sono una droga” hanno un sacco di soldi da guadagnare grazie a questo slogan. Che però è una terribile, tremenda, devastante bugia. Qualcuno lo racconti ai ragazzi.

Leggete questo messaggio ai vostri figli e studenti e condividetelo il più possibile. So già che verrà contestato dagli antiproibizionisti, ma per favore a fianco delle vostre contestazioni, indicatemi le fonti scientifiche che affermano i vantaggi dell’uso di questa sostanza in età evolutiva. Se non le avete, per favore tacete.
Io proprio non ci sto.”

Il messaggio di Pellai, pubblicato su Facebook, ha ottenuto 1498 Like e 1684 condivisioni, diventando virale.

Unimamme, cosa ne pensate del suo parere?

Leggi anche > I ragazzi italiani e “l’abuso alla cieca” delle droghe, un trend preoccupante

Maria Sole Bosaia

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