Una nuova proposta di legge andrebbe a modificare le condizioni dell’assegno post-divorzio. Una riforma che sembrerebbe essere indispensabile, come riportato dal quotidiano economico il Sole 24 ORE, dopo la pronuncia delle Sezioni Unite della Cassazione. La sentenza n° 18287/2018 ha stabilito che l’assegno di divorzio ha “natura assistenziale, compensativa e perequativa”.
Secondo la nuova proposta che sarà discussa alla Camera e poi passerà per Montecitorio fino al via definitivo del Senato, dell’assegno non sarà più basato sul criterio del tenore di vita.
Dal 1970 la legge 898 ha fissato le condizioni dell’assegno post-divorzio. Secondo una nuova proposta che vede come prima firmataria, Alessia Morani, deputata del Pd, l’entità dell’assegno non sarà più basato sul criterio del tenore di vita utilizzato per quasi trenta anni. Criterio che era stato eliminato dalla Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11504/2017, sulla causa di divorzio (dopo 20 anni di matrimonio) dell’ex ministro Vittorio Grilli e la consorte.
É la deputata Morani, che in un intervista al Sole 24 ORE, ha illustrato i cambiamenti che ci saranno dopo l’approvazione della nuova legge sull’assegno post-divorzio:
“La principale novità è che viene superato il criterio del tenore di vita nel calcolo dell’entità dell’assegno post-divorzio in favore di altri criteri più aderenti alle trasformazioni economico-sociali intervenute nella società. Il giudice dovrà fare una valutazione che tenga conto non solo della durata del matrimonio, dell’età, ma anche dei sacrifici fatti nel corso dell’unione, delle chance di lavoro perse, dell’eventuale presenza di un ragazzo disabile in famiglia, delle condizioni di salute, della ridotta capacità di reddito”.
“L’assegno di divorzio sarà a tempo e non più per sempre. Stop, per esempio, con una nuova convivenza, anche non registrata. Non è dovuto in caso di nuove nozze, di unione civile con altra persona. E l’obbligo di corresponsione dell’assegno non sorge nuovamente in caso di separazione, di scioglimento dell’unione civile o di cessazione del rapporto di convivenza. Il giudice valuterà la durata dell’assegno considerando l’eventuale stato di disoccupazione, ma anche la vicinanza alla pensione e quindi l’arrivo di un reddito alternativo all’assegno”.
“Il testo prevede una disciplina transitoria. Il nuovo testo non vale solo per i procedimenti che si incardineranno in futuro, ma anche per i divorzi in corso”.
“C’è stata alchimia in Parlamento, anche perché il testo sposa un principio di buon senso, che mette fine ad anni di dibattiti fra donne abbandonate e mariti costretti a vivere in auto. É una proposta di legge che nasce dall’apporto di giuristi e magistrati sentiti in commissione. Primo fra tutti il prof. Bianca, che è stato fondamentale nella stesura del provvedimento. È un testo equilibrato, che non genera conflittualità, costruito con intelligenza e condivisione. Le modifiche intervenute sono frutto di accordi trovati fra parti politiche diverse. E spero che anche al Senato ci sia la condivisione che abbiamo trovato a Montecitorio”.
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