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Attaccamento: come cambia nel corso della vita

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valeria bellagamba
(iStock)

Attaccamento, come cambia nel corso della vita secondo uno studio.

La teoria dell’attaccamento, proposta all’inizio degli anni ’50 dallo psicanalista britannico John Bowlby, afferma l’importanza delle prime relazioni degli esseri umani con i loro caregiver (i genitori o chi si occupa della cura dei bambini). Secondo la teoria, sono questi legami formativi che modelleranno la natura delle nostre relazioni con le altre persone per il resto della nostra vita. Gli studiosi, tuttavia, sanno ancora poco su come lo stile di attaccamento delle persone, il modo di relazionarsi con gli altri, cambia nel corso della vita. Un nuovo studio cerca di indagare proprio su questo cambiamento.

Attaccamento, come cambia durante la vita

Lo studio sull’evoluzione dell’attaccamento e del modo di relazionarsi nei confronti degli altri è stato condotto da William Chopik e dai suoi colleghi e pubblicato sul Journal of Personality and Social Psychology. Si tratta della prima ricerca che documenta come lo stile di attaccamento varia nei decenni di una vita, considerando un periodo che va dai 13 ai 72 anni.

Secondo i risultati, lo stile dell’attaccamento, come altri aspetti della personalità, è relativamente stabile durante la vita, ma non del tutto fisso. In particolare, può essere modellato dalle esperienze relazionali, così come dalle varie richieste sociali nelle diverse fasi della vita.

Questo è una delle prime indagini veramente longitudinali sui cambiamenti di durata nell’orientamento dell’attaccamento e sugli antecedenti di questi cambiamenti“, scrivono Chopik e il suo team.

I ricercatori hanno raccolto i loro dati da cinque progetti storici, coinvolgendo i sondaggi sulla personalità di 628 cittadini statunitensi nati tra il 1920 e il 1967. Il più breve di questi è durato 9 anni e il più lungo è stato di 47 anni. I partecipanti sono stati valutati ripetutamente per molti anni, utilizzando la California Adult Q-sort – una misura che include 100 oggetti di personalità. Chopik e il suo team si sono concentrati su 14 elementi chiave di questa misura, che consentito loro di compilare punteggi per “attaccamento ansioso” e “attaccamento evitante” per ogni partecipante.

Le persone hanno un punteggio elevato su “attaccamento ansioso” temono il rifiuto e cercano costantemente delle rassicurazioni. Mentre le persone che ottengono un punteggio elevato in “attaccamento evitante” trovano l’intimità scomoda e trovano difficile fornire supporto emotivo agli altri.

Invece, i punteggi bassi sia per l’ansia che per il rifiuto sono un segno di avere uno stile di attaccamento sicuro.

I ricercatori hanno unito insieme i dati dei cinque campioni storici, in modo da avere i punteggi per l’attaccamento ansioso e quello evitante in un arco di tempo che copriva 59 anni. Studi precedenti avevano già analizzato il modo in cui le persone di età diverse variano nei punteggi di attaccamento, ma un problema con questo tipo di ricerche trasversali è che eventuali differenze tra persone di età diverse potrebbero essere dovute a differenze generazionali, piuttosto che a tendenze evolutive. La nuova ricerca, invece, ha superato ampiamente questo problema ed è in grado di identificare le tendenze legate all’età negli stessi individui, nel corso del tempo.

In particolare, Chopik e il suo team hanno scoperto che l‘attaccamento ansioso delle persone tendeva ad essere alto nell’adolescenza, aumentando nella giovane età adulta, per poi diminuire nel corso della vita, verso la mezza età e nella terza età. L’attaccamento evitante, invece, ha mostrato meno cambiamenti con l’età, ma iniziava più alto nell’adolescenza per poi diminuire in modo lineare lungo la vita.

I ricercatori hanno dedotto che l’ansia da attaccamento e l’evitamento potrebbero essere alti nell’adolescenza a causa della transizione stressante dall’avere soprattutto legami stretti con i genitori all’avere relazioni significative con i coetanei e le prime relazioni romantiche.

I ricercatori hanno anche sottolineato che nella mezza età, quando l’ansia e l’evitamento tendono a diminuire, probabilmente è il momento in cui siamo maggiormente investiti in vari ruoli e relazioni sociali e che “... l’aumento della sicurezza spesso deriva dal fatto che le persone sono più a loro agio nelle loro relazioni, ottengono maggiori prove che la relazione durerà e hanno coniugi che soddisfano i bisogni di attaccamento e scopi che promuovono le relazioni strette”.

Nel frattempo, in età più avanzata, quando l’ansia da attaccamento e l’evitamento sono in genere più bassi, si ritiene che le persone tendano a concentrarsi molto sul qui e ora. “Il calo dell’ansia e dell’evitamento potrebbe riflettere gli sforzi degli anziani per avvicinarsi ai loro amici intimi e alla loro famiglia“, hanno detto i ricercatori.

Inoltre, un altro risultato dello studio è l’aver stabilito che in tutti i momenti della vita, avere una stretta relazione romantica tende ad andare di pari passo con un punteggio più basso sull’ansia dell’attaccamento e sull’evitamento. “I partner romantici premiano comportamenti appropriati e ammoniscono comportamenti inappropriati …“, hanno spiegato i ricercatori. “Investendo in questi ruoli sociali, le persone aderiscono alle regole e al comportamento appropriato delle relazioni strette e possono cambiare il modo in cui affrontano le relazioni di conseguenza, forse diventando più sicure“.

Va sottolineato che questo studio ha preso in esame le medie di gruppo, nascondendo dunque i modi idiosincratici che alcune persone potrebbero cambiare nel loro stile di attaccamento nel corso della vita.

L’altro limite è che sono stati esaminati solo partecipanti degli Stati Uniti.

Inoltre, è basato sull’estrazione di punteggi di attaccamento da una misura non progettata per quello scopo e i dati sono stati uniti insieme da più campioni, in modo da coprire il periodo dall’adolescenza a quello dell’età avanzata.

Ci sono ancora molte ricerche da sviluppare sul tema, inclusa l’analisi su come le conseguenze di differenti stili di attaccamento possano variare nelle diverse fasi della vita, e se e come le esperienze della prima infanzia possano interagire con le tendenze evolutive identificate in questo studio. Secondo i ricercatori, “esaminando queste direzioni future e identificando le condizioni in base alle quali cambiano gli orientamenti dell’attaccamento, possiamo finalmente iniziare a prendere sul serio l’affermazione di Bowlby che le esperienze di attaccamento sono importanti dalla culla alla tomba“.

Di questo studio ha parlato Research Digest.

Che ne pensate unimamme? Conoscevate l’importanza delle prime relazioni di attaccamento nei bambini e della loro successiva influenza?

valeria bellagamba

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