Fermi i soldi per curare alcuni bambini venezuelani in Italia.
Unimamme, a volte gli eventi politici ci sembrano lontani e poco legati alla quotidianità, per alcune famiglie venezuelane con figli malati, purtroppo, le scelte del governo del loro paese rendono ancora più drammatica la situazione del loro bambini.
25 famiglie venezuelane sono giunte in Italia con la onlus Atmos, un’organizzazione non governativa, che ha stabilito un legame tra Italia e Venezuela per curare nei centri di eccellenza del nostro Paese i piccoli venezuelani più bisognosi di un trapianto.
Ora che la situazione del Venezuela è così precaria, gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni contro il regime di Maduro che, a sua volta, ha deciso di rivalersi sui suoi cittadini malati all’estero.
A sostenere le spese di questo tipo, fino al 2017, era stato il ministero venezuelano tramite la Pdvsa, la compagnia petrolifera statale.
La direttrice di Atmos, Enrica Giavetto, cerca di spiegare l’accaduto. “Dal Venezuela ci hanno spiegato che il Pdvsa avrebbe dato ordine al Novo Banco S.A, istituto bancario portoghese dove l’azienda venezuelana possiede dei conti, di effettuare quattro bonifici tra l’ottobre del 2018 e il febbraio del 2019”.
Il Novo Banco ha però respinto i bonifici per non dover incorrere nelle sanzioni internazionali che penalizzano aziende e istituti di credito che collaborano con il governo venezuelano.
Così i dipendenti della Onlus hanno visto il blocco dei propri stipendi. Inoltre il debito nei confronti della sanità italiana continua ad aumentare. Fino a questo momento si è arrivati a 8 milioni e 600 mila Euro.
Per darvi un’idea all’Ospedale Regina Margherita andrebbero 1 milione e 275 mila Euro, alla Fondazione per l’oncologia di Candiolo 1 milione e 502 mila Euro.
Il debito più grande, però, è con il San Raffaele di Milano con 2 milioni e 269 mila Euro.
Da Torino, la direttrice del dipartimento di Pediatria di Città della Salute, commenta: “abbiamo fatto una riunione e abbiamo deciso di proseguire le cure per tutti i piccoli pazienti che ospitiamo. Sono cinque bambini. E tra portafoglio e cuore, abbiamo scelto il secondo. Non possiamo negare, però, che questo blocco dei fondi stia creando molti problemi. Uno su tutti: non possiamo più prendere nuovi pazienti”.
I piccoli già qui in Italia proseguiranno le cure, ma chiaramente la collaborazione è sospesa.
La dottoressa Fagioli precisa: ” stiamo parlando di bambini con casi di leucemie acute gravi Senza trapianto sarebbero andati incontro a un peggioramento della malattia”.
Unimamme, cosa ne pensate di questa situazione di cui si parla su La Stampa?
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