Una 16enne della Malesia ha lanciato un sondaggio ai suoi followers su Instagram. Ha chiesto ai suoi follower se dovesse vivere o morire. Ha vinto il “Si”.
Chi usa abitualmente Instagram conosce la funzione del sondaggio. Si tratta di “adesivi” che si possono aggiungere alle foto o alle dirette quando si pubblica una “storia”. Consentono di fare domande e di avere due opzioni tra le quali i followers scelgono quella che più gli aggrada.
Normalmente vengono usati per decidere cosa mangiare, che gioco giocare o dove andare e così via. Domande semplici che permettono a chi le pubblica di intrattenere i propri followers e di capire cosa più gli piaccia.
Una ragazza della Malesia ha usato la funzione sondaggio non per gioco. La 16enne ha proposto un sondaggio nel quale chiedeva di decidere se lei dovesse vivere o morire. Purtroppo il 69% ha votato per la morte. Le autorità hanno avviato un’inchiesta.
Bisogna sempre ricordarsi che parole feriscono, a volte più di uno schiaffo e senza lasciare segnali fisici sono capaci di procurare profonde cicatrici, difficili da rimarginare.
Un sondaggio lanciato tramite il social media Instagram ha avuto una tragica fine. Una ragazzina di 16 anni della Malesia ha pubblicato un sondaggio nel quale si leggeva: “Aiutami a scegliere: D o L”: dove D (death) stava per morte e L (life) per vita”.
Questa volta il sondaggio non era un gioco, ma la 16enne si è davvero tolta la vita. Il 69% degli intervistati ha scelto la lettera “D” ed il restante 31% la lettera “L”.
La ragazza è stata trovata dal fratello senza vita in strada. Si sarebbe lanciata dal terzo piano della palazzina in cui viveva. Inoltre avrebbe scritto su Facebook: “Voglio morire, sono stanca”.
La vicenda ha riaperto il dibattito e le polemiche sull’uso dei social. Si è aperta anche un indagine “per evitare altri abusi sui social media in circostanze future simili”, come riportato da Repubblica.
Il ministro per lo sport e della gioventù malese, Syed Saddiq Syed Abdul Rahman, ha espresso la sua preoccupazione: “Sono seriamente preoccupato dai nostri giovani è un affare nazionale del quale dobbiamo occuparci seriamente”.
Per Ramkarpal Singh, avvocato e deputato nello stato nord-occidentale di Penang, bisogna capire chi ha votato per la morte. Queste persone potrebbero essere perseguiti per istigazione al suicidio, che in Malaysia è punibile con la morte quando riguarda un minore. Inoltre si pone alcune domande: “La ragazza sarebbe ancora viva se la maggior parte dei follower non l’avesse incoraggiata a togliersi la vita? Avrebbe ascoltato il consiglio degli utenti, cercando l’aiuto di un professionista?”.
Ha dato la sua opinione la portavoce per i Paesi asiatici di Instagram, Ching Yee Wong: “I nostri pensieri e le nostre preghiere vanno tutte alla famiglia della ragazza. É nostra responsabilità garantire a chi utilizza Instagram un ambiente sicuro dove trovare il giusto supporto. Ricordiamo a tutti di segnalare attraverso i nostri strumenti o attraverso i servizi di emergenza eventuali comportamenti che mettono a rischio la sicurezza delle persone”
Non è la prima volta che Instagram è parte in causa di una tragedia. Nel 2017, Molly Russell ha deciso di suicidarsi a 14 anni. L’adolescente britannica che si suicidò dopo aver visto contenuti su autolesionismo e suicidio proprio su Instagram. La sua morte aveva suscitato un ampio dibattito sull’uso delle reti social da parte di bambini e sul controllo dei contenuti. Il padre dell’adolescente ha anche fondato un’associazione per prevenire i suicidi.
A febbraio Instagram, che vietava già tutte le pubblicazioni che incoraggiano o promuovono il suicidio o l’automutilazione, ha deciso di vietare le fotografie che mostrano ferite autoinflitte.
Voi unimamme sapevate del suicidio di questa ragazza della Malesia? Cosa ne pensate?
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