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Attualità

Compiti delle vacanze: meno compiti migliori i risultati

Published by
Valentina Crea

I dati del Pirls 2016 dimostrano che gli studenti a cui non ne vengono assegnati molti hanno valutazioni più alte rispetto a quelli che fanno molti compiti.

La scuola sta per terminare, mancano ormai pochi giorni alla fine delle lezioni per i tanti studenti italiani. Gli stessi studenti che si apprestano ad affrontare i compiti delle vacanze. Letture da fare a casa ed esercizi che servono per non perdere il “ritmo” e per tornare a scuola a settembre allenati.

Sembrerebbe, da una recente indagine, che gli studenti ai quali non ne vengono assegnati molti compiti hanno valutazioni più alte rispetto a quelle dei compagni sommersi dal lavoro da completare a casa.

Lo scorso anno, in previsione delle vacanze di Natale, il Ministro per l’istruzione, Bussetti, aveva inviato alle scuole una circolare nella quale invitava i docenti a non esagerare con i compiti: “Per la diminuzione dei compiti durante le vacanze, compiti che gravano sugli impegni delle famiglie e quindi vorrei dare un segnale. Penso a questi giorni di festività e ai ragazzi e alle famiglie che vogliono trascorrerle insieme”.

Diminuire i compiti a casa aiuta i ragazzi: i dati del Pirls 2016

Diminuire i compiti a casa per le vacanze sembra che sia un bene per gli studenti. É quello che si apprende da uno studio. Lo studio conferma che troppi compiti non aiutano i bambini ad ottenere risultati maggiori.

Secondo una recente indagine internazionale sugli apprendimenti in Lettura dei bambini di quarta elementare (il Pirls 2016), la cui banca dati è stata aggiornata qualche settimana fa, gli studenti a cui non vengono assegnati molti compiti hanno valutazioni più alte rispetto a quelle dei compagni sommersi dal lavoro da completare a casa.

L’indagine Progress in International Reading Literacy Study (PIRLS) è una rilevazione della literacy in lettura di studenti al quarto anno di scolarità che viene condotta ogni cinque anni. È diretta dall’International Association for the Evaluation of Educational Achievement (IEA), un’associazione internazionale indipendente di istituti di ricerca e agenzie governative nazionali di diversi Paesi.

L’edizione del 2016 è la quarta e vi hanno partecipato nel nostro Paese 3.940 studenti di classe quarta primaria, i quali hanno completato un test carta e matita di comprensione della lettura e hanno risposto a un questionario sul loro background e sulle loro esperienze nell’apprendimento della lettura a scuola.

Nell’indagine sulla competenza in Lettura dei bambini di quarta elementare, l’Italia è ai migliori posti della classifica, come riportato da Vanity Fair.  Al primo in assoluto si trova la Federazione Russa, seguita poi da Singapore.

Punteggi PIRLS ed età media nei Paesi dell’Unione Europea partecipanti a PIRLS
2016 . Credits: Rapporto NAzionale Pirls 2016

Altri Paesi con un punteggio medio significativamente superiore a 550, che rappresenta la soglia del livello Alto sulla scala di lettura , sono, in ordine decrescente, Hong Kong, Irlanda, Finlandia, Polonia, Norvegia, Inghilterra, Taipei Cinese, Lettonia e Svezia.

I dati confermano che gli alunni più tartassati dai compiti mostrano performance meno brillanti. Infatti, la media italiana è di 548 punti:

  • scendono a 543 punti nelle classi le cui maestre assegnano compiti a casa tutti i giorni,
  • salgono a 552 punti fra gli alunni tenuti a svolgerli una volta alla settimana o meno.

Una differenza ancora più marcata si osserva se si prendono in considerazione i minuti di impegno:

  • quando il compito ne richiede oltre 60, il punteggio scende a 531 punti,
  • se il compito richiede, per il suo svolgimento, meno di 15 minuti, si sale a 552 punti.

Quindi sembrerebbe meglio lavorare in classe che lasciare che gli studenti svolgano da soli troppi compiti a casa.

Gli esperti confermano lo studio: “Meglio fare i compiti a scuola”

Il docente ordinario di Pedagogia e Didattica Speciale all’Università di Bolzano e co-fondatore del Centro Studi Erickson di Trento, Dario Ianes, conferma il risultato di questo studio: “Bisogna che i bambini e i ragazzi lavorino a scuola, dove hanno a disposizione il tempo, gli insegnanti, i materiali, i compagni, la possibilità di fare domande e chiarire i dubbi. Inoltre, i compiti a casa accentuano le differenze tra gli alunni: chi ha una famiglia debole è più svantaggiato rispetto a chi ha genitori presenti e disponibili ad aiutarlo”.

Il pedagogo ribadisce il concetto che i compiti si devono fare a scuola: “La parte più importante dell’apprendimento va fatta a scuola. Fuori, gli alunni possono sviluppare la loro cultura leggendo, esplorando il mondo che li circonda, maturando come cittadini che usano il sapere appreso a scuola: se in classe imparo a leggere posso scegliere un libro, se imparo la storia dell’arte vado al museo. Insomma, cresco come cittadino.

Come riportato da Repubblica, il pedagogo, Benedetto Vertecchi, attribuisce questi risultati al lavoro fatto dagli insegnanti: “Quelli che lasciano meno compiti a casa e ottengono migliori risultati. Probabilmente privilegiano alla scuola dell’adempimento quella dell’apprendimento. Oggi la scuola richiede agli insegnanti una serie di adempimenti burocratici che assorbono parecchio tempo e coloro che curano in classe la lettura ad alta voce, ad esempio, che oggi è quasi del tutto abbandonata, ottengono migliori risultati“.

 

Voi unimamme siete a conoscenza di questi dati? Cosa ne pensate? E’ giusto assegnare tanti compiti durante le vacanze agli alunni?

 

Valentina Crea

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