La parola alla mamma che ha partorito nel boschetto della droga di Rogoredo.
Unimamme, ieri mi abbiamo parlato della vicenda di quella mamma che ha partorito un bimbo nel boschetto della droga di Rogoredo.
Questa donna ucraina, non ancora trentenne, ha assunto droga fino al momento del parto e così il piccolo è venuto alla luce in astinenza.
Ora madre e figlio sono assistiti presso la clinica Mangiagalli di Milano. Nel frattempo la Procura del Tribunale dei minorenni ha avanzato richiesta di adottabilità per il piccolo.
La mamma ventottenne è arrivata in Italia 4 mesi fa dopo aver trascorso 4 mesi a girare l’Europa con lo zaino in spalla. Ha svolto dei lavoretti e pare che abbia anche un altro figlio, di 7 anni, in Ucraina.
Quando è arrivata in clinica aveva ancora in tasca una dose, ma la tossicodipendenza dovrebbe essere recente.
Diverse associazioni e comunità si sono offerte di accogliere sia lei che il figlio, tra cui quella di San Patrignano.
“Una ragazza che partorisce nel bosco di Rogoredo è il simbolo della disperazione massima a cui può portare la tossicodipendenza” ha dichiarato Antonio Boschini, responsabile terapeutico di San Patrignano. L’uomo ha aggiunto: “vogliamo immaginare che questa nascita possa essere una rinascita per la ragazza stessa, un evento da cui possa trovare nuova forza”.
Da parte sua la ragazza, in un’intervista riportata sul Corriere ha dichiarato: “mio figlio è il sole che mi farà uscire da questo inferno“.
La donna non ha voluto rivelare chi sia il padre del piccolo.
Unimamme, cosa ne pensate dei nuovi aggiornamenti su questa vicenda di cui si parla su Huffington Post?
Secondo voi il Tribunale dei Minori dovrebbe affidarle il figlio dopo quanto successo?
Nelle sue attuali condizioni potrebbe assumersi la responsabilità di allevare un figlio?
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