Un bambino di soli tre anni è stato costretto a subire abusi sessuali da parte di due familiari. Quando si rifiutava le punizioni erano terribili.
Il padre e lo zio di un bambino avrebbero costretto il minore a subire violenze sessuali. Quando il piccolo si rifiutava le punizioni erano terribili: sigarette spente sul corpo, fango, escrementi e saliva spalmati sul corpo.
A denunciare questa vicenda orribile è stata la mamma del bambino che a seguito di alcune confessione del figlio si è immediatamente recata dai Carabinieri per sporgere denuncia. Le dichiarazioni del piccolo sono state ritenute attendibili dalla Procura ed i due uomini sono stati accusati di violenza sessuale aggravata e continuata e di maltrattamenti in famiglia.
Una storia assurda e di violenze contro un bambino di soli tre anni è avventa nel Salento. Un bambino sarebbe stato costretto, dallo zio e dal padre, a subire violenze sessuali.
Ad un suo rifiuto le punizioni inflitte erano assurde e vergognose: due uomini lo avrebbero percosso con pugni e schiaffi. Inoltre, se questo non fosse sufficientemente orribile, anche con sculacciate e pizzicotti, spalmandogli sul corpo escrementi, fango e saliva. Infine, in questa escalation di violenza, gli avrebbero spento sigarette sul corpo. Allucinante.
Il bambino era costretto a subire violenze e maltrattamenti da diversi anni, dal 2015 fino alla fine del 2017 quando é riuscito a dire tutto alla madre. All’epoca dei fatti il bambino aveva solo 3 anni. La donna, separata dall’uomo, ha deciso di recarsi dai Carabinieri per denunciare portando anche le registrazioni audio nelle quali il bimbo confessava di subire molestie sessuali dallo zio.
Quest’ultimo è stato accusato anche di detenzione di materiale pedopornografico. Avrebbe fotografato nudo il nipotino, conservando quattro foto all’interno del proprio telefono cellulare. Durante l’incidente probatorio, il piccolo ha parlato delle attenzioni che il padre gli avrebbe riservato.
Come riportato da Corriere Salentino, gli abusi si sarebbero consumati nei giorni in cui il bambino veniva affidato al padre sia all’interno della casa dei nonni paterni e sia in un casolare di campagna di loro proprietà poco distante dall’abitazione.
L’inchiesta si è avvalsa degli esiti di due incidenti probatori per potere cristallizzare le accuse in considerazione dell’età della vittima. In una prima fase, gli inquirenti si sono accertati che il bambino si potesse ritenere attendibile e che potesse testimoniare. Nella seconda fase, invece, il giudice ha disposto di valutare le accuse mosse dal piccolo allo zio.
In quella sede, a novembre scorso, il piccolo ha riferito di attenzioni particolari che gli avrebbe riservato anche il padre. Il giudice ha mandato l’avviso di chiusura dell’inchiesta, ma il padre e lo zio hanno ora venti giorni, a loro disposizione, per chiedere di essere interrogati o per produrre memorie difensive prima che il pm formalizzi la richiesta di rinvio a giudizio. I due uomini sono stati accusati di maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale aggravata.
Il bambino insieme alla madre si sono trasferiti al Nord Italia per allontanarsi dai due persecutori.
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