Mehmed, un bambino di 2 anni è morto a Milano per mano del padre. E’ questa la triste verità emersa sulla fine di un bambino.
“In via Ricciarelli 22 c’è un bambino che non respira più“: sono state queste le parole usate dal padre al 112 alle 6 del mattino di mercoledì.
Secondo le ricostruzioni della squadra mobile l’uomo ha ucciso il bambino intorno alle 3 del mattino, alle 6 ha chiamato il 112 e poi è scappato. Come vi abbiamo raccontato infatti all’arrivo della polizia accanto al corpicino del bambino c’era solo la madre, Silvija Zahirovic, una donna croata di 23 anni incinta.
Sono quindi iniziate le ricerche dell’uomo, Aliza Hrustic, 25enne italiano e anche lui di origini croate. L’uomo è stato poi rintracciato grazie al cellulare e fermato intorno alle 12.30 ma non era solo: con lui anche le due figlie di 3 e 1 anno.
“L’ho picchiato, poi l’ho visto morto, non credevo che l’avrei ucciso“: queste le parole dell’uomo ai pm, che ha anche ammesso di aver fatto uso di droga. “Non riuscivo ad addormentarmi, mi sono alzato e l’ho picchiato” ha confessato.
Disposta l’autopsia del piccolo per capire se i segni rinvenuti sul corpo del piccino siano riconducibili a violenze avvenuti nei giorni precedenti l’omicidio. Il bambino aveva infatti dei lividi, i piedi fasciati per via di alcune ustioni e una ferita alla testa. Secondo quanto riportato dalla moglie, inoltre, non era la prima volta che il papà lo picchiava: “quando mio marito fumava droga andava fuori di testa“.
Il capo della Mobile ha dichiarato che l’uomo ha agito in preda a un raptus.
“Si merita l’ergastolo. È un tipo irascibile e violento, la mia famiglia non gli parla da due anni, da quando mi ha aggredito senza motivo colpendomi alla testa con la fibbia della cintura. Ho ancora la cicatrice” ha raccontato un prozio.
Ora Hrustic è accusato di omicidio volontario aggravato e probabilmente sarà perseguito anche per maltrattamenti.
Tante le manifestazioni di vicinanza al bambino: “Non ti conoscevo ma per me sei un guerriero, ora sei un angelo nel cielo. Riposa in pace” si legge in un biglietto lasciato sul cancello dell’abitazione dove viveva il piccolo Mehmed. Tantissimi anche i fiori e i pupazzetti, si legge su Repubblica.
La domanda unimamme è sempre la stessa: non si poteva evitare questa tragedia?
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