Una mamma manager ha lasciato tutto per la solidarietà in Africa. La storia di Tiziana Bernardi.
Da manager a capo di una grande banca italiana divenuta una multinazionale a imprenditrice solidale in Africa. È la storia straordinaria di Tiziana Bernardi, che in Tanzania sta realizzando un vero e proprio miracolo, con un progetto organizzato insieme ad un locale monastero per il quale ha messo a disposizione le sue abilità manageriale e i suoi contatti internazionali.
Da direttore centrale e amministratore delegato di Unicredit, Tiziana Bernardi si è reinventata imprenditrice della solidarietà in Tanzania, una scelta maturata in poco tempo a seguito di una vicenda personale che l’ha toccata e cambiata profondamente. Una donna manager a capo di uno dei principali gruppi bancari italiani, con sedi anche in Europa, che lascia tutto per aiutare le comunità svantaggiate dell’Africa. Non si tratta di semplice beneficenza, ma di solidarietà organizzata in modo efficiente e pratico, manageriale.
Tutto è cominciato quando il marito di Tiziana Bernardi si è ammalato di un tumore grave che in un primo momento non aveva speranze di guarigione, poi per fortuna è sparito grazie ad alcuni farmaci sperimentali. L’esperienza ha provato Tiziana Bernardi, costretta a fermarsi e ripensare la sua vita. Così dopo la guarigione del marito, la donna è partita per la Tanzania con un gruppo di amici. Arrivata al monastero di Mvimwa, si è fermata per qualche giorno, si è confessata con uno dei monaci e da lì è nata una collaborazione che continua da tre anni. Dopo tre mesi, Tiziana Bernardi lasciava l’ambito posto di manager a Unicredit e si lanciava nel progetto per la comunità di una delle zone più arretrate della Tanzania. Una trasformazione sociale da realizzare attorno al monastero di Mvimwa.
La parola utopia non è ammessa, spiega Tiziana, “se vogliamo che un altro mondo sia possibile, l’unica cosa da fare è vivere come se già esistesse“. E lei ha fatto così, buttandosi a capofitto in un ambizioso progetto, sfruttando le sue abilità di manager e i contatti che si era creata in decenni di lavoro. “Ho scritto un enorme progetto – ha spiegato – affinché il monastero, che sorge nella regione più arretrata della Tanzania, sia protagonista della trasformazione sociale dei dieci villaggi intorno, abitati da 20mila persone, poi di tutto il distretto di Nkasi (320mila persone), infine dell’intera regione di Rukwa, un milione e mezzo di abitanti, il 60% dei bambini denutriti e una vita media di 50 anni. Perché un modello che in piccolo ha successo è sempre replicabile in grande“. Un cuore grande e una tenacia inossidabile. Per raggiungere questo obiettivo, Bernardi ha già stipulato contratti con università e imprese italiane e straniere, ha raccolto dati sul territorio, definito le strategie e gli obiettivi finali, tra i quali c’è anche la fondazione di un’università specializzata in Scienze della nutrizione infantile e in Agraria che sarà ospitata in un ex hotel di lusso, acquistato grazie alla generosità di un donatore italiano.
Per realizzare il suo progetto, Tiziana ha detto di aver cercato le “eccellenze professionali”. Così, oggi tra i suoi partner ci sono l’Università di Parma, il Campus Biomedico di Roma, il Politecnico di Milano e il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria), secondo una logica di reciproco interesse: “Loro aiutano noi, noi diamo ai loro studenti la materia per tesi di laurea e specializzazioni. Alla fine novanta benedettini africani hanno un partenariato che anche la Fao ci invidia“. “Io ho questo monastero – ha spiegato -, e con questo miro a cambiarti le sorti di un intero territorio“, senza bisogno di grandi capitali: medici, studenti, ingegneri, architetti, docenti universitari di varie discipline si sono pagati il viaggio e hanno condotto studi che a loro erano utili e al monastero non sono costati un euro.
È stata fondata la onlus “Golfini Rossi” (l’uniforme dei bambini delle primarie in Africa) che ha nell’organigramma “scienziati, architetti, chirurghi, nutrizionisti, ricercatori nella trasformazione industriale del cibo, tutti volontari“. È stato creato un Centro di tecnologia alimentare per la produzione della “pappa di Parma”, cibo iper nutriente che sarà prodotto da start up locali, così come l’essiccatore a pannelli solari, con 800 chili al giorno di portata, che permette di conservare gli alimenti in modo asettico, poiché non c’è energia elettrica nei villaggi e non esistono frigoriferi.
Nel frattempo, circa un centinaio di studenti italiani del Campus Biomedico e dell’ateneo di Parma, sotto la guida di medici e professori, sono impegnati a censire nei villaggi i bambini non registrati all’anagrafe e ad assistere malati e disabili, che presto saranno ospitati nel monastero in una casa ad hoc, con vitto, alloggio e un lavoro dignitoso. Invece, gli studenti di ingegneria bio-medica del Politecnico, dopo aver già progettato un sistema di mobile clinic, andranno a Mvimwa per studiare le disabilità e progettare un centro di riabilitazione motoria. Inoltre, entro il 2019 sarà rinnovato il dispensario del monastero, che diventerà un luogo di cura moderno, che darà lavoro a molti e terrà corsi per le neo mamme su nutrizione e igiene.
Tiziana Bernardi è nata a Nomadelfia, la comunità fondata da Don Zeno, i cui appartenenti vivono la fraternità evangelica. Date queste premesse, non deve essere un caso la sua scelta di solidarietà per la Tanzania.
Questa storia è stata raccontata da Avvenire.
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