Durante l’interrogatorio di Antonia, la madre di Deborah la 19enne che ha ucciso suo padre, emergono dei nuovi particolari. Antonia da sempre subiva violenze e maltrattamenti da parte dell’uomo, ha sempre cercato di difendere la figlia e la suocera anziana e malata, Maria. Una vita di botte e di maltrattamenti che le donne avevano, con un tacito accordo, deciso di sopportare per paura di essere divise.
Antonia Carassi durante un interrogatorio ha raccontato quello che ormai da più di 15 anni avveniva in quella casa, in quell’appartamento a Monterotondo. É lei che si è sempre occupata di portare avanti la casa, sia dal punto di vista economico e sia nella gestione quotidiana. Inoltre si occupa dell’educazione della figlia e delle necessità della anziana suocera che vive a casa con loro. Lavora anche fino a 10 ore al giorno, per 7 euro l’ora, pulendo le case degli altri nel paese. Come raccontato dal Corriere, è un’entrata appena sufficiente per andare avanti. Quello che guadagna si aggiunge ai pochi soldi che Deborah, con il lavoro al bar, riusciva a portare a casa e alla pensione della suocera.
Per Lorenzo Sciacquatori le donne erano considerate come se fossero una sua proprietà, come dichiarato da Antonia: “Ci ha sempre considerato come sua proprietà e quando viene qualcuno a trovarci, suoi amici o parenti, lo faceva notare. “Prendimi le sigarette, vai a cucinare, stai zitta”, mi diceva. E bastava niente perché alzasse le mani. Ma Lorenzo non era cattivo”.
Per Antonia la colpa degli atteggiamenti del marito è causata da alcol e droga: “Sì, aveva un animo buono, ma era vittima di alcol e droga. Io volevo salvarlo, pensavo di potercela fare”.
Antonia ha sposato Lorenzo che non aveva nemmeno 20 anni, si conoscevano da adolescenti. Poco dopo il matrimonio è nata Deborah e, alla sua nascita, inizia a diventare violento: “I primi pugni nella schiena, mentre allattavo, ancora me li ricordo”. Quando, nel 2002, Lorenzo perde il padre, la situazione lo manda fuori controllo. É Antonia che subisce più di tutti l’ira del marito per far crescere la figlia al meglio possibile. Per proteggere la figlia e poi anche la suocera decide di sopportare e di non denunciare. Solo nel 2014 la dedizione e la resistenza di Antonia vacillano. Decide di andare dai Carabinieri per denunciare il marito che ha anche precedenti per rissa, rapina e resistenza. L’uomo finisce in carcere per qualche mese e quando esce sembra cambiato. Ma la calma di Lorenzo non dura molto: “Pretendeva di avere rapporti, io accettavo per paura delle sue reazioni. Dicevo, meglio a me che a Deborah o Maria”.
Antonia si è però poi pentita di aver denunciato: “Quel giorno vennero i servizi sociali a casa. Mi fecero domande, presero tante informazioni su di me, la nostra condizione economica, i voti di mia figlia. Decisero che ero una madre “idonea”, ma da allora la paura non mi è mai passata. Paura che se fossero venuti di nuovo mi avrebbero tolto Deborah”.
Per gli inquirenti è una donna disperata, ma non riesce a distaccarsi dal marito. E’ talmente sottomessa da dirsi dispiaciuta ma non sollevata ora che tutto è finito. Per chi indaga, la donna ha bisogno di essere aiutata e di un lavoro per poter tornare a vivere.
Inoltre, Antonia cerca sempre di proteggere la figlia accollandosi la colpa: “È successo per colpa mia, lei non voleva ucciderlo”.
Deborah e Antonia non sono andate ai funerali di Lorenzo, su consiglio dell’avvocato che difende la 19enne per tenerle lontane dai riflettori. Al funerale hanno invece partecipato molti residenti di Monterotondo e gli anziani genitori ed il fratello di Antonia e la sorella della vittima. Il prete, durante l’omelia funebre, ha invitato i presenti al perdono: “Misericordioso è chi ha il coraggio di perdonare”. Molti gli applausi ed i cori per LOrenzo da parte dei presenti.
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