Il mercato delle adozioni: bimbi scambiati come oggetti negli Stati Uniti. Una realtà sconvolgente.
Bambini adottati e poi scaricati come un pacco, è una realtà sconvolgente che viene dagli Stati Uniti, dove diversi genitori si stancano dei figli adottivi e li affidano ad altre persone, spesso senza alcun controllo. Un vero e proprio mercato delle adozioni, che sfugge al controllo delle autorità e che è venuto alla luce sui social e soprattutto grazie ad alcuni attivisti che si sono impegnati a contrastarlo.
In inglese la parola “rehoming” significa letteralmente “trovare un’altra casa” e viene utilizzata per gli animali domestici, quando per vari motivi non si può più tenere un animale domestico e si è costretti a cederlo ad altri. Rehoming è la ricerca di una nuova casa per il nostro amico a quattro zampe, ma da qualche tempo questo termine viene impiegato anche per un altro tipo di ricollocamento: quello dei bambini e ragazzi adottivi non più desiderati dalle famiglie che li hanno adottati. Una situazione terribile che sta diventando un fenomeno preoccupante negli Stati Uniti.
Si chiama fallimento adottivo ed è un fenomeno molto più frequente di quanto si pensi. Si verifica quando un’adozione finisce male perché genitori adottivi e bambini adottati non riescono o non possono più a stare insieme per tutta una serie di problemi. Il bambino in questo modo esce dalla famiglia adottiva per essere affidato ad un’altra, se riesce a trovarla e se non è troppo grande con gli anni. Questa procedura viene seguita dai servizi sociali e dai tribunali dei minori. Accade in Paesi come l’Italia, dove le adozioni sono costantemente monitorate dai servizi sociali. Non è ovunque così, però.
Negli Stati Uniti, ad esempio, non è facile controllare gli spostamenti e i “ricollocamenti” dei bambini adottivi, per la vastità del Paese e soprattutto la diversità delle leggi da Stato a Stato, che complicano la questione, a causa della burocrazia, della mancanza di leggi uniformi e soprattutto di una regolamentazione a livello federale. Così, capita che genitori adottivi si sbarazzino troppo facilmente dei figli adottati che non desiderano più e soprattutto che questi bambini vengano dati in seconda adozione a famiglie non controllate e non idonee. Una realtà preoccupante e spaventosa che viene chiamata anche il “mercato delle adozioni“.
Negli Stati Uniti, secondo il governo americano, circa 1 adozione su 5 fallisce. Si stima che una siano tra il 10 e il 25 per cento, per le adozioni internazionali si arriva al 30%. I motivi più ricorrenti sono l’inadeguatezza dei genitori nel prendersi cura di un bambino con un passato difficile e di abbandono oppure il conflitto con i figli biologici. Per liberarsi dei figli adottivi c’è chi pubblica un annuncio su internet o si rivolge ad agenzie specializzate in ricollocamenti e che si spartiscono i bambini come in un mercato dell’usato. È stato grazie ad internet e alle reti sociali che questi scambi di bambini adottivi sono venuti alla luce. Un fenomeno prima sommerso.
Questo mercato dei bambini adottivi in Usa, come accennavamo, è facilitato da una mancanza di regolamentazioni precise e dalla frammentazione delle leggi americane, diverse per ciascuno Stato. Lo scambio viene fatti agevolato dal trasferimento dei bambini in uno Stato diverso da quello in cui sono stati adottati. Le adozioni, infatti, anche negli Usa sono gestite dai tribunali e l’idoneità dei genitori adottivi viene accertata dai servizi sociali. Tuttavia è facile aggirare i controlli. Un modo per ricollocare i bambini presso altre famiglie, aggirando i controlli, è quello di ricorrere alla firma di una procura: con una dichiarazione autenticata i genitori adottivi comunicano che il bambino viene affidato alle cure di un altro adulto. Questo sistema era stato pensato per consentire ai genitori che hanno difficoltà temporanee nel tenere i figli con loro di mandarli a vivere per qualche tempo presso un parente di fiducia. Un sistema che oggi viene usato con ben altre finalità, per sbarazzarsi rapidamente dei figli adottivi non più graditi e affidarli ad altri, anche estranei di cui non si conosce nulla. Un escamotage fuori da ogni regola e controllo. Con la firma della procura i nuovi genitori adottivi possono iscrivere i figli a scuola e ottenere anche sussidi statali, senza alcun controllo da parte delle autorità sulla loro idoneità all’adozione.
Addirittura vecchie e nuove famiglie adottive si scambiano i bambini su piattaforme social, come i gruppi Facebook e Yahoo che hanno agevolato questo mercato. I bambini vengono presentati con tanto di scheda, come quella di un prodotto da acquistare, con l’indicazione del nome, dell’età, dello stato di salute, delle caratteristiche del carattere e dei pregi.
Il quotidiano Avvenire ha dedicato al tema un’inchiesta, che risale ormai a un anno fa, in cui vengono citati esempi di annunci di bambini da dare in adozione. Come la scheda di Noralyn, 13 anni, descritta come bambina “pragmatica e compassionevole. Sa cucinare, è in grado di preparare piccoli piatti da sola. È gentile, dolce e sa aiutare gli anziani e i disabili. Fa di tutto per rendersi utile e farsi voler bene. Non è timida ed è brava in disegno. È sana e in forma. Ha una buona igiene personale“. E così via.
Diversi sono gli annunci di questo tipo, così come gli eventi aperti al pubblico degli aspiranti genitori adottivi in cui i bambini in cerca di famiglia vengono presentati e spesso obbligati a tenere numeri da circo per catturare l’attenzione e compiacere i possibili futuri genitori.
Senza contare il rischio dei predatori sessuali: sedicenti genitori adottivi che in realtà hanno altre finalità e sono disposti a pagare anche diverse migliaia di dollari per acquistare un bambino. E i vecchi genitori adottivi disposti a cedere i figli senza alcuna remora e disposti perfino a farsi pagare.
Noi unimamme rabbrividiamo di fronte a questo fenomeno. Bambini ceduti come oggetti, esposti al pubblico come si faceva una volta al mercato degli schiavi, presentati con una sorta di scheda tecnica come fossero prodotti da acquistare. Bambini che sembrano più dover fare da assistenti o da servi delle nuove famiglie che li vogliono adottare, piuttosto che entrare a farne parte come figli da amare incondizionatamente. Voi unimamme che ne pensate?
Per fortuna, attivisti, psicologi, avvocati e giudici americani stanno lavorando per impedire il fenomeno delle seconde adozioni e per costringere i politici ad adottare nuove e più severe regolamentazioni.
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