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Attualità

Stuprata da piccola si lascia morire a 17 anni: la storia di Noa

Published by
valeria bellagamba
Noa Pothoven

Ragazza si lascia morire a 17 anni: non aveva mai superato il trauma dello stupro da piccola, troppo dolorose le sofferenze psichiche.

Una vita segnata dalle violenze sessuali ha spinto una ragazza olandese di soli 17 anni, affetta da gravi sofferenze psichiche, a chiedere l’eutanasia. Secondo quanto riportato dai media stranieri, la ragazza avrebbe smesso di mangiare e bere fino a morire domenica scorsa. Le autorità olandesi non hanno mai concesso l’eutanasia, contrariamente a quanto era stato detto in un primo momento.

Ragazza olandese chiede l’eutanasia e poi si lascia morire a 17 anni per le troppe sofferenze psichiche

Una vita troppo dolorosa per essere vissuta, a soli 17 anni. Così Noa Pothoven, una ragazza olandese di Arnhem, ha deciso che era arrivato il momento di farla finita e dopo una lunga battaglia ha deciso di morire.

L’Olanda nel 2004 ha approvato il “protocollo di Groningen” sull’eutanasia infantile, che può essere autorizzata dai 12 anni, ma solo dopo che un medico abbia certificato che la sofferenza del paziente è insopportabile e senza via di uscita.

Due anni prima l’Olanda era stato il primo Paese europeo ad introdurre l’eutanasia legale. Nel 2017, circa 6.585 persone hanno chiesto e ottenuto l’eutanasia nel Paese, circa il 4,4 per cento dei decessi totali, secondo un comitato che monitora il fenomeno.

Noa è morta in casa, domenica scorsa, circondata dai suoi cari. Cosa può spingere una ragazza così giovane ad una scelta tanto tragica? Una ragazza che non soffriva di malattie terminali.

Noa aveva subito tre episodi di violenze sessuali tra l’infanzia e la prima adolescenza. A 11 anni era stata molestata alla festa di una compagna di scuola, poi ancora una volta ad un’altra festa di adolescenti. A 14 anni aveva subito lo stupro vero e proprio, con un’aggressione per strada da parte di due uomini nel quartiere Elderveld della sua città. La piccola Noa aveva subito un trauma tanto grave da non essere in grado di denunciare i suoi stupratori. All’inizio provava paura e vergogna, poi finalmente un anno fa ha deciso di denunciare di sporgere denuncia.

Questo però non ha evitato alla povera Noa le sofferenze e gli strascichi di un trauma gravissimo mai elaborato. “Rivivo quella paura e quel dolore ogni giorno“, aveva detto un anno fa. “Il mio corpo si sente ancora sporco“.

Anni di sofferenze psichiche e di depressione che per Noa erano diventate insopportabili. La ragazza aveva detto ai media olandesi di non sopportare più di vivere a causa della sua depressione. A seguito della violenza subita, soffriva anche di stress post traumatico e di anoressia.

Noa Pothoven (Instagram)

Noa era attiva sul web, gestiva un blog e un profilo Instagram, in cui si raccontava e cercava di superare il suo dolore. Aveva scritto anche un’autobiografia, intitolata Vincere o imparare, in cui descriveva i tentativi per superare i suoi disturbi. Con il libro Noa voleva aiutare i giovani più vulnerabili a lottare per la vita e allo stesso tempo si lamentava che in Olanda non ci fossero strutture specializzate dove gli adolescenti potessero ottenere supporto fisico o psicologico in casi simili.

Su Instagram, pochi giorni prima di morire, Noa scriveva: “È finita, non ero viva da troppo tempo, sopravvivevo e ora non faccio più neanche quello. Respiro ancora, ma non sono più viva“. Come riporta Repubblica. Poco prima di morire  ha scritto: “…non inviatemi messaggi perché non posso gestirli e non cercate di convincermi che sto sbagliando, questa è la mia decisione ed è definitiva”.

Non possiamo entrare nel merito di quanto dolore provasse la ragazza, ma immaginare che la soluzione a questa sofferenza sia porre fine alla vita è una questione che come psichiatra ritengo abbastanza inconcepibile“, ha affermato il dottor Giuseppe Nicolò, direttore del Dipartimento di Salute Mentale Asl Roma 5, intervistato dall’Huffington Post. Secondo il professore, la 17enne andava aiutata in altro modo, non certo lasciandola morire.

Le conseguenze dell’abuso sessuale infantile, spiega l’Istituto Beck, durano quasi tutta la vita di una persona e causano diversi problemi: dai disturbi alla salute mentale, come il disturbo da stress post traumatico, ansia, depressione, tendenze suicide, disturbi di personalità e abuso di sostanze, ai problemi di salute fisica, come la maggiore esposizione alle malattie, inclusi i problemi psicosociali, come i problemi familiari e sul lavoro e l’essere stati in carcere. Accanto a tutte queste conseguenze, scientificamente provate, c’è chi afferma che lo stupro, in particolare sui bambini, sia equivalente a una morte. Un crimine tanto grave che meriterebbe pene adeguate.

Che ne pensate unimamme?

Leggi anche –> Pedofilia e abusi sessuali: i numeri preoccupanti di Telefono Azzurro

valeria bellagamba

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