Uno studio del Wwf ha rivelato che ogni anno ingeriamo circa 260 grammi di plastica. Le maggiori contaminazioni nell’acqua, nella birra e nel sale.
Diversi studi hanno dimostrato come i nostri mari siano inquinati dalla plastica. Ad esempio, l’Ocean Conservancy, l’associazione per la salvaguardia degli oceani, ha dichiarato che l’80% dei rifiuti in plastica presenti nell’oceano deriva da rifiuti prodotti sulla terraferma. Questi rifiuti raggiungono facilmente il mare e vengono confusi come cibo da parte dei pesci e dagli altri animali marini. É stata trovata nel 59% nello stomaco degli uccelli marini, nel 100% delle specie di tartarughe marine e nel 25% dei pesci presi a campione dai mercati ittici di tutto il mondo.
Adesso, uno studio dell’Università australiana di Newcastle ha rivelato che ogni anno ingoiamo oltre 250 grammi di materiale plastico. Contaminazioni nelle acque, nella birra, nel sale, nel pesce e nei frutti di mare. Lo studio è stato commissionato dal Wwf ed il direttore internazionale ha dichiarato che è importante fare un’azione urgente a livello di governi, di imprese e di consumatori.
Dallo studio richiesto dal Wwf all’Università di Newcastle a nord di Sydney si è riscontrato che anche l’uomo mangia la plastica. Lo studio “No Plastic in Nature: Assessing Plastic Ingestion from Nature to People” ha combinato i dati di oltre 50 precedenti ricerche ed ha rivelato che si ingeriscono fino a 2000 minuscoli frammenti per settimana, che corrispondono a circa 5 grammi. Una quantità che può essere paragonata con il peso di una carta di credito. Le particelle di plastica, nella maggior parte dei casi, finiscono nel nostro corpo attraverso l’acqua che beviamo, sia quella in bottiglia e sia quella del rubinetto.
La microplastica, come riportato da il Sole 24 ore, è presente nelle acqua di tutto il mondo, da quelle in superficie fino a quelle nelle falde. Anche in alcuni alimenti, come frutti di mare, birra e sale, sono stati registrati elevati livelli di plastica.
Il direttore internazionale del Wwf, Marco Lambertini, ha dichiarato: “I risultati segnano un importante passo avanti nel comprendere l’impatto dell’inquinamento da plastica sugli esseri umani e devono servire da campanello d’allarme per i governi. Mentre le ricerche indagano sui potenziali effetti negativi sulla salute umana è chiaro a tutti che si tratta di un problema globale, che può essere risolto solo affrontando le cause alla radice. Se non vogliamo plastica nel corpo, dobbiamo fermare i milioni di tonnellate di plastica che continuano a diffondersi nella natura. È necessaria un’azione urgente a livello di governi, di imprese e di consumatori, e un trattato globale con obiettivi globale”.
Per il Wwf, i risultati dello studio sono da considerare parziali perché la contaminazione da plastica di alimenti come latte, riso, grani, mais, pane, pasta ed oli non è stata ancora studiata.
Il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, l’Unep, ha stimato che l’impatto dell’inquinamento della plastica sull’ecosistema marino è di circa 8 miliardi di dollari all’anno.
Dal 2000 è stata prodotta tanta plastica quanto è stata prodotta negli anni precedenti ed un terzo è finita nell’ambiente. La produzione di plastica “vergine” è aumentata di 200 volte a partire dal 1950 ed è cresciuta del 4% all’anno dal 2000.
Secondo le stime, nel 2030 la produzione di plastica aumenteranno del 40%. Più del 75% di tutta la plastica prodotta è catalogabile come rifiuto. Se nulla cambia i vari oceani conterranno una tonnellata di plastica ogni tre tonnellate di pesce entro il 2025.
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