La Corte Costituzionale ha dichiarato che la questione, sollevata dai Tribunali di Bolzano e Pordenone, su caso di due donne che chiedevano la possibilità di effettuare la fecondazione eterologa, non può essere accettata.
La norma che vieta la fecondazione assistita alle coppie dello stesso sesso è legittima e non va a violare nessun principio della Costituzione. La legge è la n°40 del 2004 che è stata modificata da diverse sentenze, ma su questo punto non ammette cambiamenti.
Lo ha stabilito la Corte Costituzionale quando si è riunita in camera di consiglio per discutere le questioni sollevate dai Tribunali di Pordenone e di Bolzano sulla legittimità costituzionale della legge 40, nella parte in cui si vieta alle coppie omosessuali di accedere appunto alle tecniche di procreazione medicalmente assistita.
Come riportato dal quotidiano Avvenire, la norma non è in contrasto con i principi costituzionale invocati dai due tribunali. La questione di legittimità costituzionale era stata sollevata durante le cause intentate da due coppie di donne. Le donne sono unite civilmente e chiedevano di poter fare ricorso alla fecondazione assistita eterologa. Le rispettive Asl, però, hanno respinto le domande seguendo la norma di legge n°40.
L’avvocata di una delle due coppie, Maria Antonia Pili, si era rivolta alla Corte Costituzionale sostenendo che il divieto per le coppie dello stesso sesso è “illegittimo e discriminatorio” perché costringe ad “andare per forza all’estero”.
Della stessa opinione anche l’avvocato che segue l’altra coppia, Alexander Schuste: “Divieto irragionevole, privo di razionalità. Sono molteplici i principi costituzionali e internazionali violati dalla legge 40, che non consente a due donne affette da patologie di formare una famiglia”.
Dichiarazioni che sono state dichiarate non fondate dall’ufficio stampa della Corte Costituzionale.
Il segretario generale di Arcigay, Gabriele Piazzoni, ha dichiarato a FanPage: “Sarà necessario attendere le motivazioni che hanno spinto la Corte Costituzionale a rigettare le pregiudiziali di incostituzionalità per capirne a fondo le ragioni, ma questa sentenza non ci fermerà dal continuare la battaglia contro questa discriminazione nell’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita a danno delle coppie dello stesso sesso, un’esclusione ingiustificata, che nei principali Paesi dell’Europa occidentale è stata superata ormai da anni“.
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