Il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, ha illustrato a Roma il rapporto annuale dell’istituto di statistica. I dati che sono emersi sono sconfortanti, secondo il rapporto nel 2018 sono stati iscritti all’anagrafe per nascita 439mila bambini, quasi 140mila in meno rispetto al 2008. Anche il contributo nascita dei cittadini stranieri sta lentamente diminuendo.
Il presidente dell’Istat ha confermato, con dati alla mano, che l’Italia sta vivendo un vero e proprio declino demografico. Il declino è iniziato nel 2015, ma si sta trasformando “un vero e proprio calo numerico di cui si ha memoria nella storia d’Italia solo risalendo al lontano biennio 1917-1918, un’epoca segnata dalla Grande Guerra e dai successivi drammatici effetti dell’epidemia di ‘spagnola’”.
Inoltre aggiunge il presidente, “a limitare gli effetti del calo demografico è il saldo migratorio con l’estero, positivo da oltre 40 anni”, nel 2018 si stima un saldo positivo di oltre 190mila persone, come riportato da Il Fatto Quotidiano.
Come si legge da rapporto dell’Istat, dal 2015 la popolazione residente è in calo e si entra così nella fase del declino demografico. Al 1° gennaio 2019, si stima che la popolazione ammonti a 60 milioni 391 mila residenti, oltre 400 mila in meno rispetto al 1° gennaio 2015.
Il numero di cittadini italiani scende a 55 milioni 157 mila, mentre i cittadini stranieri residenti sono 5 milioni 234 mila.
Senza la presenza degli stranieri, la recessione demografica sarebbe iniziata già diversi anni fa, negli anni ’90. Negli ultimi tre anni, il saldo migratorio è in leggere ripresa dopo una fase di diminuzione legata alla lunga crisi economica che si è avviata nel 2008.
É stato stimato che anche i cittadini stranieri tendono a fare meno figli: “Il contributo dei cittadini stranieri alla natalità della popolazione residente si va lentamente riducendo. Dal 2012 al 2017 diminuiscono, infatti, anche i nati con almeno un genitore straniero (oltre 8mila in meno) che scendono sotto i 100mila (il 21,7% del totale). La popolazione straniera residente sta a sua volta invecchiando: considerando la popolazione femminile, la quota di 35-49enni sul totale delle cittadine straniere in età feconda passa dal 4,7% del primo gennaio 2008 al 52,4% del primo gennaio 2018″.
Gli iscritti all’anagrafe dall’estero si sono ridotte da 494 mila del 2008 a 349 mila del 2018, mentre le cancellazioni dall’anagrafe per l’estero sono aumentate in maniera marcata, passando da 62mila a 160mila nel decennio. Dal riscontro anagrafico, il saldo migratorio netto con l’estero si è quindi ridotto a 190mila unità nel 2018 (era di 433 mila unità nel 2008). Il saldo migratorio positivo limita gli effetti del calo demografico dovuto al saldo naturale negativo, stimato pari a 187mila nel 2018.
Gli esperti fanno sapere che l’Italia invecchia e non si fanno più tanti figli. Si stima che: “Nel 2050, la quota dei 15-64enni potrà scendere al 54,2% del totale, circa dieci punti percentuali in meno rispetto a oggi. Si tratta di oltre 6 milioni di persone in meno nella popolazione in età da lavoro. L’Italia sarebbe così tra i pochi Paesi al mondo a sperimentare una significativa riduzione della popolazione in età lavorativa”.
Il calo demografico è anche da una diminuzione della popolazione femminile: “Sono stati iscritti in anagrafe per nascita oltre 439mila bambini, quasi 140mila in meno rispetto al 2008 e 10mila in meno rispetto allo scorso anno”.
Il 45% delle donne tra i 18 e i 49 anni, sono dati del 2016, non ha ancora avuto figli: “La diminuzione della popolazione femminile tra 15 e 49 anni osservata tra il 2008 e il 2017, circa 900mila donne in meno, spiega circa i tre quarti del calo di nascite che si è verificato nello stesso periodo. La restante quota dipende dalla diminuzione della fecondità (da 1,45 figli per donna del 2008 a 1,32 del 2017)”.
É stato riscontrato anche un calo tra genitori entrambi italiani: “La diminuzione delle nascite è attribuibile prevalentemente al calo dei nati da coppie di genitori entrambi italiani, che scendono a 359mila nel 2017 (oltre 121mila in meno rispetto al 2008). Per le donne e le coppie, la scelta consapevole di non avere figli è poco frequente, mentre è in crescita la quota delle persone che sono costrette a rinviare e poi a rinunciare alla realizzazione dei progetti familiari a causa delle difficoltà della propria condizione economica e sociale“.
Un altro dato preoccupante riguarda i giovani: “I giovani di oggi escono dalla famiglia di origine sempre più tardi. Al 1° gennaio 2018 i giovani dai 20 ai 34 anni sono 9 milioni 630 mila, il 16% del totale della popolazione residente; rispetto a 10 anni prima sono diminuiti di oltre 1 milione 230 mila unità (erano il 19% della popolazione al 1° gennaio 2008). Più della metà (5,5 milioni), celibi e nubili, vive con almeno un genitore”.
I ragazzi tendono a stare di più a casa perché non riescono ad avere una propria indipendenza economica dovuta al protrarsi degli studi, alle difficoltà nel trovare un’occupazione adeguata o all’incapacità di sostenere le spese per un’abitazione. In molti, decidono di non abbandonare la casa d’origine perché vogliono prima cercare garanzie e stabilità.
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