Ragazza di 18 anni violentata dal branco in Spagna, arriva la condanna per gli stupratori.
Nella primavera del 2018 il caso aveva suscitato clamore e accese proteste in Spagna: una ragazza di 18 anni aveva subito uno stupro di gruppo nel 2016 durante la famosa festa di San Fermin a Pamplona, ma i suoi aguzzini erano stati condannati solo per abusi sessuali a 9 anni di carcere ciascuno.
La sentenza era stata pronunciata dal tribunale di Navarra aveva suscitato forte indignazione in tutta la Spagna, con accese proteste e manifestazioni pubbliche che hanno visto la partecipazione anche di uomini.
Ora a poco più di un anno di distanza da quella sentenza, per la vittima è arrivata un po’ di giustizia.
La Tribunale Supremo di Spagna ha ora condannato a 15 anni di carcere gli autori dello stupro di gruppo avvenuto a Pamplona nel 2016 ai danni di una ragazza di 18 anni durante i festeggiamenti per San Firmin, la celebre festa con la corsa dei tori.
La diciottenne, una giovane di Madrid che era a Pamplona per la festa, era stata aggredita da 5 uomini, che l’avevano afferrata, trascinata nell’androne di un palazzo e qui l’avevano violentata in gruppo una decina di volte, con penetrazione vaginale e anale.
I cinque uomini venivano da Siviglia: José Ángel Prenda, Alfonso Cabezuelo, Antonio Manuel Guerrero, Jesús Escudero e Ángel Boza. Quattro di loro avevano già precedenti penali e uno fa parte addirittura della Guardia Civil, la polizia spagnola.
I cinque stupratori avevano anche ripreso le scene della violenza di gruppo con un cellulare, inviando le immagini ad un gruppo WhattsApp chiamato “la Manada“, in spagnolo il branco, che ha dato anche nome al caso.
Dopo lo stupro di gruppo, la vittima era stata ritrovata in lacrime, paralizzata dal terrore tanto da non riuscire a chiedere aiuto.
Quando il caso è andato a processo, il Tribunale di Navarra aveva condannato i cinque stupratori a 9 anni per il reato di abuso sessuale e non di aggressione sessuale, che comprende anche i casi di stupro, non riconoscendo la violenza o l’intimidazione. Secondo i giudici la ragazza non si era difesa, quindi non si trattava di stupro.
La sentenza, però, scatenò una vera e propria sollevazione popolare. Con una imponente manifestazione ben 35mila persone protestarono davanti al tribunale di Pamplona. Perfino le suore di clausura del convento delle carmelitane scalze di Hondarribia mandarono un messaggio di solidarietà alla ragazza violentata: “Sorella, io ti credo”.
Il clamore suscitato dal caso aveva spinto l’allora governo del conservatore Mariano Rajoy a convocare una commissione di giuristi per valutare l’abolizione della distinzione fra il reato di abuso sessuale e quello di stupro.
Ora, con la nuova sentenza del Tribunale Supremo spagnolo (corrispondente alla nostra Corte di Cassazione) gli imputati dovranno scontare 15 anni di reclusione.
Uno di loro è stato condannato a 2 anni di carcere in più per aver rubato con intimidazione il telefono cellulare della vittima.
La sentenza è definitiva e ha riconosciuto “lo scenario intimidatorio” dei fatti, spiegando che anche se la vittima non si è difesa non ha mai acconsentito agli atti sessuali.
La vicenda è stata riportata da Adnkronos, citando i giornali spagnoli.
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