Silvia Romano potrebbe essere stata rapita perchè avrebbe effettuato denunce di pedofilia in Kenya dove faceva la volontara per diverse Onlus.
Il 20 novembre del 2018, la nostra connazionale, Silvia Romano è stata rapita a Chakama, una cittadina del Kenya. É stata prelevata con la forza dalla sede dell’organizzazione per la quale lavorava, la Onlus “Africa Miele”. Per il suo rapimento sono in carcere tre persone, ma sono solo gli esecutori e non i mandanti. Forse rapita per delle denunce di pedofilia.
Perché la 23 enne Silvia Romano sia stata rapita, ormai sette mesi fa, ancora non è ancora chiaro. Dalle ultime inchieste, sembrerebbe che la giovane sia scomparsa perché avrebbe denunciato dei casi di pedofilia e delle molestie che avvenivano in Kenya. Come riportato da il Fatto Quotidiano, la polizia di Nairobi ha formulato tre ipotesi sul perché la ragazza sia stata rapita:
Ci sono state tante incongruenze durante le indagini che si sono svolte dopo la sua scomparsa. La prima è che Silvia si è recata altre volte in Africa ed aveva soggiornato più volte alla guest-house Marigold, nel centro di Mombasa. Una prima volta il 22 settembre e poi la notte tra il 5 e il 6 novembre, come risulta dai registri. Però in quell’albergo gli investigatori non hanno mai indagato, come confermato anche dal figlio della proprietaria: “Quando abbiamo saputo del rapimento della ragazza, pensavamo di ricevere la visita di qualche investigatore, ci siamo meravigliati, non è comparso nessuno“.
Dall’inchiesta del Fatto Quotidiano è emersa una figura che potrebbe essere importante per capire il motivo per cui Silvia sia stata rapita. Si tratta di un 31enne di Seregno, un paese della bassa Brianza, Davide Ciarrapica che si occupa di gestire un centro per bambini a Likoni, un villaggio non distante da Mombasa.
Silvia conosce Davide ad una festa di beneficenza nel suo primo viaggio in Africa, il 22 luglio e decide di seguirlo per aiutarlo con la sua comunità di bambini. Il 31enne
aveva poi raccontato alle autorità che proprio durante quel viaggio in aereo la ragazza gli era saltata addosso, come dichiarato da un investigatore keniota che racconta l’accaduto: “Senza alcun pudore Davide, durante un colloquio il 15 maggio scorso, racconta che Silvia, durante il viaggio in aereo, gli è saltata addosso. Piuttosto strano, mi è sembrato un modo per screditarla ai miei occhi. Io non gli ho creduto”.
La volontaria era rimasta nel centro per circa un mese, per poi fare ritorno in Italia, ma solo per pochi mesi. Il 5 novembre era ritornata in Africa, ad attenderla in aeroporto c’era proprio Ciarrapica, con cui aveva trascorso solo un giorno, per poi andare a Chakamacon due volontari della Africa Milele, la onlus con cui poi ha lavorato. E proprio da Chakamacon è poi sparita.
Ed è proprio quello che succedeva nel centro che potrebbe essere la causa del rapimento di Silvia. Uno degli inquirenti kenioti ha raccontato: “Abbiamo avuto indicazioni sul fatto che Silvia manifestasse un certo disagio nei confronti della struttura dove, secondo lei, si sarebbero verificate molestie nei confronti dei piccoli ospiti. Quell’organizzazione è guardata con una certa benevolenza dalle autorità locali. Il socio e amico di Davide Ciarrapica, nonché proprietario della villa che la ospita, Rama Hamisi Bindo, è figlio di un famoso politico e gode di protezioni insospettabili”.
Un altro dato importante è un messaggio vocale di WhatsApp che Silvia ha inviato a Lilian Sora, fondatrice di Africa Milele. La ragazza affermava di essersi andata alla polizia locale per denunciare “atteggiamenti equivoci nei confronti di alcune bambine” da parte di un uomo, Francis Kalama, un pastore anglicano. Quest’ultimo però, oltre a essere sparito nel nulla, non è mai stato arrestato.
Inoltre la giornalista del Il Fatto Quotidiano racconta di aver incontrato, nel centro di Likoni una mamma che conosceva bene Silvia. La mamma ha dichiarato, mentre piangeva a dirotto che: “Le voglio bene, le voglio bene. Spero che torni presto. Io avevo tre bambine in quella struttura, poi le ho ritirate. Perché? Accadevano cose poco corrette e imbarazzanti. Tornate a casa, le mie figlie riferivano di strani atteggiamenti di Davide e del suo socio, Rama Hamisi Bindo”.
Sembrerebbe che il rapimento sia stato messo in atto non per ottenere un riscatto, ma soltanto per non far parlare Silvia.
A seguito dell’inchiesta, Davide Ciarrapica, fondatore e volontario di Orphan’s Dreams Onlus, nega le accuse contro la sua Onlus e i presunti casi di pedofilia e molestie di cui Silvia Romano era venuta a conoscenza.
A Tg Com 24 ha respinto le accuse, affermando che: “La struttura nella quale collaboro è aperta a tutti, la documentazione a disposizioni di tutti. Ho già collaborato con le autorità e lo farò ogni volta che sarà necessario. Non posso accettare che un progetto di aiuto e assistenza bello come Orphans’s Dream possa essere infangato in questo modo“.
Inoltre ha dato la sua opinione sul rapimento di Silvia Romano, alla domanda se la causa può essere perché abbia denunciato i casi di pedofilia e di molestie, ha risposto: “Potrebbe essere. In Kenya questa è una situazione reale e concreta e che indubbiamente deve essere contrastata ma nessuna Onlus e nessun volontario, né italiano né straniero, è assolutamente coinvolto. L’uomo a cui Silvia fa riferimento nel suo messaggio vocale, Francis Kalama, è un pastore anglicano che si trovava a Marafa, un villaggio distante tre e ore e mezzo da luogo dove si trova la mia struttura. Un nome che ho sentito solamente quando è uscita la notizia della denuncia di Silvia“.
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