Bambini tolti alle famiglie con lavaggio del cervello e torture per darli in affidamento. Scandalo in Emilia Romagna.
Un’inchiesta su bambini tolti alle famiglie in modo illecito sta scuotendo la provincia di Reggio Emilia e l’Italia tutta con racconti di abusi e maltrattamenti. Un’inchiesta che vede coinvolti assistenti sociali, medici, psicologi e anche politici, tutti responsabili secondo le accuse in un vero e proprio traffico di minori per darli in affidamento, in modo illecito, ad altre famiglie.
Si chiama “Angeli e Demoni” l’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore di Reggio Emilia Valentina Salvi e che ha coinvolto 100 carabinieri su un presunto giro d’affari che coinvolgerebbe bambini sottratti illecitamente alle loro famiglie, anche con abusi e maltrattamenti, per darli in affidamento ad altre. Una vicenda che sta scuotendo profondamente l’opinione pubblica per la vastità e la gravità degli abusi, reiterati da quella che sarebbe una vera e propria organizzazione criminale.
Saremmo di fronte a un sistema senza scrupoli che obbligava i piccoli, con lavaggio del cervello e maltrattamenti, a denunciare le violenze che i genitori non avevano mai commesso nei loro confronti per farli allontanare dalle loro famiglie e darli in affidamento ad altre.
Il caso è scoppiato nella provincia di Reggio Emilia e, secondo le indagini, coinvolgerebbe la rete dei servizi sociali della Val D’Enza insieme ad una Onlus piemontese, con gli operatori che avrebbero redatto delle relazioni false, denunciando abusi inesistenti di alcuni genitori nei confronti dei loro figli, per darli in affido retribuito ad amici e conoscenti.
Per fare dire ai bambini che i genitori avevano abusato di loro, i piccoli sarebbero stati sottoposti a vero e proprio lavaggio del cervello e torture. Secondo le accuse della Procura, i bambini venivano suggestionati durante sedute di psicoterapia anche con l’uso di impulsi elettrici.
I fatti risalgono ad alcuni anni fa. I bambini, oggi adolescenti, sarebbero stati allontanati dalle famiglie in modo fraudolento, costruendo prove fittizie degli abusi dei loro genitori attraverso relazioni false, redatte da parte degli assistenti sociali, e con alterazioni dei disegni dei bambini, in modo da far apparire connotazioni e organi sessuali là dove non c’erano. Secondo le accuse, assistenti sociali e medici avrebbero alterato la percezione e il ricordo dei bambini, anche molto piccoli, travestendosi da personaggi cattivi delle favole che rappresentavano i genitori intenti a fare loro del male o abusare di loro. I falsi ricordi degli abusi sarebbero stati indotti anche con le stimolazioni tramite elettrodi, di quella che psicologi, psichiatri e assistenti sociali chiamavano “Macchinetta dei ricordi“. Una stimolazione con impulsi elettrici con cui sarebbe stato “alterato lo stato della memoria” dei bambini poco prima dei colloqui giudiziari, in cui avrebbero dovuto testimoniare contro i genitori.
Questi, secondo procura e carabinieri, sarebbero stati i metodi adottati per allontanare i bambini dai genitori per poi mantenerli in affido e assegnarli ad un circuito di cure private a pagamento della Onlus piemontese coinvolta.
Negli anni in cui i bambini erano stati allontanati dalla famiglia, gli assistenti sociali coinvolti in questo giro di affari criminali non avrebbero consegnato loro le lettere e i regali inviati dalle famiglie di origine. I carabinieri li hanno trovati in un magazzino dove erano stati accatastati e che è stato sequestrato.
Le indagini risalgono a poco meno di un anno fa, sono partite alla fine dell’estate del 2018, a seguito di una quantità anomala di denunce, da parte dei servizi sociali coinvolti, per ipotesi di reati di abusi sessuali e violenze a danni di minori commessi dai genitori. Le indagini sui presunti abusi portavano poi alla totale infondatezza di quanto segnalato. Così è partita l’inchiesta che ha svelato numerosi falsi documentali, trasmessi all’autorità giudiziaria per le denunce, e redatti con la complicità di alcuni psicologi.
Secondo gli investigatori, era stato allestito “un business illecito di diverse centinaia di migliaia di euro di cui beneficiavano alcuni degli indagati, mentre altri si avvantaggiavano a vario titolo dell’indotto derivante dalla gestione dei minori attraverso i finanziamenti regionali“. Grazie a questi fondi pubblici venivano organizzati diversi corsi di formazione e convegni a beneficio della Onlus piemontese, anche “in elusione del codice degli appalti e delle disposizioni dell’Autorità Nazionale Anticorruzione“. Tra le famiglie affidatarie dei minori c’erano anche dei titolari di sexy shop.
Gli inquirenti hanno indagato 27 persone tra assistenti sociali, psicologi e psicoterapeuti, liberi professionisti, medici, politici, i responsabili del servizio sociale integrato dell’Unione di Comuni della Val d’Enza e ovviamente la Onlus piemontese che avrebbe sede a Torino. Tra gli indagati figura anche il sindaco Pd di Bibbiano Andrea Carletti, per il reato di abuso d’ufficio in concorso con altri, posto agli arresti domiciliari. Altre cinque persone sono ai domiciliari.
Nei confronti di otto persone, tra dirigenti comunali, operatori socio-sanitari ed educatori, sono state eseguite altre misure cautelari di natura interdittiva, tra cui il divieto temporaneo di esercitare attività professionali. Mentre nei confronti di una coppia di genitori affidatari accusata di maltrattamenti è stato emesso il divieto di avvicinamento ad un minore.
La gravità della vicenda è di una proporzione inaudita e sta scatenando molteplici reazioni, anche da parte della politica.
“Se fossero confermati i fatti si tratterebbe di accuse raccapriccianti e sconvolgenti“, ha commentato il premier Giuseppe Conte. Mentre il ministro per la Famiglia Lorenzo Fontana ha promesso l’istituzione di una commissione d’inchiesta.
“Ciò che sta emergendo dall’operazione dei Carabinieri in corso nel reggiano sul tema affidi familiari ha contorni che, se confermati, sarebbero di una gravità inaudita“, ha detto Sergio Venturi, assessore regionale alle Politiche per la Salute in Emilia Romagna. “La Regione si troverebbe ad essere parte lesa. E, soprattutto, in quel caso, la Regione si aspetta che i delinquenti siano puniti severamente, come meritano“, ha concluso.
La vicenda è stata riportata dal Resto del Carlino.
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