Un bambino di 11 anni segregato in casa sua per anni.
Unimamme, dalla Sardegna, dalla località turistica di Arzachena giunge una stori da mettere i brividi in cui due genitori, apparentemente insospettabili, tenevano segregato il loro bambino.
Tutto è cominciato con una telefonata al 112. Sabato sera, un ragazzino di 11 anni, entrato in possesso di un telefono di vecchia generazione, quelli che, privati della sim, chiamano solo i numeri di emergenza, ha contattato la centrale operativa dei carabinieri di Olbia.
“Scusate se vi disturbo, io sto solo cercando di chiamare mia zia. Ho bisogno di parlare con lei ma adesso sono chiuso in camera e questo cellulare non ha la scheda, dunque non posso chiamarla» ha detto il piccolo, al telefono, insospettendo subito le forze di polizia.
Il bambino ha aggiunto: “ho 11 anni e sono in casa da solo, non posso uscire dalla mia camera. I miei genitori sono andati a una festa”.
La casa dove il bimbo era segregato era una una villetta della periferia di Arzachena, mentre i genitori che ora sono stati arrestati per maltrattamenti, sono due persone benestanti, lavorano e hanno uno stipendio fisso. Erano andati, appunto a una festa.
I genitori, a quanto emerso da una prima indagine, affamavano, picchiavano, segregavano e umiliavano il loro bambino.
Ecco ciò che ha raccontato il tenente Alberto Cicognani: «Non c’era il letto e neanche la branda La porta della stanza era sigillata ma senza maniglia. Allo stesso modo le finestre. Non poteva uscire in nessun modo”.
Il papà di 47 anni e la mamma di 43 gli concedevano solo un piatto caldo, mentre per fare i bisogno usava un bidone di plastica. “Vivo così da tanto tempo ma tutto sommato sto bene”.
Ai carabinieri il bimbo ha consegnato un diario su cui aveva annotato tutte le violenze subite. “Ho segnato tutte le volte che mi hanno picchiato. Usano questo tubo di plastica, è nascosto sotto il divano”.
I carabinieri hanno effettivamente trovato il tubo di plastica nascosto sotto al divano. Ora i genitori del piccolo sono in carcere accusati di maltrattamenti in famiglia e sequestro di persona.
Il colonnello Cicognani ha commentato così: “Non sappiamo le motivazioni di questo accanimento. Da tanti anni faccio questo lavoro, mai mi ero trovato di fronte a un dramma così toccante. Siamo felici di aver liberato il bambino da quell’orrore“.
Unimamme, cosa ne pensate di quanto raccontato su La Stampa?
Secondo voi quali saranno le motivazioni dei genitori per un simile comportamento?
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