Una mamma è stata cacciata dall’aula dove frequentava le lezioni con la figlia neonata.
Una mamma, Emanuela Peracchi, è stata cacciata dal corso di formazione degli insegnanti che si svolgeva presso l’Università di Bologna.
“Ci hanno buttate fuori. Hanno buttato fuori me e la mia bambina” ha precisato.
La mamma ha raccontato di aver superato le preselezioni per il Tfa sul sostegno, che è il corso di abilitazioni per insegnare a bambini con disabilità.
Emanuela era già incinta, ha sostenuto l’esame il 30 maggio e il 9 giugno ha partorito.
A fine giugno sono iniziate le lezioni. “Durano otto mesi, stando in aula dalle 9 alle 18 con una pausa pranzo di un’ora. Mi preoccupo subito di chiedere all’Ateneo come dovevo comportarmi. La bambina è molto piccola e non potevo certo lasciarla a casa” ha raccontato.
L’Università le ha dato il via libera sostenendo che per i docenti non c’era problema: “affermano che non sono la prima né sarò l’ultima a studiare con una bambina. Ma il tutor del corso mi risponde che, per una questione assicurativa, non potevo entrare in classe con la bambina. Al massimo potevo seguire le lezioni dal corridoio».
A quel punto Emanuela ha deciso di frequentare lo stesso. Il personale le metteva a disposizione un’aula in cui allattare o far riposare la bambina, la piccola Nina.
“Da notare che siamo due mamme con figli appena nati a frequentare“.
Poi, un paio di giorni fa si è scatenato un putiferio a causa del tutor: “Mi ha fermato e inveito contro. Gli ho spiegato che ero sempre entrata e che Nina non aveva mai disturbato. Ha ripetuto la litania dell’assicurazione. Davanti a tutti i corsistimi ha urlato che dovevo fare una scelta: o stare con mia figlia o seguire il corso».
I compagni di Emanuela l’hanno sostenuta, ribellandosi al tutor. “Quindi hanno scritto una email infuocata all’Ateneo, alla Commissione Pari Opportunità della Regione e all’Assessorato alle Pari opportunità del Comune”.
Da parte sua, l’università si è scusata con la mamma che ha comunque continuato a frequentare. L’ateneo ha parlato di un equivoco, dovuto a una persona che non era un dipendente, inoltre ha ribadito che i bimbi sono ben accolti.
“Siamo nel 2019, non nel Medioevo. In tutto il mondo, le madri allattano il figlio al lavoro. Anche al Parlamento europeo. Perché io non posso? Ho alzato la voce per tutte le future mamme e anche per mia figlia. Questo le insegnerò»
Unimamme, cosa ne pensate di questa vicenda di cui si parla su Il Resto del Carlino?
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