Affidi illeciti: “Più di 100 bambini in due anni e mezzo”. I dati sconvolgenti dall’inchiesta.
Emergono nuovi particolari dall’inchiesta Angeli e Demoni sui bambini strappati in modo illecito alle famiglie e dati in affido ad altre nell’Unione dei Comuni della Val d’Enza, in provincia di Reggio Emilia.
L’inchiesta è ancora in corso ed è presto per trarre delle conclusioni, gli elementi che stanno emergendo, tuttavia, fanno pensare e lasciano un senso di inquietudine.
Come abbiamo riportato, diversi assistenti sociali, medici, psichiatri, psicologi e operatori sociali sarebbero coinvolti nell’inchiesta “Angeli e Demoni” della Procura di Reggio Emilia su un presunto giro di affidi illeciti. Con un sistema organizzato, una rete di assistenti sociali, medici e operatori avrebbe allontanato diversi bambini dalla loro famiglia naturale, manipolando atti e perizie per dimostrare che i bambini venivano abusati e andavano allontanati dalle famiglie. Per convincere i bambini a testimoniare contro i genitori, gli operatori li avrebbero sottoposti a colloqui manipolatori, definiti veri e propri lavaggi del cervello, e perfino a una sorta di stimolazione con impulsi elettrici. Gli assistenti sociali e psicologi avrebbero anche manipolato i disegni dei bambini per farli apparire come se fossero stati realizzati da chi aveva subito abusi sessuali.
Negli ultimi giorni sono emersi dalla stampa nuovi elementi sconvolgenti. Si tratta ovviamente di dati da prendere con cautela, perché l’inchiesta è ancora in corso, ma che è bene segnalare per cercare di capire il fenomeno e la sua portata. L’accertamento dell’accaduto spetterà alla magistratura.
Nei comuni della Val d’Enza, in provincia di Reggio Emilia, dove è scoppiato a fine giugno lo scandalo dei bambini tolti alle famiglie con delle presunte false perizie per affidarle illecitamente ad altre, sarebbe esploso negli ultimi anni il numero dei bambini dati in affido. Un dato che avrebbe sollevato i primi sospetti si quello che stava accadendo ai bambini della zona.
Il numero impressionante di bambini dati in affido in un territorio di otto Comuni per 60mila abitanti, il Consorzio della Val d’Enza, è stato scoperto dalla consigliera comunale Natascia Cersosimo, del Movimento 5 Stelle, che un anno fa aveva chiesto i documenti giustificativi quando all’Unione dei Comuni i servizi sociali della Val d’Enza chiesero una variazione di bilancio di 200mila euro. Soldi che dovevano servire ai centri di accoglienza per i bambini.
Dal documento contabile a giustificazione della maggiore spesa risulterebbe che dal 2016 ai primi sei mesi del 2018 più di 100 bambini sarebbero stati dati in affido. Un numero esploso rispetto al 2015, quando nessun bambino risultava in affido.
Agli atti risulterebbero che 18 minori erano in struttura protetta o casa famiglia nel 2015, 33 nel 2016, 40 nel 2017 e 34 nei primi sei mesi del 2018. Invece i bambini dati in affidamento sarebbero stati 0 nel 2015, 104 nel 2016, 110 nel 2017 e 92 nei primi sei mesi del 2018.
Le prese in carico di minori per violenza sarebbero state 136 nel 2015, poi 183 nel 2016, 235 del 2017 e ben 178 del primo semestre 2018. Numeri aumentati vertiginosamente negli ultimi anni e che nel 2018 sarebbero triplicati rispetto al 2015 se si fosse arrivati alla fine dell’anno.
Dallo stesso documento contabile emergerebbe, poi, anche un consistente aumento della spesa per gli affidi dei minori: 245mila euro nel 2015, 305mila euro nel 2016, poi 327mila euro del 2017, per arrivare a una proiezione di spesa di 342mila euro nel 2018. Mentre le somme necessarie per la psicoterapia dei minori sarebbero aumentate da 6mila euro nel 2015 a 31mila del 2017, fino a quasi 27mila del primo semestre 2018.
Numeri che hanno subito insospettito la consigliera Cersosimo ma che sarebbero stati giustificati dall’Unione dei Comuni della Val d’Enza spiegando che pur essendo “i dati, di grave maltrattamento e abuso della Val d’Enza, superiori alla media regionale, non sono ascrivibili a un fenomeno locale, ma sono in linea con i dati dell’Oms e di organizzazioni internazionali come Save the Children e Terre des Hommes“.
A questa affermazione è stato tuttavia obiettato che i numeri delle organizzazioni internazionali sugli abusi dei minori e gli affidi si riferiscono anche a zone che sono teatro di guerra o a Paesi in via di sviluppo, dove le condizioni sociali e familiari sono solitamente precarie. Situazioni che non possono essere messe sullo stesso piano di quella dei Comuni della Val d’Enza, una zona di provincia del Nord Italia.
I servizi sociali, ha riferito Natascia Cersosimo, avrebbero chiesto la variazione del bilancio comunale sostenendo che nell’Unione dei Comuni “si era creata una sorta di emergenza minori dovuta al crescere degli abusi” e che era “in aumento il numero di casi di abusi e di violenze sessuali”.
Questi sono i dati e le affermazioni riportate dal giornale online Reggio Sera, che ha anche pubblicato la smentita di un operatore dei servizi sociali della Val d’Enza che ha chiesto di restare anonimo.
L’operatore ha spiegato che nel dare il numero degli affidi dei bambini si è generalizzato, senza leggere i dati in modo corretto. “Per chi non è del settore se legge che ci sono stati 104 affidi nel 2016, pensa a 104 bambini strappati alle loro famiglie. In realtà i bambini in affido extra familiare, su tutto il territorio, non erano più di 20 nel 2016, mentre nel 2015 erano 16“.
In base a un documento che l’operatore sociale ha fornito a Reggio Sera, e che riguarda i corsi di preparazione per famiglie affidatarie, “nel 2015, fino al mese di novembre, nel territorio della val d’Enza sono stati dati in affido 16 minori a tempo pieno, 31 part-time e 12 in affido parentale. Oltre a questo ci sono stati 4 affidi di minori stranieri non accompagnati, 20 di minori accolti nella struttura App di Montecchio, 14 di minori accolti nella struttura Apperò di Gattatico e 3 in affido a domicilio“. Questo documento fornisce il dato del 2015 sugli affidi, che nell’altro mancava, ma che comunque riporta circa un centinaio di bambini dati in affido, sebbene con modalità differenti e solo 16 a tempo pieno presso altre famiglie.
Una vicenda, dunque, dai contorni ancora poco chiari, ma che sembra inequivocabile dalle testimonianze rilasciate da alcuni genitori, che si sono visti togliere i figli senza un valido motivo apparente, e anche dalle intercettazioni dalle quali emerge una sconvolgente manipolazione dei racconti dei bambini, con parole messe loro in bocca dagli assistenti sociali e ricordi modificati per convincerli che i genitori li avevano abusati.
In casi del genere serve la massima cautela, le intercettazioni, però, non possono lasciare indifferenti.
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