Bambini affidati illegalmente, un inquietante precedente a Biella vedrebbe coinvolti gli stessi operatori.
La vicenda dei bambini tolti alle famiglie di origine con presunte false perizie e, secondo gli inquirenti, affidati illegalmente ad altre, nella provincia di Reggio Emilia, starebbe scoperchiando un sistema degli orrori che vedrebbe coinvolti gli stessi operatori sociali, medici e psicologi anche in altri casi pregressi e discussi di presunti abusi sui minori.
In tutti, stando alle indagini condotte anche da alcuni giornalisti, medici e assistenti sociali avrebbero falsificato perizie e manipolato i bambini per indurli a denunciare abusi sessuali commessi dai genitori nei loro confronti. Abusi che in realtà non sarebbero mai avvenuti.
Alcuni degli operatori sociali della Onlus piemontese coinvolta nell’inchiesta Angeli e Demoni sugli affidamenti nei Comuni della Val d’Enza e Bibbiano (dove è indagato il sindaco, ma per abuso di ufficio nella concessione di alcune strutture: “Gli viene contestato di aver violato le norme sull’affidamento dei locali dove si svolgevano le sedute terapeutiche, ma non è coinvolto nei crimini contro i minori”), in provincia di Reggio Emilia, sarebbero coinvolti in altri casi simili avvenuti negli anni ’90. Quelli denunciati nell’inchiesta Veleno e in un caso avvenuto a Biella denunciato in questi giorni anche da Selvaggia Lucarelli.
L’inchiesta Veleno, di cui sono autori Pablo Trincia e Alessia Rafanelli, ricostruisce il caso di una presunta banda di pedofili del modenese, chiamati i “Diavoli della bassa modenese“, che alla fine degli anni ’90, tra i comuni di Massa Finalese e Mirandola, portò alla denuncia di diverse famiglie, accusate di abusi sessuali e riti satanici nei confronti dei loro figli, con l’allontanamento di 16 bambini dai genitori. Molti di questi genitori non hanno più rivisto i loro figli, alcuni si sono suicidati, mentre altri sono espatriati. L’inchiesta è stata pubblicata da Repubblica in podcast nell’autunno del 2017 e ha evidenziato diversi incongruenze sulle denunce di abusi, sollevando numerosi dubbi sull’operato di assistenti sociali, psicologi e medici durante e indagini. Alcuni degli operatori all’epoca coinvolti nel caso sono ora indagati nell’inchiesta Angeli e Demoni sugli affidi dei bambini a seguito di presunti abusi sessuali.
In questi giorni, poi, Selvaggia Lucarelli ha pubblicato un lungo post su Facebook e un articolo sul Fatto Quotidiano cartaceo in cui solleva un altro caso di presunte false denunce di abusi sessuali nei confronti di un’intera famiglia della provincia di Biella e che coinvolgerebbero ancora gli stessi consulenti della Onlus piemontese già indagata per Angeli e Demoni.
Una separazione tra coniugi finita male negli anni ’90 nella provincia di Biella, a Sagliano Micca, è sfociata in un processo per abusi sessuali che ha coinvolto padre, zia e nonni paterni tutti accusati di abusi sessuali nei confronti di figli e nipoti. Anche in questo caso a raccogliere le testimonianze dei bambini presunte vittime di abusi ci sarebbero gli stessi operatori della Onlus piemontese coinvolta negli altri casi citati sopra.
La vicenda di Biella secondo Lucarelli sarebbe il “caso zero” di quello che poi sarebbe successo nel modenese con il caso Veleno e ora a Bibbiano e nei Comuni della Val D’Enza con l’inchiesta Angeli e Demoni. Tutto partirebbe da qui.
La vicenda – racconta Selvaggia Lucarelli – inizia nel 1995, quando durante l’aspra separazione di Guido Ferraro dalla moglie, la donna porta il loro figlio di 9 anni presso il Servizio di Neuropsichiatria Infantile di Vercelli al quale il bambino racconta di rapporti incestuosi avvenuti in sua presenza tra suo padre padre Guido, sua nonna paterna Alba e sua zia paterna Maria Cristina e gli abusi sessuali commessi nei suoi confronti e della sua cugina più piccola, figlia di Maria Cristina. Il bambino racconta di abusi subiti dall’età di tre anni e viene immediatamente allontanato dal Tribunale dei minori dal padre e dalla sua famiglia.
Il 3 giugno il pm Alessandro Chionna li fa arrestare tutti e tre i componenti della famiglia Ferraro con l’accusa di abusi sessuali su minori. Quando si tratta di raccogliere la testimonianza del bambino, però, la sua versione dei fatti risulterebbe inverosimile, come riporta Lucarelli, e il piccolo successivamente ritratta, dicendo di essersi inventato tutto. È l’inizio di una lunga serie di ritrattazioni.
Nel frattempo i due bambini presunte vittime dei perversi abusi sessuali dei familiari vengono sottoposti a perizie mediche e psicologiche, sulle quali, tuttavia, Lucarelli solleva perplessità e obiezioni, in particolare sul modo in cui sarebbero state raccolte.
Il bambino chiama in causa anche il nonno Attilio e così tutta una famiglia, padre e sorella (zia) e nonni, finisce sotto accusa.
Nel frattempo il Gip Paolo Bernardini mette in dubbio la correttezza di perizie e consulenze tecniche, ma il procedimento prosegue e i due bambini confermerebbero gli abusi subiti nel corso di un’audizione protetta, disposta dal pm e condotta, come riferisce Lucarelli, dalla stessa psicologa già teste dell’accusa.
La mattina del 5 giugno del 1996, giorno di una nuova udienza del processo, Guido Ferraro, sua sorella Maria Cristina Ferraro e i loro genitori Alba Rigolone e Attilio Ferraro non si presentano in Tribunale. Si suicidano tutti e quattro, ingerendo dei sonniferi, salendo su una Fiat Uno verde nel garage di casa e respirando il gas di scarico.
Ai funerali della famiglia partecipano più di 1000 persone, in tanti a Sagliano Micca credono nell’innocenza della famiglia Ferraro. Infine, una sentenza di improcedibilità mette fine a tutta la vicenda.
“In fondo le vittime sono ancora i bambini. Ora sono anche senza genitori. La vicenda giudiziaria è stata archiviata col decesso degli imputati, e forse è meglio così“, commentava la psicologa testimone dell’accusa e chiamata dal pm come consulente tecnico della Procura ad ascoltare i due bambini in audizione privata.
Una vicenda di cui vi riferiamo la versione raccontata da Selvaggia Lucarelli, nel suo post su Facebook e nell’articolo sul Fatto Quotidiano, i cui aspetti andrebbero accertati in modo definitivo in un procedimento penale, ma dalla quale emergono elementi inquietanti di cui va data notizia, a maggior ragione dopo le inchieste recenti che coinvolgerebbero gli stessi operatori e la stessa Onlus.
Nel frattempo la psicologa che seguì la famiglia Ferraro, Angela Lancellotti, chiede di riaprire il caso e su Quotidiano Piemontese denuncia: “Si basò tutto su una narrazione bugiarda, che distrusse un’intera famiglia nell’impossibilità di provare la propria innocenza. Ancora oggi molti bambini vengono portati via dai rispettivi genitori per presunti abusi sessuali falsi, al solo scopo di guadagnare da un grande giro di soldi e interessi, e di fatto distruggendo famiglie intere e la vita di bambini. Riaprire il caso di Sagliano Micca consentirebbe di metter luce alle responsabilità dell’epoca“.
Che dire unimamme? Se tutto fosse confermato saremmo davvero come in un film dell’orrore.
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