In un asilo nido privato Udine un’educatrice ha causato sofferenze fisiche e morali ai bambini tra i 10 e i 22 mesi che doveva accudire.
Tra i comportamenti sbagliati che la donna aveva c’erano minacce, urla e violenze fisiche. Le accuse sono state dimaltrattamenti continuati a carico di minori affidati per motivi educativi.
Adesso si sono appena concluse le indagini che duravano dal 2018 ed una mamma ha raccontato i primi campanelli d’allarme che ha avuto ed i maltrattamenti che la figlia subiva nell’asilo degli orrori. Metodi non ortodossi sono quelli che sono stati ripresi dalle telecamere, installate dai Carabinieri, in un asilo privato di Udine. Colpevole di strattoni, sollevamenti inadeguati, uso dei piedi per spostare i bambini e altre costrizioni fisiche in caso di mancato pisolino è un’insegnante che lavorava nella struttura.
Ad oggi che sono state concluse le indagini, una mamma di una piccola bimba che frequentava l’asilo in questione ha raccontato a Udine Today quello che avveniva nella struttura ad opera della maestra.
Ha raccontato i campanelli di allarme che sia lei e sia le madri avevano avuto osservando gli atteggiamenti della piccola: “La bambina sgridava il coniglio, ci si sedeva sopra, si metteva da sola in punizione, faccia al muro. Notando questi atteggiamenti mia madre mi mise in allarme: In quell’asilo vedo cose strane. Io non le volevo credere, ma certo fu un campanello di allarme. Già mi sentivo in colpa perché dovevo mandarla al nido, adesso anche questo pensiero”.
La donna continua raccontando quello che faceva la piccola ed anche di aver riferito alle insegnanti i suoi sospetti: “L’avevo scelto perché era il nido aziendale, una struttura appena aperta e con pochi bimbi. Pensai che la qualità dell’assistenza sarebbe stata migliore. La mia bimba aveva sette mesi. Per un anno e mezzo ha frequentato mezza giornata, poi anche il pomeriggio. Diventò più nervosa. Andava a scuola controvoglia, si aggrappava alla mia gamba. Io lo attribuivo alle ore in più. Ne parlavo con le educatrici perché mi fidavo di loro, ma mi assicuravano che appena andavo via lei stava benissimo. Invece li picchiava, mordeva. Era avversativa, urlava. Anche nel gioco, metteva le bambole a faccia in giù, le minacciava: se fai così me ne vado. Espressioni inusuali in casa nostra”.
Quando si conclusero le indagini la donna ha raccontato i comportamenti della bambina ai Carabinieri: “I racconti coincidevano con quanto registrato nei video”.
Gli atteggiamenti della piccola sono cambiati appena ha smesso di frequentare l’asilo dove veniva maltrattata: “Nel nuovo asilo la bambina è cambiata, è tornata dolce, in cerca del contatto fisico mentre prima quando volevamo prenderla in braccio ci mandava via. Anche il gioco è diventato più tranquillo, i toni con le bambole normali. Eppure a ogni interruzione per le vacanze, notti insonni e paura di tornare lì. Una mattina, a inizio 2019, ancora mi ha chiesto: in quale asilo mi porti? Una volta, in auto col nonno, è passata davanti al nido e vedendolo si è fatta la pipì e la cacca addosso”.
La mamma non ha visto i video delle registrazioni dei carabinieri, ma, anche se è stata dura, ha letto tutti gli atti: “Non c’è qualcosa che mi abbia colpito più delle altre. Certo, era terribile vedere nostra figlia che ci metteva anche due ore per addormentarsi: pancia in giù, si guardava intorno facendo perno sulla fronte. Negli atti si parla di bambini bloccati fisicamente che piangevano chiamando la mamma, e loro li insultavano. Per lei tutto questo era normale. Ecco ciò che più mi addolora: tutto l’ambiente. Era un intero ambiente maltrattante. Le persone che usavano violenza e quelle intorno che non facevano nulla. Ci hanno rovinato gli anni più belli, ci hanno tolto tanto facendo anche danni. Come la sfiducia e la difficoltà di relazionarmi col nuovo asilo”.
Riuscire a superare una situazione di shock simile non è facile, è utile rivolgersi a chi può dare un aiuto psicologico.
Aiuto che la mamma ha ricevuto da un’associazione che si occupa di minori e minoranze che sono vittime di maltrattamenti in strutture scolastiche o assistenziali, “La via dei colori”: “Senza di loro, saremmo stati travolti dalla sensazione di essere soli. Da quel senso di abbandono. Il vuoto, anche di amici e parenti. Molti sminuiscono. Ti si sgretola tutto, ti sembra di impazzire. Tu non sei stato in grado di proteggere tua figlia e la giustizia deve fare il suo corso, ma molto lentamente. E intanto una fa la sua vita e ora pare sia in graduatoria per un concorso pubblico, e l’altra è lì, lavora ancora con i bambini. E gli altri genitori non sanno nulla”.
La donna spera che le colpevoli paghino per i loro errori: “ La punizione giusta non arriverà mai. Ma spero ci sia una giusta pena, che siano allontanate per sempre dai bambini. E mi aspetto che le responsabilità vengano accertate per tutti. Anche le colleghe, la cooperativa, l’azienda. Le loro figure non sono state scalfite minimamente. Spero in futuro valutino meglio chi assumere, e facciano sorveglianza e supporto per chi mostra difficoltà. Il nido dovrebbe essere protezione e così non è stato”.
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Voi unimamme cosa ne pensate del drammatico racconto della mamma di una bimba piccolo che ha subito queste violenze in un asilo nido, un luogo che dovrebbe essere sicuro nel quale lasciare i nostri figli?
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