Una mamma accusata di aver avvelenato la figlia di 3 anni è stata prosciolta dalle accuse.
Una mamma ha tirato un sospiro di sollievo dopo una gravissima accusa pendente su di lei.
Marina Addati è una mamma trentasettenne che nel gennaio del 2017 è stata rinchiusa nel carcere di Benevento. I fatti di cui era accusata risalivano all’anno prima. La donna “in assenza di alcuna prescrizione medica aveva somministrato nel tempo alla figlia farmaci neurolettici e antiepilettici nella negligente omissione di controllo da parte del padre“. Questa madre è stata infatti accusato di aver dato per 3 volte sedativi a base di benzodiazepine nel biberon alla bambina. Stessa cosa sarebbe avvenuta con l’altra figlia più piccola. Quando era stata ricoverata al Santobono la bambina sarebbe stata sedata dalla madre. Anche per lei è tuttora pendente a Napoli un carico penale uguale a quello da cui è stata appena prosciolta per la figlia maggiore.
Naturalmente questo secondo procedimento dovrà tenere conto del primo. Nel frattempo la piccina di 3 anni era ricoverata al Bambin Gesù di Roma.
Il pm Fini, che sosteneva l’accusa, aveva accennato alla Sindrome di Munchausen, un disturbo psicologico che induce la madre a far credere malata la figlia per attirare l’attenzione su di sé.
La figlia di Marina aveva rischiato la vita al Bambin Gesù e aveva iniziato a stare meglio solo quando la mamma era stata allontanata secondo l’accusa.
La mamma però si era difesa con forza. “Questo è stato un processo indiziario, basato sulle superficiali conclusioni dei consulenti della procura e dei periti del tribunale perché non è emerso nessun elemento che dimostrasse come lo stato di salute della piccola fosse da collegare a condotte delittuose della donna. La bambina era affetta da problemi respiratori gravi, era alle prese con una infezione seria e la madre mai ha agito per avvelenare la figlia” aveva detto il suo avvocato.
Sempre il difensore di Marina, l’avvocato Domenico Pennacchio, ha aggiunto: “Il tribunale di Roma ha saputo valutare i fatti in modo oggettivo. Le tracce di benzodiazepine trovate nelle urine derivano da un trattamento farmacologico che era stato somministrato alla bimba quando era ricoverata all’ospedale Santobono di Napoli“.
Fino alla sentenza la donna ha dovuto indossare una cavigliera elettronica, ma ora sarà revocato anche la sospensione della responsabilità genitoriale.
Il pm aveva chiesto una condanna a 12 anni e mezzo di carcere, ma la richiesta è stata rifiutata con la piena assoluzione, per la gioia della donna e del marito.
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