La Polizia Postale ha arrestato un uomo a causa di abusi sessuali su un 13enne. Regali troppo costosi hanno spinto il padre del minore ad indagare.
Una storia di abusi sessuali vede come protagonista un minorenne che in cambio di favori sessuali veniva ricambiato con oggetti costosi. La vicenda è accaduta a Roma e la Polizia Postale ha arrestato un uomo di 52 anni, guidatore di mezzi adibiti al trasporto di disabili. Le indagini sono partite perché il padre del minore si è insospettito per il nuovo abbigliamento che indossava il figlio.
Vestiti ed oggetti troppo costosi per un ragazzino di 13anni che riceveva dai genitori una piccola paghetta. Il padre del ragazzo vedendo il figlio con tante cose nuove e costose ha iniziato ad indagare su come il figlio riuscisse a procurarseli.
Quello che ha scoperto è una vicenda di abusi: la sua denuncia, come riportato da il Corriere della Sera, ha portato all’arresto di un uomo di 52 anni, separato, autista di una cooperativa per il trasporto di disabili.
Il padre del minore prima di andare dalla Polizia Postale per denunciare tutto aveva parlato con il figlio il quale gli aveva raccontato che riceveva dei regali da un uomo conosciuto tramite una piattaforma social. Quando il padre è andato a controllare le chat dell’applicazione “Grindr”, la piattaforma digitale nata per promuovere incontri gay, che il 13enne aveva istallata sul suo cellulare, ha trovato delle conversazioni che lo hanno sconvolto, conversazioni a sfondo sessuale che hanno fatto partire la denuncia.
Nelle chat, tra il minorenne ed il 52enne si parlava di impressioni, stati d’animo, pulsioni e Facevano riferimento a rapporti sessuali e preliminari.
Nell’inchiesta è stato fondamentale la funzione di geolocalizzazione che ha permesso di individuare il presunto molestatore. Il quale è stato poi sottoposto ad una perquisizione informatica, domiciliare e personale. L’uomo ha ammesso di aver avuto un rapporto sessuale completo con il ragazzo e, in seguito, di avergli fatto una serie di regali perché si convincesse dei suoi sentimenti.
Il 52enne è in carcere e tenta di difendersi descrivendosi come “un padre separato (un figlio venticinquenne) alle prese con le complicazioni di un’identità omosessuale e parlando di rapporti sessuali consenzienti”. Inoltre ha aggiunto che non era a conoscenza dell’età del ragazzo: “Lo credevo maggiorenne”.
Anche i suoi avvocati tentano di difenderlo: “Non è un violentatore, semmai un bambino a sua volta. L’unica colpa, se di colpa si può parlare in queste circostanze, è quella di avere un’intelligenza emotiva limitata. Certamente la verità si farà strada al processo. Stiamo studiando gli atti e anche la questione della geolocalizzazione potrebbe essere reinterpretata. Non si utilizza un’app del genere se non si è convinti di essere su un piano paritario. Nel frattempo chiediamo rispetto per una famiglia travolta dagli eventi”.
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