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Salute e benessere bambini

Ebola in Congo: è emergenza internazionale, epidemia incontrollabile

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valeria bellagamba
Lavaggio delle mani in strada a Goma, Repubblica Democratica del Congo ( JOHN WESSELS/AFP/Getty Images)

Ebola in Congo: l’Oms dichiara l’emergenza internazionale di salute pubblica, epidemia fuori controllo denuncia MSF.

L’epidemia di Ebola in corso nella Repubblica Democratica del Congo da quasi un anno sta preoccupando seriamente le autorità sanitarie internazionali. Ad allarmare è l’arrivo dell’epidemia nelle aree urbane, dove i contagi rischiano di moltiplicarsi.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato lo stato di “Emergenza Internazionale di Salute Pubblica“. Ecco cosa sta succedendo nel Paese africano.

Ebola in Congo: è emergenza internazionale

Un’emergenza internazionale, annunciata dall’Oms, per un’epidemia fuori controllo, come ha dichiarato Medici Senza Frontiere. Fa paura l’epidemia di Ebola che dallo scorso ottobre è in atto nella Repubblica Democratica del Congo. Le zone più colpite sono quelle di Kivu Nord e Ituri.

Per la quarta volta dall’inizio dell’epidemia di Ebola in Congo si è riunito a Ginevra il Comitato istituito dall’Oms per monitorare l’evoluzione dei contagi ed è stato deliberato lo stato di “Emergenza Internazionale di Salute Pubblica“.

Il direttore del Comitato Robert Steffen ha spiegato che “la dichiarazione è una misura che riconosce il possibile aumento del rischio nazionale e regionale, e il bisogno di una azione coordinata e intensificata per gestirlo“. Gli esperti sono preoccupati soprattutto per l’espansione geografica dell’epidemia, con i casi che ora coprono un’area di 500 chilometri quadrati. “Nessun paese dovrebbe chiudere i propri confini o porre restrizioni ai viaggi o ai commerci. Queste misure sono implementate di solito in base alla paura e non hanno basi scientifiche“, ha precisato Steffen.

La risposta all’epidemia è stata ritardata anche dalla mancanza di fondi, ha affermato Thedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms. “È tempo che il mondo prenda coscienza e raddoppi gli sforzi – ha aggiunto -. Dobbiamo lavorare insieme in solidarietà con il Congo per mettere fine all’epidemia e costruire un sistema sanitario migliore. Un lavoro straordinario è stato fatto per quasi un anno nelle circostanze più difficili. Dobbiamo a questi operatori un contributo maggiore“.

Un uomo viene vaccinato contro Ebola,a Goma (PAMELA TULIZO/AFP/Getty Images)

Finora quasi 2.500 persone sono state contagiate dal virus Ebola in Congo, di cui 1.665 sono morte.

A destare la maggiore preoccupazione è il primo caso di Ebola segnalato a Goma, una grande città nell’est del Congo.

Dal canto suo, la Ong Medici Senza frontiere ha dichiarato che l’epidemia è fuori controllo. “Medici Senza Frontiere ha sperimentato in prima persona quanto sia difficile rispondere a questa epidemia”, ha spiegato Joanne Liu, la presidente internazionale dell’associazione. “Dobbiamo fare un bilancio di ciò che funziona e di ciò che non funziona. In un contesto in cui il tracciamento dei contatti non è completamente efficace e tutte le persone colpite non vengono raggiunte, è necessario un approccio su larga scala per la prevenzione, questo significa un migliore accesso alla vaccinazione per la popolazione per ridurre la trasmissione”.

L’Unicef, invece lancia l’allarme per l’elevato numero di casi di virus Ebola tra i bambini in Congo: 750 bambini sono stati contagiati dal virus, il 31% dei casi, di questi il 40% ha meno di 5 anni. Ebola “sta contagiando un maggior numero di bambini rispetto alle precedenti” epidemie, ha spiegato il portavoce dell’Unicef, Maixie Marcado. “Al 7 luglio, si erano verificati 750 contagi fra i bambini. Questo numero rappresenta il 31% del totale dei casi, rispetto a circa il 20% nelle epidemie precedenti. I bambini piccoli, con meno di 5 anni, sono particolarmente colpiti e a loro volta stanno contagiando le donne. Fra gli adulti, le donne rappresentano il 57% dei casi“. I dati sono aggiornati al 7 luglio.

Inoltre, il portavoce Unicef ha avvertito che nei bambini piccoli il tasso di mortalità è più elevato, pari al 77% nei bambini con meno di 5 anni, mentre in tutti gli altri gruppi di età è al 67%. “Prevenire i contagi fra i bambini deve essere al centro della risposta all’Ebola“, ha dichiarato Mercado.

Purtroppo i bambini sono due volte vittime del virus Ebola, non solo per la malattia che contraggono e che può portarli alla morte ma anche perché molti di loro, purtroppo, sono rimasti orfani dei genitori, uccisi da Ebola.  Oppure sono stati brutalmente separati dai genitori durante la gestione dell’emergenza. “I bambini che sono rimasti orfani a causa della malattia hanno bisogno di cure e supporto a lungo termine, fra cui la mediazione con le famiglie allargate che si rifiutano di accoglierli“, ha sottolineato Mercado.

I bambini hanno bisogno di un vasto aiuto, su più fronti: necessitano di cure specifiche e di una alimentazione adeguata, con una cura con cibo specifico, perché molti bambini in Congo sono denutriti. Importante, poi, è che i piccoli malati non siano discriminati. I bambini, infatti, hanno bisogno di essere accettati, apprezzati e amati dalle loro famiglie e dalla comunità. Importante dunque è l’impegno per combattere le discriminazioni.

Dopo la malattia, i piccoli malati hanno bisogno di aiuto contro la discriminazione verso i malati di Ebola. Hanno bisogno anche di aiuti economici per pagare rette e materiali scolastici. Il ritorno a scuola dopo la malattia è fondamentale per tornare a una vita normale.

La notizia sui casi di Ebola in Congo e sull’emergenza internazionale è riportata da Repubblica.

Che ne pensate unimamme? Vi preoccupa questa emergenza?

Leggi anche –> Nonno coraggioso salva la nipote di 5 anni dall’Ebola

valeria bellagamba

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