Un uomo racconta come sia stato accusato di abusi sul figlio durante la causa di affidamento.
Unimamme, ultimamente le cronache parlano di Bibbiano e degli affidi illeciti lì verificatesi su cui ora indagano gli inquirenti, oggi però vogliamo parlarvi dell’esperienza di un uomo che è stato ingiustamente accusato di abusi durante la causa di affidamento del figlio.
Filippo (nome inventato) è un papà che, quindici anni fa, ha vissuto una situazione simile ai tanti genitori di Bibbiano che si sono visti sottrarre i figli dietro pretesti inventati.
“Avevo un buon rapporto con mio figlio, la mia ex moglie no. Volevo fare il padre, lei metteva mille ostacoli, aveva un avvocato esperto. Ad un certo punto si è rivolta al Centro” ha detto Filippo. Il centro a cui si riferisce è quello Hansel e Gretel, diventato ultimamente piuttosto famoso, perché coinvolto del caso: Angeli e Demoni.
L’uomo ha dovuto combattere una battaglia di anni e ha ammesso di aver trionfato perché in grado di permettersi professionisti: “Ho speso tanti soldi che sarebbero serviti a mio figlio. Ma senza ottimi periti come il professor Guglielmo Gullotta al quale chiesi un parere “pro veritate”, senza gli psicologi e neuropsichiatri infantili che hanno controllato, sviscerato, colto gli interrogatori suggestionati, non ce l’avrei fatta. Chi non ha possibilità economiche soccombe”.
Suo figlio, oggi ventitreenne, aveva solo 4 anni quando c’è stata la causa dell’affidamento e ha rimosso tutto, il padre però la ricorda come un incubo.
“Tutte le cose dette dal bambino sono state lette secondo una visione perversa. Ogni gesto di affetto, un bacetto sul sederino per esempio, gesti che ogni genitore fa se vuole bene al figlio, veniva male interpretato”.
I documenti contengono riferimenti a dir poco inverosimili come il padre a cavalluccio del figlio di 4 anni, arrossamenti sospetti causati però dallo sfregamento sul divano da parte della madre, ecc…
“La mia ex moglie si era messa a interrogare e a registrare il bambino. A un bambino di quell’età fai dire quel che vuoi».
Nonostante questo papà abbia recuperato il rapporto col figlio, il trauma rimane. “Ma certi traumi, sono certo, restano nella capacità di relazione. Io dopo ogni udienza andavo davanti a una videocamera e raccontavo: se un giorno mio figlio vorrà, potrà sapere».
L’uomo, che è poi stato assolto da tutte le accuse, è indignato. “Vorrei che quelle persone pagassero, che non facessero più danni, che l’ascolto dei bambini fosse sempre fatto come va fatto”.
Unimamme, voi cosa ne pensate di questo caso di cui si parla su La Stampa?
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