Bambini malati di cancro, impressionante il numero di anni portati via dalla malattia. I progressi della scienza però migliorano le condizioni.
Il cancro porta via ai bambini malati più di 11 milioni di anni di vita. Lo ha accertato uno studio scientifico che ha stimato per la prima volta l’impatto del cancro infantile in termini di anni di vita persi. I più colpiti sono i bambini dei Paesi poveri.
Ogni anno nel mondo il tumore infantile porta via oltre 11 milioni di anni di vita ai bambini malati. A stabilirlo è una ricerca scientifica condotta da Lisa Force del St Jude Children’s Research Hospital di Memphis, negli Stati Uniti, in collaborazione con gli esperti dell’Institute for Health Metrics and Evaluation di Seattle, analizzando dati di 195 Paesi relativi al 2017.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista The Lancet Oncology e si tratta della prima analisi a quantificare l’impatto del tumore infantile in termini di anni di vita persi per cattiva salute, disabilità e morte precoce dovute alla malattia. I dati più negativi riguardano i bambini dei Paesi poveri, i più colpiti dalle conseguenze del cancro. La ricerca scientifica, tuttavia, ha fatto enormi progressi nel campo dei tumori infantili, aprendo nuove speranze per il futuro.
Nel 2017, a livello mondiale, si sono registrati circa 416.500 nuovi casi di tumore in bambini e adolescenti da 0 a 19 anni. Rimane una grande differenza tra Nord e Sud del mondo: la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi di cancro infantile raggiunge infatti l’80% dei casi nei Paesi ricchi, contro una sopravvivenza di appena il 35-40% (anche il 20% secondo le stime peggiori) nei Paesi a basso e medio reddito.
Nei Paesi più poveri, inoltre, i bambini malati di cancro perdono 9,5 milioni di anni di vita, l’82% del totale. Su di loro, a livello globale, grava il peso maggiore degli anni di vita persi.
“Quello dei tumori è un carico impressionante per la sanità pubblica e chiaramente il problema è più accentuato nel Sud del Mondo“, ha detto all’Ansa Carlo Dominici dell’Unità Operativa Complessa di Oncoematologia dell’Università Sapienza-Policlinico Umberto I di Roma. “Nei Paesi a basso reddito, infatti, i trattamenti sono meno efficaci, le diagnosi più tardive. Inoltre data la numerosità della popolazione e l’elevato indice di natalità, i due terzi dei casi di tumori infantili si verificano proprio nel Sud del Mondo”. A questa situazione si aggiunge anche l’inefficienza dei sistemi sanitari dei Paesi più poveri, con scarse risorse investite e pochi mezzi.
Nonostante questa situazione i “progressi della ricerca in oncologia pediatrica sono stati enormi“, ha dichiarato Antonio Ruggiero, direttore dell’Unità Operativa di Oncologia Pediatrica del Policlinico Gemelli di Roma. I progressi vanno “in due direzioni: da una parte disponiamo di nuovi farmaci che aumentano la possibilità di cure in alcune patologie e dall’altra c’è molta più attenzione agli effetti collaterali delle cure a medio e lungo termine, in modo che i bambini guariti stiano bene e non riportino danni dalle cure oncologiche”. Poi “per quanto riguarda le nuove terapie, rilevante è il nuovo campo di cure che sfruttano la componente immunitaria propria del soggetto (le immunoterapie) e più di recente le CAR-T, per quanto riguarda le leucemie, ma solo in un piccolo sottogruppo di pazienti su cui ha fallito il trattamento di prima linea”.
Non a caso, il Nobel per la Medicina 2018 è andato a due studiosi che hanno scoperto l’immunoterapia contro i tumori.
Il quadro è ancora a tinte fosche, ma gli sviluppi della scienza fanno ben sperare per il futuro. Che ne pensate unimamme?
La terapia CAR-T è quella che ha salvato la vita a Calogero Gliozzo, il ragazzo che aveva aperto una raccolta fondi su GoFundMe insieme ad un altro giovane, Lorenzo Farinelli, che purtroppo non ha fatto in tempo a curarsi. In questo caso si è trattato di linfomi non-Hodgkin gravi in giovani adulti, non tumori infantili, ma la CAR-T è una nuova terapia che apre molte possibilità di cura anche per i bambini.
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