Strage di Corinaldo, le sconvolgenti intercettazioni degli arrestati, tra risate e disprezzo per i morti.
Come vi abbiamo già riferito, sono state arrestate 7 persone, di cui 6 giovani e un anziano, per la strage di Corinaldo, in provincia di Ancona, alla discoteca la Lanterna Azzurra, dove la notte tra il 7 e l’8 dicembre morirono schiacciati 5 ragazzi e una mamma di 39 anni, durante la calca che si era creata sulla rampa di un’uscita di sicurezza, a causa del panico scatenato all’interno della discoteca da qualcuno che aveva spruzzato dello spray al peperoncino in mezzo alla folla. La discoteca era strapiena di ragazzi delle scuole superiori per il concerto del musicista trap Sfera Ebbasta.
I giovani arrestati, ragazzi dai 19 ai 22 anni, sono accusati di far parte di una banda di rapinatori che avrebbe usato lo spray per derubare il pubblico, mentre l’anziano, un uomo di 65 anni, è accusato di essere il ricettatore della refurtiva.
Quello che sta emergendo nelle ultime ore, tuttavia, non è solo il fatti di aver creato all’interno della discoteca il panico che ha avuto il tragico esito, anche per le carenze nelle condizioni di sicurezza del locale, ma la reazione della banda emersa dalle intercettazioni.
Chi ha spruzzato lo spray al peperoncino o urticante all’interno della discoteca la Lanterna Azzurra di Corinaldo, la notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018, non lo ha fatto per scherzo e nemmeno per un banale seppur pericoloso gesto teppistico. Dietro c’era un piano ben studiato e organizzato per stordire derubare i ragazzi che erano nella discoteca per partecipare ad una festa delle scuole della zona e ascoltare il concerto di Sfera Ebbasta.
Gli arrestati sono ragazzi dai 19 ai 22 anni, tutti della provincia di Modena, arrivati a Corinaldo quella sera di dicembre con l’unico scopo di derubare i giovani nella discoteca, come risulta dagli atti dell’inchiesta della Procura di Ancona. Nei confronti dei giovani è stata eseguita l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Sono accusati di di omicidio preterintenzionale e lesioni. Insieme al presunto ricettatore sono tutti accusati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti con strappo e rapine. Per la strage erano già state indagate altre 17 persone.
I nomi degli arrestati, diffusi da tutte le testate, poiché si tratta di reati gravi che suscitano allarme sociale – e la tutela della privacy viene meno – sono: Ugo Di Puorto, 19 anni nato ad Aversa e residente a San Prospero, Andrea Cavallari, 20 anni di Bomporto, Moez Akari, 22 anni nato a Tunisi e residente a Castelnuovo Rangone, Raffaele Mormone, 19 anni di San Cesario sul Panaro, Badr Amouiyah, 19 anni nato a Modena e residente a San Prospero, e Sohuibab Haddada, 21 anni nato in Marocco e residente a Bomporto, infine Andrea Balugani, 65 anni di Castelfranco Emilia.
Il gruppo aveva compiuto già molte rapine, sia in Italia che all’estero, che avevano fruttato alla banda fino a 15 mila euro al mese. Un vero e proprio business criminale.
Il gruppo aveva continuato a delinquere anche dopo la strage di Corinaldo. Due dei 6 giovani della banda, Moez Akari e Andrea Cavallari, erano stati arrestati in Francia lo scorso 6 luglio dopo il furto di alcune collane a Disneyland. Lo ha scritto il Gip di Ancona nell’ordinanza di custodia cautelare, spiegando che Akari e Cavallari erano con due ragazze. I quattro sono stati fermati e, dopo esser stati processati davanti con rito direttissimo al giudice di Chessy, sono stati rilasciati. Poi, il 9 luglio “sono rientrati in Italia ed hanno ripreso la loro attività illecita“.
Nei furti organizzati delle discoteche, i giovani erano accompagnati da un cinquantenne, che li portava nei luoghi delle rapine con la macchina, fingendosi un genitore, e fungeva da “palo”. A un certo punto, però, l’uomo si è rifiutato di continuare ad accompagnarli e per tutta risposta è stato picchiato con bastoni e spranghe.
Gli assalti nelle discoteche seguivano un piano preciso e collaudato. Una volta all’interno dei locali c’era chi aveva il compito di distrarre la vittima, ballando, e chi di spintonarla o di scattare foto o girare video con il telefonino, mentre un terzo complice la derubava degli oggetti di valore.
Il Gip di Ancona ha scritto nell’ordinanza cautelare che “ i dati, inquietanti, emersi nel ricostruire il quadro indiziario… dimostrano chiaramente che… vi è non tanto il pericolo quanto la certezza che, se non fermati” i sei giovani “continueranno, imperterriti, a derubare gli avventori delle discoteche di tutta Europa“. il Gip ha spiegato: “Il fatto che, non paghi di quanto accaduto a Corinaldo, gli esecutori materiali dei furti insistano ad utilizzare anche lo spray urticante (o, come si dirà, altre forme di violenza) rende altresì non remota la possibilità di ulteriori atti lesivi ai danni dei clienti dei locali depredati“.
Una conferma della reiterazione dell’attività criminale sta negli ulteriori furti compiuti dopo la strage di Corinaldo, tra cui quelli commessi di recente: ben 18 in un mese, dalla notte del 21/22 giugno a quella del 20 luglio.
Come si legge nell’ordinanza del Gip di Ancona, i cui stralci sono stati riportati da Repubblica, da centinaia di ore di intercettazioni è emerso come “l’argomento centrale di ogni discorso è quasi sempre costituito dalla rievocazione di furti commessi, dalla preparazione di nuove azioni delittuose, dal commento sull’operato di bande rivali ovvero dai problemi legati alla ricettazione e al riparo di spese e proventi“. La conclusione del Gip è che “si tratta dunque di persone dedite in maniera stabile, professionale e costante al compimento di condotte predatorie di ogni tipo. Per frequenza e serialità le azioni delittuose poste in essere esprimono in maniera inequivocabile un sistema di vita polarizzato, esclusivamente o quasi, sulla commissione di reati“.
Quello che è sconvolgente, però, oltre all’imperterrita attività criminale che non si è mai fermata nemmeno dopo la strage di Corinaldo, sono le affermazioni dei componenti della banda registrate dalle intercettazioni telefoniche.
Nei giorni seguenti alla strage, i giovani si sono detti: “Siamo andati a una festa fra e son morte 6 persone […] E noi potevamo restare lì, o io o (…) o (…) […] Vecchio, spray, iniziava a tossire fra, la gente che urlava, la gente che iniziava a cadere, io ho saltato tre persone fra, ho passato certe cose fra…“. Parole queste ultime pronunciate da Eros Amoruso, un altro giovane membro della banda che non è stato arrestato perché è morto il 25 aprile scorso in un incidente stradale.
Rievocando il periodo della tragedia, i componenti della banda hanno raccontato: “Eh… era quel periodo lì ,. queste le usavamo sempre. Era il periodo che…; (..l.): ‘Gaaasss…’ (…): ‘Era il periodo che… (…): ‘gas, gas, gas’: (…)… ‘andavamo avanti a sgasare. Io le facevo… per riuscire anche a non pagare fra, lo usavamo anche per non pagare. Mamma mia fra ci aveva preso la mano!”. (…) ‘ti ricordi a Firenze, in Toscana, entravi..eri il maestro dello spray‘”.
“Ho spruzzato così tanto in discoteca che subito si è svuotata“, ha commentato con soddisfazione un altro dei giovani della banda intercettato.
I membri della gang hanno continuato a derubare le persone alla Lanterna Azzurra anche dopo gli incidenti dovuti alla calca e al panico, mentre le persone stavano morendo. Un ragazzo è stato derubato, strappato della collanina, mentre prestava soccorso, aiutando un altro giovane ad alzarsi.
Come se non bastasse, anche a distanza di mesi dalla strage, i membri della gang si salutavano con un “uè assassino“, “ciao assassino di me**a“. Come se la morte di sei persone fosse stata solo un gioco o un inconveniente. “Quello che è successo non se lo ricorda più nessuno“, ha detto uno di loro.
Sempre dalle intercettazioni è risultato che gli autori dei furti avevano incontrato Sfera Ebbasta in un’area di servizio in autostrada la sera della strage di Corinaldo e e uno di loro era quasi intenzionato a rubargli la collana: “Se non era stato per i morti te lo giuro (…) lì, gliela faceva“. Un altro ha risposto: “Sfera Ebbasta è solo un pagliaccio (…) lo schifo è una m…, ha rovinato tutto fra“. E un altro: “Pensa fra che affamato, quella sera lui è andato all’Altro Mondo e poi doveva venire lì” ; “doveva fare due serate (…)“. I componenti della banda hanno ricordato l’incontro con il cantante: “Io lo schifo proprio come persona.., ci stavo per litigare in autogrill lo stavo per bussare quel figlio dì (…) diceva con quella faccia da (…) e la collana così fuori“. “La collana quella con la chitarra fra… li se non era stato per i morti te lo giuro (….) lì gliela faceva, lo guardava in un modo…”.
Che dire unimamme? Di fronte a tanta spietatezza e indifferenza per le vittime non abbiamo commenti da fare.
Ulteriori dettagli sull’inchiesta sono stati pubblicati da Open.
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