Procreazione assistita, un papà scopre di non essere il vero padre di sua figlia. Una realtà sconvolgente.
Sua figlia, concepita con la fecondazione in vitro, non è in realtà sua figlia. Un papà americano di origini italiane ha fatto la scoperta per caso. Una vicenda che ha sconvolto una famiglia dell’Ohio. Ecco cosa è successo.
Nel 1994, Joseph Cartellone, un italo-americano dell’Ohio, e sua moglie Jennifer decisero di ricorrere alla procreazione medicalmente assistita per diventare genitori. L’anno successivo nacque la figlia Rebecca. In tutti questi 24 anni la loro è stata una famiglia come tante, una famiglia la cui serenità è stata sconvolta da una scoperta scioccante.
Joseph Cartellone non è il padre biologico di sua figlia Rebecca. La scoperta è avvenuta quasi per caso, quando la ragazza si è sottoposta per gioco ad uno di quei popolarissimi kit del test del Dna che oggi vanno tanto di moda, con i quali le persone vogliono conoscere le origini dei loro antenati. Test che seppur con un margine di errore sono sufficientemente attendibili.
Il responso arrivato dalla casa produttrice del test è che Rebecca non ha geni italiani né mediterranei nel suo sangue, nonostante il padre sia di origine italiana. Una circostanza che ha subito insospettito la famiglia Cartellone. “Ci siamo accorti subito che qualcosa non andava quando ho visto che non c’era nemmeno un’indicazione di Dna mediterraneo e italiano in mia figlia“, ha spiegato ai media ai media Joseph Cartellone.
Per avere una risposta più precisa, l’uomo si è sottoposto al test di paternità che, purtroppo, ha confermato che lui non è il padre biologico di Rebecca.
La spiegazione è una soltanto: quando la Rebecca fu concepita con la fecondazione in vitro non fu usato lo sperma di Joseph Cartellone, ma quello di un altro uomo. Non si conosce chi sia.
All’epoca, per la procreazione assistita i coniugi Cartellone si rivolsero al Christ Hospital, oggi Cincinnati Institute for Reproductive Health, Istituto per la riproduzione assistita di Cincinnati. Il vecchio ospedale non esiste più, così come il suo personale è cambiato. Joseph Cartellone, tuttavia, ha fatto causa alla clinica per aver scambiato o confuso lo sperma destinato alla fecondazione dell’ovulo di sua moglie.
Potrebbe essersi trattato di un tragico errore o peggio lo scambio potrebbe essere stato intenzionale. Qualcuno che ha voluto giocare con le vite di altre persone.
I Cartellone hanno detto alla stampa Usa di aver circoscritto, grazie al test del Dna, il campo dei possibili padri biologici della figlia ad un gruppo di cinque uomini, di cui uno lavorava all’ospedale dove fu concepita la figlia. Potrebbe essere lui il padre biologico della ragazza.
Joseph Cartellone, la moglie e la stessa figlia Rebecca stanno attraversando una brutta crisi. “Vogliamo sapere chi è il vero padre biologico” di Rebecca è stato lo sfogo amaro dell’uomo. Lo scambio di liquido seminale potrebbe aver avuto conseguenze anche su altre persone. Joseph Cartellone ha avanzato l’ipotesi che il suo sperma potrebbe essere stati usato per fecondare l’ovulo di una donna sconosciuta. Così da qualche parte potrebbe esserci un figlio o una figlia biologici dell’uomo.
“È difficile spiegare lo shock e l’angoscia quando scopri che qualcuno che ami e a cui tieni – tua figlia – non è geneticamente correlato a te“, ha detto Cartellone alla Cbs News. “C’è un mix di rabbia, dolore e confusione che deriva dal dover accettare questo e dover dare la notizia alla nostra famiglia.”
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Vicende come questa possono destabilizzare il delicato equilibrio di una famiglia e sicuramente non passano indenni.
Joseph Cartellone e sua moglie Jennifer hanno fatto causa alla clinica di Cincinnati dove si sottoposero alla procreazione assistita, chiedendo un risarcimento danni per “negligenza, rottura di contratto, non mantenimento di promessa“, come riporta l’agenzia Ansa. Una causa che tuttavia si annuncia in salita. Sarò molto difficile, infatti, risalire ai responsabili dell’epoca, oggi che la clinica è cambiata, assorbita dal Cincinnati Institute for Reproductive Health, con personale diverso e una struttura amministrativa differente.
In una vicenda così dolorosa, Joseph Cartellone ha provato, tuttavia, di trovare un aspetto positivo, quello che l’azione giudiziale della sua famiglia possa fare chiarezza in un ambiente dove, evidentemente, non tutto è avvenuto come avrebbe dovuto essere. “Se c’è forse qualcosa di buono che può venire fuori da questo“, ha detto l’uomo, è “che possiamo potenzialmente aiutare a cambiare alcune cose in modo che non accada di nuovo – allora sarebbe sicuramente utile“, ha concluso.
Che dire, unimamme, è una vicenda davvero sconvolgente. Che ne pensate?
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