Un’associazione lancia un appello per il reparto di terapia intensiva neonatale dell’Ospedale San Carlo di Potenza.
Unimamme, noi siamo sempre vicine alle associazioni che si occupano di assistenza a mamme e bambini, come la Cucciolo Onlus, una realtà vicina all’associazione Vivere Onlus, che ha lo scopo di incentivare la qualità della degenza dei neonati pretermine e favorire le condizioni per una crescita ottimale di questi bimbi.
Ora le mamme dell’associazione potentina hanno lanciato un appello sulla loro pagina Facebook riguardo il reparto di terapia intensiva neonatale dell’Ospedale San Carlo.
“Siamo davanti al reparo di Neonatologia del San Carlo. Siamo state chiamate stamattina perché da mesi denunciamo la carenza di personale all’interno del reparto e oggi si è arrivate al limite.
L’epilogo è questo: i genitori sono stati avvisati stamattina che il reparto di neonatologia non sarà più una Tin di primo livello ma sarà semplicemente un reparto di neonatologia.
Questo vuol dire che non si accoglieranno più le mamme con parti prematuri o con emergenze tali da dover avere il supporto della terapia intensiva.
Questi sono genitori di 3 bambini a cui questa mattina è stato detto che verranno trasferiti nell’ospedale più vicino, quello che in realtà avrà posto.
Il tutto perché non c’è personale.
Quindi la Terapia Intensiva neonatale di primo livello a Potenza non esiste più.
Stiamo aspettando la direzione sanitaria per delucidazioni però questo è quanto stato detto questa mattina ai genitori.
Siamo qui per dare sostegno ma allo stesso tempo siamo qui perché cerchiamo l’aiuto di tutti.
Abbiamo bisogno degli organi regionali e non, che ci aiutino a capire qual è il problema, quali sono state le mancanze e come possiamo risolverle.
Mettetevi nei panni di questi genitori che hanno bambini in una situazione particolare.
Adesso devono andare in un’altra città, affrontare delle spese, chiedere permessi lavorativi e tutto ciò che ne consegue.
Non si potrà quindi dare supporto a dei bambini con delle problematiche quali la prematurità.
In questo momento abbiamo bisogno di risposte e non di parole”.
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Successivamente c’è stato un aggiornamento sulla vicenda:
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