Al Papa Giovanni XXIII i medici hanno installato il pacemaker più piccolo del mondo su un quattordicenne.
Unimamme, oggi vi parliamo di un’altra incredibile operazione che ha cambiato la vita di un ragazzo di 14 anni, un’operazione svoltasi in Italia, presso il Papa Giovanni XXIII di Bergamo.
Adolescente riceve un pacemaker “unico”: è il più piccolo al mondo
Il paziente oggi ha 14, ma fin da quando aveva 7 anni aveva un grave problema al cuore. Se aveva un’emozione più forte del solito il suo cuore si fermava per alcuni secondi con perdita di conoscenza e seri rischi per la sopravvivenza.
Col passare del tempo la situazione si è aggravata.
Nel 2016 un episodio di asistolia è durato 9 secondi. Così i medici hanno iniziato a pensare a un pacemaker di tipo tradizionale. Per un ragazzino giovane come lui sarebbe stato però molto limitante.
Non avrebbe più avuto una vita normale, non avrebbe più potuto fare sport.
L’anno scorso si è sentito male durante la notte ed è svenuto dopo aver sentito un forte dolore all’addome.
Dal 2013 il ragazzo aveva impiantato un loop recorder, una specie di siringa, sotto la pelle, vicino al cuore, che fungeva da “registratore automatico”.
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Il dispositivo era grande solo 1/3 di una pila ministilo e registrava l’elettrocardiogramma distinguendo sia le pause del battitoche le aritmie pericolose.
Quella notte il cuore del ragazzino ha smesso di battere per 18 secondi, una situazione molto pericolosa.
A quel punto i medici Paolo De Filippo, responsabile dell’unità, con la collega Paola Ferrari, aritmologa specializzata sulle patologie pediatriche ha proposto il pace maker molto particolare, un sistema di stimolazione cardiaca miniaturizzato, effettivamente la più piccola cardiocapsula al mondo.
La dottoressa Paola Ferrari ha commentato: “la scelta del dispositivo non è stata compiuta a cuor leggero. E’ una conquista tecnologica che ha ancora un grosso limite. Quando la pila di un pacemaker classico si esaurisce, noi riapriamo la ferita e lo sostituiamo. In questo caso, almeno per il momento, l’unica soluzione è lasciarlo nel cuore e metterne un altro simile, oppure posizionare un pacemaker tradizionale”.
Il dottor De Filippo aggiunge: “un limite su cui si sta già lavorando e ci auguriamo che per quando la pila sarà esaurita la tecnologia ci avrà fornito una soluzione. Allora potremo dire di aver dato a questo ragazzo tutta una vita senza limitazioni e senza più rischi”.
Ora questo quattordicenne potrà avere una vita normale grazie a questo pacemaker di 2 cm. (un decimo delle dimensioni normali), dal peso di 2 gr. e senza filo. Ha una batteria che per 10 anni garantisce l’emissione di impulsi elettrici per regolarizzare il battito cardiaco.
Dall’ospedale Papa Giovanni XXIII si sottolinea: “l’asistolia è un particolare tipo di bradiaritmia, un’alterazione del ritmo cardiaco per cui, per un periodo più o meno lungo, manca l’impulso che dovrebbe generarsi automaticamente nel nodo del seno e far battere il cuore. Così, senza sintomi premonitori, il battito cardiaco si ferma, provocando l’improvvisa perdita di coscienza e spesso brusche cadute a terra. Questa condizione risulta pericolosa sia per i possibili traumi, sia perché il cuore potrebbe non ripartire in modo corretto, ma con quella particolare aritmia ventricolare maligna che porta alla morte”.
L’operazione è stata condotta dal team di Elettrofisiologia ed Elettrostimolazione cardiaca e questo è il secondo caso al mondo.
Unimamme, cosa ne pensate di questa vicenda a lieto fine raccontata su Repubblica?