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Attualità

“Vi chiedo scusa perché non abbiamo fatto abbastanza”: una lettera ai 28 bimbi della Mare Jonio – FOTO

Published by
Maria Sole Bosaia
fonte: Twitter

Ieri i bambini profughi ospitati sulla Mare Jonio sono stati fatti sbarcare, ma in una situazione pericolosa.

Unimamme, ieri vi abbiamo parlato dello sbarco dei bambini naufraghi della Mare Jonio, la nave della ong Mediterraneo.

Il trasbordo sul mezzo della Guardia Costiera non è stato fatto in “sicurezza“, come testimoniano le immagini girate dai testimoni.

La lettera di scuse per i bimbi naufraghi della Mare Ionio

Il Viminale infatti ha concesso lo sbarco solo di bambini, donne incinte e malati, mentre altri 34 profughi attendono ancora al largo di Lampedusa, in precarie condizioni igienico sanitarie di poter trovare un approdo sicuro.

Il giornalista Saverio Tommasi ha voluto dedicare a questi 28 bambini una lunga lettera di scuse, per il trattamento indegno ricevuto.

Eccola:

A voi 28 bambini a bordo, vorrei chiedere scusa. Vorrei chiedere scusa alle otto donne incinte e ai più grandi, ma a voi più piccoli vorrei chiedere scusa più forte.

LEGGI ANCHE > MARE JONIO BLOCCATA SI’ ALLO SBARCO DI DONNE, BIMBI E MALATI, GLI ALTRI CONTINUANO A SOFFRIRE

Non si chiede scusa solo per le colpe dirette, si può chiedere scusa anche perché si fa parte di un certo ambiente, spesso privilegiato, e non si è riusciti a fare abbastanza.
Il Papa ha chiesto scusa per i preti pedofili. Donne e uomini tedeschi, pur nati dopo la Seconda guerra mondiale, hanno chiesto scusa per le atrocità naziste. E dunque, come cittadino italiano ed essere umano, io vi scrivo.

Care bambine, cari bambini, io vi chiedo scusa perché sono italiano, bianco, mediamente carino e guadagno una ventina di volte lo stipendio mensile dei vostri papà, che dove sono nato io si chiamano “babbi” e non “papà”, come nella storia di Pinocchio, chissà se qualcuno vi leggerà mai la storia di Pinocchio, oppure imparerete a leggerla da soli, fra qualche anno, in italiano. È la storia di un ragazzino nato diverso dagli altri e mangiato da una balena in mezzo al mare, che però alla fine si salva. Un po’ vi somiglia, la sua storia.

Care bambine, cari bambini,
scusate, se non siamo venuti a prendervi.
Scusate, se non ci siamo accorti che siete di carne e non di legno.
Scusate, se qualcuno vi guarderà le guance per capire quanto avete mangiato, e se siete abbastanza patiti, e sofferenti, per i suoi gusti.
Scusate, se qualcuno chiederà conto a voi dei problemi che non è riuscito a risolvere lui.
Scusate, se per vivere siete dovuti scappare.
Scusateci anche se non ci sono scuse valide, per il fatto che non abbiamo fatto prima. Ancora prima. E non vi abbiamo messi prima di tutto.
L’ultimo colpo di coda dell’ex Ministro degli Interni Matteo Salvini è stato firmare il divieto di sbarco della nave che vi ha salvato, ma non riuscirà a portarsi via le prove delle sue responsabilità, ed è anche per questo che vi ho scritto questa lettera di scuse, per non dimenticare. Per ricordarsi che male e bene non sono intercambiabili, e che l’indifferenza fa parte del primo e non del secondo.

Vi ho scritto questa lettera per dirvi che c’è spazio. Non è vero che siete troppi, o non sappiamo dove mettervi. Voi saprete mettervi da soli, avete già imparato a viaggiare, avete visto già tanto più di chi sta chiuso in ufficio, o in un Ministero. Oppure va in tv al posto di lavorare in quel Ministero, per cui era pagato.
Scusate, perché le nostre voci non sono state abbastanza forti e chiare da coprire quella propaganda.
Scusate, se non funziona ancora, se non siamo abbastanza.
Scusate se ci abbiamo solo provato, perché in certi casi vale solo riuscirci.
Scusate, perché non dovrebbe essere mai per carità ma per giustizia.

Vi ho scritto questa lettera per scusarmi, per dirvi che l’Italia è il posto dove sono nato ma non ho meriti, per dirvi che a me gli aerei che piroettano il 2 giugno mi mettono tristezza, con i loro fumi colorati che svaniscono con gli applausi in giacca e cravatta, i militari che sfilano, i carri armati lavati per l’occasione.
Sono italiano, ma non mi eccita la parola “patria” e mi irrigidisce la frase “siam pronti alla morte” quando a morire mandiamo quasi sempre gli altri.
Però mi sento italiano perché la nave Mar Jonio ha bandiera italiana, questo sì mi rende orgoglioso, e chissà se un giorno impareremo a mandare gli aerei con i fumi colorati a celebrare la giustizia dove si sta compiendo, proprio sopra di voi, proprio grazie a quelle persone che hanno salvato 101 persone, fra cui voi, 28 bambini.
Spalancate i porti. Ora.”

Unimamme, voi cosa ne pensate delle parole contenute in questa lettera pubblicata su Fanpage?

Le condividete? Vi siete indignati anche voi per questa vicenda?

Maria Sole Bosaia

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