Un bambino di 8 anni veniva istruito dal padre esperto di trafico di droga. Inquietanti sono i contenuti dei dialoghi, monitorati tra padre e figlio.
Questa è la storia di un bambino di soli 8 anni che, come raccontato dai Carabinieri, aiutava il padre a gestire il traffico di stupefacenti. Il bambino gestiva i rapporti con spacciatori e sodali via messanger, conosceva le sostanze e il modo migliore per tagliarle ed anche i rapporti commerciali internazionali.
I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria con un’operazione hanno arrestato 12 persone vicine al clan della Piana Di Gioia Tauro.
Nell’attività di un’organizzazione di narcotrafficanti di droga, con base nella Piana, tra Gioia Tauro e Rosarno, era coinvolto anche un bambini di 8 anni. I carabinieri, nel blitz, hanno arresto 12 persone tra le quali anche il padre del piccolo, un 46 enne che era a capo dell’organizzazione.
L’uomo, come riportato da Repubblica, si vantava della bravura del figlio, che aveva “addestrato” nel gestire il giro di spaccio: “Questo qua un giorno mi farà le scarpe”.
Il bambino era a conoscenza di tutte le attività criminali del padre, gestiva tramite messenger i contatti con spacciatori ed i sodali. Inoltre, assisteva agli incontri e per tutti era una “presenza fissa e affidabile”.
I componenti della banda gli trasmettevano messaggi su forniture o cessioni di droga. Il padre lo coinvolgeva in tutte le attività, insieme al bambino ha persino consegnato una dose ad una cliente abituale, per poi scherzare con lui “hai visto com’era ubriaca quella?”.
Il piccolo riconosceva i materiali migliori con cui tagliare le droghe e sapeva anche degli “incidenti di percorso” come quello provocato da una partita tagliata male e da sostituire in fretta “prima che qualcuno finisce in ospedale”.
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Al piccolo veniva spiegato come “cucinare” la cocaina: “Quelli, gli additivi, non mi servono più a niente! Allora io solo una cosa devo fare, come me ne portano altri chili… gli ho detto di portarmeli sia ad uno che all’altro”.
Le informazioni sono state ricavate dalle intercettazioni dei Carabinieri, nelle quali si sente il piccolo parlare come un sodale in tutto e per tutto inserito nell’organizzazione, come un consigliere per il genitore. Il bambino, infatti, raccomandava al padre come coprire le tracce dei suoi traffici.
Oltre alla pratica, il piccolo veniva addestrato anche con la teoria. Il padre gli spiegava le dinamiche del traffico internazionale e la differenza nella gestione dei contrasti fra l’Italia e l’America Latina: “Sai che facevano – racconta, intercettato dagli investigatori – una guerra succedeva qua … avevano kalashnikov, tutto … così lo potevi ammazzare, lo sotterravi e non sapeva niente nessuno, invece lì i colombiani .. venivano qua e sai che facevano? Il macello”.
Come il padre e gli altri componenti della banda, il piccolo disprezzava le divise. “Tutti gli stessi” lo hanno sentito commentare quasi disgustato, quando il padre si è accorto di essere stato seguito e fotografato da agenti in borghese.
Il procuratore Giovanni Bombardieri ha commentato la vicenda: “Questa è la fotografia peggiore delle dinamiche purtroppo così comuni della nostra terra da aver spinto il Tribunale dei minori ad avviare il programma per allontanare i figli da questo genere di famiglie”.
Voi unimmamme cosa ne pensate di questa vicenda? Ne eravate a conoscenza?
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