Il matrimonio di una sposa bambina è stato annullato grazie all’indignazione del video dell’evento. Tante le organizzazioni che vogliono salvare le bambine.
Il video del matrimonio della bambina di 11 anni con l’uomo di 22 anni che è stato pubblicato sui social ed in poco tempo è diventato virale. Grazie alla diffusione del video il matrimonio tra la bambina e l’uomo è stato annullato dal procuratore provinciale Hassan Negin Taji che ha poi sostenuto che si trattasse solo di un primo approccio di conoscenza tra i due.
É stata la giornalista ed attivista iraniana Masih Alinejad a pubblicare il video ed ad aver riaperto il dibattito sul problema delle spose bambine che avviene in Iran, ma anche in altri Paesi al mondo.
Ad esempio, nel 2017 una bambina marocchina era stata promessa in sposa a 13 anni ad un uomo di 27 anni. Fortunatamente il matrimonio è stato impedito dalle forze dell’ordine. Oppure la storia della bambina indiana costretta a sposarsi a soli 6 anni, ma con l’aiuto delle associazioni umanitarie, è riuscita a divorziare, anche se ci sono voluti 12 anni.
Come riportato da il Fatto quotidiano che ha anche contattato la giornalista Masih Alinejad, l’annullamento è avvenuto a seguito della campagna mediatica fatta sui social. Inoltre si è saputo che la bambina si chiama Fatima e l’uomo si chiama Milad (Shahrokh) Cheshani. Il 22enne aveva avuto il permesso, dal padre della piccola, di prenderla in sposa con il Sigheh , un matrimonio temporaneo, che dura da “un minuto a 99 anni”, in cui non servono documenti. Con questo matrimonio se si vuole divorziare non servono, anche in questo caso, i documenti.
Anche l’ex presidentessa Shahindokth Molaverdi, delegata alle politiche della donna e della famiglia, aveva descritto un post su Instagram nel quale esprimeva il suo sbigottimento nei confronti di questo video. Inoltre ha spiegato che si cerca di lavorare nelle zone rurale dove ancora sono attive queste pratiche a causa della povertà.
Questi tipi di matrimonio, che sono legali in Iran grazie alla legge 104 del Codice Civile, possono essere celebrati da un “Mullah” senza la necessità di essere registrati presso le autorità governative competenti.
Il fenomeno è diffuso nelle regioni più povere ed arretrate dell’Iran, in particolare nel Khorasan e nel Sistan-Baluchistan, nell’est e nel sud-est del Paese. Molto spesso non si viene nemmeno a conoscenza di questi matrimoni. Il tutto violando la Convenzione Onu sui Diritti Umani dei bambini, che l’Iran ha siglato nel 1991.
Come riportato sempre da Il Fatto quotidiano il padre della bambina ha voluto registrare un video nel quale accusa la giornalista iraniana di aver diffuso il video del matrimonio ma non ha ripensamenti sul fatto di aver “venduto” la figlia.
Casi come questo sono ancora molto diffusi in tutto il mondo. Sono attive tante campagne di sensibilizzazione per cercare di far scomparire del tutto questa “usanza”.
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L’associazione Mete Onlus nel 2014 ha dato il via ad una campagna internazionale “Sono Bambina, Non Una Sposa” ideata della advocacy Giorgia Butera per contrastare il fenomeno delle spose bambine.
Nel manifesto della campagna si legge: “I matrimoni precoci infatti sono spesso forzati e trovano profonde radici negli squilibri di potere tra donne e uomini, in stereotipi e leggi che rispecchiano l’idea che la donna debba ricoprire un ruolo sociale e familiare subalterno, regolato da modelli patriarcali, sul consenso al controllo sociale sul corpo e sulle scelte sessuali delle donne. Molto spesso il matrimonio forzato è il pretesto per relegare il genere femminile ad un ruolo di schiava sessuale”.
Anche Save The Children e l’Onu sono impegnati per cercare di porre un freno a questa terribile pratica. L’Onu ha istituito nel 2011 la Giornata internazionale delle bambine proprio per proteggere i loro diritti e raggiungere la parità di genere attraverso la loro emancipazione. È stato stimato che se la situazione non migliorerà e nel 2030 si sposeranno 10 milioni di ragazze, di cui 2 milioni prima di compiere i 15 anni di età.
Nel mondo ci sono molte organizzazioni e persone che si impegnano per aiutare queste bambine che in tenera età vengono costrette a sposarsi con uomini molto più grandi di loro. In Malawi, Theresa Kachindamoto ha salvato migliaia di bambine con il suo impegno. La donna fa visita ai numerosi villaggi sotto il suo controllo e scioglie di persona i matrimoni precoci, restituendo alle ragazze la libertà e soprattutto la possibilità di un’istruzione scolastica.
Voi unimamme conoscete questi scenari che costringono piccole bimbe ad avere matrimoni in così tenera età? Cosa pensate possano fare le organizzazioni internazionali?
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