Aumentare i posti negli asili nido e ridurre le rette, il primo obiettivo del Governo Conte bis per garantire l’accesso al nido a tutti i bimbi.
Troppi pochi bambini hanno accesso all’asilo nido in Italia. I posti disponibili sono scarsi e le rette elevate. Così molti bimbi rimanono a casa, con i nonni o le baby sitter, oppure con la mamma se non lavora (un numero crescente di donne è costretto a restare a casa dopo aver avuto figli).
In questo modo si genera un danno non solo ai genitori ma soprattutto ai bambini, che imparano più tardi a relazionarsi con i loro coetanei e a sviluppare certe capacità cognitive.
Ora in aiuto di tante famiglie italiane arriva il nuovo Governo Conte bis, che ha dichiarato come primo atto dell’esecutivo l’intervento sugli asili nido. Il premier Conte vuole permettere a più famiglie la possibilità di iscrivere i bimbi al nido.
L’asilo nido non è semplicemente un posto dove lasciare i bambini piccoli mentre i genitori sono al lavoro. Si tratta di un luogo fondamentale per la crescita e lo sviluppo cognitivo del bambino.
Eppure, nonostante tutti questi vantaggi, gli asili nido sono inaccessibili a milioni di famiglie italiane. I posti negli asili nido pubblici sono molto pochi, così rimangono quelli privati ma con una retta troppo alta per le famiglie. Risultato: tantissimi bambini non vanno all’asilo. Oltre un milione è il numero dei bimbi esclusi dagli asili pubblici. Un dato
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In Italia solo un bambino su dieci ha accesso ad un asilo nido pubblico. Un dato shock che mostra in tutta la sua evidenza la grave carenza di misure di welfare per i bambini. Uno welfare sbilanciato verso l’alto che si dimentica i più giovani, il futuro del Paese. Una situazione più volte denunciata da Save The Children.
Ora, il nuovo Governo, guidato ancora dal premier Giuseppe Conte e appena insediatosi, ha intenzione di rimediare a questa carenza di servizi all’infanzia e ingiustizia verso le famiglie con maggiori necessità. Così nel suo intervento alla Camera per il voto di fiducia, Conte a sorpresa ha annunciato che “il primo immediato intervento sarà sugli asili nido“.
Il premier confermato ha promesso di aumentare i posti nei nidi, soprattutto al Sud Italia, dove si registrano le maggiori difficoltà, e di abbassare le rette fino ad azzerarle per le famiglie più bisognose. Provvedimenti che dovrebbero partire dal prossimo anno scolastico.
Si tratta di un obiettivo ambizioso che punta a ridurre le lunghissime liste di attesa negli asili pubblici e soprattutto il costo delle rette che arriva in media fino a 300 euro al mese a famiglia. Una cifra insostenibile se si tiene conto dei bassi stipendi di molti italiani.
“Non possiamo indugiare oltre – ha avvertito il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte – rafforzare l’offerta e la qualità di un’educazione fin dal nido è un investimento strategico per il futuro della nostra società perché combatte le diseguaglianze sociali, che purtroppo si manifestano sin nei primissimi anni di vita, e favorisce una più completa integrazione delle donne nella nostra comunità di vita sociale e lavorativa“.
Conte ha promesso “asili nido (e micronido) gratis per chi ha un basso reddito entro il 2021“. Nel dibattito alla Camera, qualcuno ha sottolineato che in Lombardia già ci sono i nidi gratuiti, ma Conte ha risposto: “Gli asili lombardi funzionano bene, ma offrono un posto a un bambino su quattro: noi vogliamo dare una possibilità anche agli altri tre“.
Secondo uno studio della Cgil, un milione e 117 mila bambini da zero a tre anni non entreranno in un nido, che sia pubblico o privato, anche nella prossima stagione. Sono ben 3 su 4, sempre nella fascia di età indicata. Appena il 24% dei bimbi italiani va al nido, una percentuale che si discosta dall’obiettivo fissato con il trattato di Lisbona che già per il 2010 chiedeva il raggiungimento della soglia del 33% di bimbi all’asilo.
La media nazionale, poi, non fotografa una situazione uniforme ma un grandissimo divario tra le regioni italiane, che va dal 44,7% dei bimbi al nido della Valle d’Aosta ad appena il 7,6% della Campania. La percentuale del 33% è superata solo da Emilia Romagna, Toscana e Provincia di Trento. La Lombardia si ferma invece al 24%, la media nazionale. Mentre nelle regioni del Sud non si raggiunge il 15%.
Se si prendono in considerazione solo le strutture pubbliche, poi, la frequenza dei bimbi all’asilo nido scende al 12%.
Le rette dell’asilo, poi, sono molto care al Sud. In provincia di Cosenza le rette dei nidi sono cresciute del 148,2% in dodici anni, con la lista d’attesa al 71%. Mentre il nido a Benevento ha raggiunto la cifra record di 350 euro, il doppio che a Ravenna.
Secondo un’indagine di Save The Children i bimbi di 3 e 4 anni che hanno frequentato l’asilo nido rispondono in maniera appropriata a circa il 47% dei quesiti proposti a fronte del 41,6% di quelli che non hanno mai frequentato un nido. Una differenza ancora più marcata tra i bambini che provengono da famiglie svantaggiate economicamente e socialmente, con i bimbi che sono andati al nido che hanno risposto in modo appropriato al 44% delle domande contro il 38% dei bambini che non lo hanno frequentato.
Riguardo alle competenze matematiche, poi, sempre l’inchiesta di Save The Children ha rilevato che i bambini tra i tre anni e mezzo e i quattro anni e mezzo in condizioni di svantaggio socio-economico che non hanno riconosciuto alcun numero sono stati il 44% tra coloro che hanno frequentato il nido, mentre sono saliti al 50% tra coloro che non ci sono andati.
Tutti questi elementi evidenziano la necessità di aumentare i bambini che frequentano l’asilo nido, soprattutto al Sud e tra le famiglie svantaggiate. La sfida che si trova ad affrontare il Governo Conte, tuttavia, non è da poco perché richiede lo stanziamento di importanti risorse, soprattutto per garantire la copertura delle rette.
Questa notizia è stata riportata dal quotidiano Il Messaggero.
Che ne pensate Unimamme? Riuscirà il governo Conte a realizzare l’ambizioso tentativo di aumentare i bambini all’asilo nido?
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