Si è conclusa ieri l’udienza presso la Royal Court per decide le sorti di Tafida Raqeeb, bimba in coma a cui i medici vorrebbero staccare la spina.
Unimamme, forse come noi starete seguendo con apprensione il processo per decidere la sorte della piccola Tafida Raqeeb, bimba inglese in coma a cui i medici del London Royal Hospital vorrebbero staccare la spina.
L’udienza, come vi avevamo accennato, è iniziata lunedì scorso, nel corso dei giorni sono stati ascoltate le varie parti avverse.
La piccola infatti ora si trova al Royal Hospital di Londra dal 9 febbraio, giorno fatale in cui alla piccina, che soffriva di una rara malattia arteriovenosa, è scoppiata una vena in testa, portandola al coma.
Secondo i medici londinesi è nel suo miglior interesse lasciarla morire, ma i genitori non demordono e stanno combattendo in tribunale per la vita della loro bambina.
“Le ho promesso che la porteremo via”, ha detto la madre, Shelina Begum, alla prima udienza, lunedì. “Avevo seguito i casi di Charlie e Alfie ma non mi sarei mai sognata di essere qui oggi, a combattere per la vita di mia figlia” ha aggiunto, Shelina, avvocato.
Giovedì scorso, invece, la mamma della piccola si è appellata al giudice che le chiedeva cosa avrebbe detto Tafida se avesse potuto parlare.
La mamma trentanovenne ha risposto: “che cosa ho fatto di male perché questo capitasse a me? Perché non mi danno una possibilità? Ci sono tanti bimbi nella mia situazione a cui viene data un’opportunità. Non importa nessuno della mia vita? I miei principi islamici non importano a nessuno?“
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La mamma di Tafida ha detto di aver colto dei segnali di vigilanza da parte della figlia, per esempio quando la bimba si “svegliava” al suo della sua voce.
In tribunale sono stati mostrati filmati in cui Tafida sembra muoversi e reagire a stimoli esterni. “I medici curanti la vedono 10 minuti al mattino e 10 minuti al pomeriggio. Io sono lì tutto il giorno e vedo dei miglioramenti” ha insistito la mamma.
Anche la fede della famiglia entra in gioco. “Avrebbe voluto vivere qualunque fosse stata la sua condizione, come prevedono i precetti dell’Islam”.
L’avvocato dei Raqeeb ha invocato anche l’articolo 9 della Convenzione europea sui diritti umani che garantisce il rispetto delle convinzioni religiose.
La corte ha ascoltato anche il fatto che con la ventilazione assistita Tafida potrebbe vivere anche altri 10 o 20 anni.
L’avvocato Katie Gollop, che difende le decisioni del trust a cui appartiene l’ospedale, ha chiesto alla mamma di Tafida come si sentirebbe se le condizioni della figlia dovessero peggiorare. Tafida potrebbe diventare spastica, potrebbe soffrire di curvatura della spina dorsale, dislocazione delle anche, doppia incontinenza e probabile epilessia.
La mamma di Tafida però sostiene che i medici hanno continuato ad errare la diagnosi della figlia, quindi potrebbero sbagliarsi anche adesso.
“Con il tempo e la riabilitazione speriamo che alcune funzioni ritornino. Ma anche se non lo facessero amerò la sua vita così com’è” ha puntualizzato la mamma.
A favore della famiglia di Tafida, infine, c’è anche un altro aspetto: “Non c’è alcuna prova che stia soffrendo”.
Per il rappresentante legale dell’ospedale la giurisdizione europea non può avere la precedenza su quella inglese. “È un tentativo di limitare il nostro diritto”.
Il giudice si è riservato di rispondere nelle prossime settimane dato il caso complicato.
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